Disturbi del sonno: ascoltare determinati suoni potrebbe essere d’aiuto per chi soffre di incubi notturni. Lo studio svizzero.
La musica potrebbe aiutare chi soffre di incubi durante il sonno. A dirlo è uno studio pubblicato su Current Biology, che ha dimostrato come la musica, insieme ad altre terapie non invasive, possa orientare le emozioni in positivo e ridurre la frequenza dei brutti sogni. Il disturbo da incubi infatti, se frequente, può causare altri problemi di salute come l’ansia, e dunque va affrontato. Come ha spiegato uno degli autori della ricerca, lo psichiatra Lampros Perogamvros dell’Università di Ginevra. “Esiste una relazione tra i tipi di emozioni vissute nei sogni e il nostro benessere emotivo, e sulla base di questa osservazione, abbiamo avuto l’idea di aiutare le persone manipolando le emozioni nei loro sogni” ha detto.
La ricerca su 36 pazienti affetti dal disturbo da incubi
Gli studiosi hanno coinvolto 36 pazienti affetti dal disturbo da incubi. A loro hanno chiesto di compilare un diario per due settimane. Non solo, anche di sottoporsi a una sessione di Imagery Rehearsal Therapy, in cui “riscrivere” con un lieto fine gli incubi più terrificanti e frequenti. Metà dei partecipanti è stata anche sottoposta a una sessione di Targeted Memory Reactivation, ossia all’associazione di un suono a un determinato stimolo, per rafforzarne la memoria, creando così un collegamento fra la versione positiva dei propri incubi e un suono. I componenti di entrambi i gruppi hanno dormito con una cuffia che riproduceva un accordo di pianoforte ogni dieci secondi durante il sonno Rem, ossia quando è più probabile che si abbiano degli incubi.
I risultati dello studio sui disturbi del sonno
All’inizio dello studio, il gruppo di controllo (sottoposto solo a Imagery Rehearsal Therapy) aveva in media 2,58 incubi a settimana. Il gruppo sperimentale, invece, (quello sottoposto anche a Targeted Memory Reactivation) ne aveva 2,94. Alla fine dello studio, il gruppo di controllo aveva ridotto la media degli incubi a 1,02 alla settimana. Quello sperimentale, infine, a 0,19, con un aumento della frequenza dei sogni positivi. Ricontrollati dopo tre mesi, i pazienti di entrambi i gruppi riscontravano un lieve aumento degli incubi. Rispettivamente 1,48 e 0,33 a settimana, ma la riduzione rispetto alla situazione di partenza suggeriva comunque l’efficacia del trattamento combinato delle due terapie. “Questi risultati si sono rivelati molto promettenti – ha dichiarato il professor Perogamvros – sia per lo studio dell’elaborazione emotiva durante il sonno che per lo sviluppo di nuove terapie.”
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