Le disuguaglianze in termini di cure e stili di vita dividono l’Italia: se in Alto Adige si vive in buona salute in media fino a 69 anni, in Calabria ci si ferma a 53,1.
I dati raccolti dalla Corte dei Conti raccontano un profondo divario fra il Nord e il Sud del nostro Paese in termini di salute e di accesso alla sanità. Una spaccatura che attraversa la Penisola e che segna – ancora una volta – una bocciatura per i livelli di cure non omogenei tra le punte estreme del territorio nazionale.
Sedentarietà ed eccesso di peso
Pesa ad esempio la sedentarietà, che coinvolge il 25,6% dei cittadini residenti in Lombardia contro il 53,4% di quelli che vivono in Campania, il 58,2% dei calabresi e il 57,7% dei siciliani. Ne consegue che il tasso di sovrappeso e obesità – che è del 44,5% come media nazionale – raggiunge picchi del 54,1% fra i campani, 52,8% fra i lucani e 49,2% fra i siciliani, a fronte del 38,8% degli altoatesini e del 42,4% dei piemontesi.
Non solo cattive abitudini
Oltre alle cattive abitudini, il dato che incide sulla comparsa più o meno precoce di patologie croniche è l’accesso alla sanità, con esiti molto diversi da una Regione all’altra. Secondo la Corte dei Conti, se si misurano i Lea, livelli essenziali di assistenza, che dovrebbero essere garantiti a tutti gratuitamente o a fronte del pagamento di un ticket, il Nord supera quasi sempre i parametri di efficienza in tutti e tre gli indicatori (prevenzione, cure sul territorio e ospedale). Il Sud, pure se con alcune eccezioni positive, raggiunge a fatica la sufficienza.
In particolare, le Regioni che hanno ottenuto un punteggio insufficiente in almeno una delle tre aree sono state sette: Valle d’Aosta e Calabria in tutte e tre, Sardegna in due, Molise, Campania, Sicilia e a sorpresa Bolzano in una. Stabili ormai da diversi anni ai primi posti ci sono Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia, che incidono anche su un altro fenomeno in crescita, quello della mobilità sanitaria alla ricerca di cure migliori fuori dalla propria Regione, se questa non è in grado di garantirle.
Le criticità del sistema sanitario
I dati fanno riferimento al 2021, ed evidenziano, secondo la magistratura contabile, una crisi sistemica dell’apparato sanitario, che dopo aver sostenuto l’impatto della pandemia si ritrova con una carenza di personale sanitario, non adeguatamente remunerato, e investimenti insufficienti nei campi della formazione, delle retribuzioni, delle infrastrutture.
Se il monitoraggio dei Lea parla comunque di un leggero miglioramento dopo lo stop del 2020, la situazione è tutt’altro che incoraggiante, soprattutto se si parla di prevenzione e quindi di screening oncologici, ma anche del tasso di pazienti inseriti nei programmi di Assistenza domiciliare integrata.
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