Sesso, razza, origine etnica, religione, convinzioni personali, disabilità e tendenze sessuali. Sono alcuni dei motivi su cui si basano molte discriminazioni sul lavoro, ma secondo un’indagine di PageGroup la motivazione più comune sarebbe legata all’età.
“Troppo giovane” o “troppo anziano”. È quello che ci si può sentir dire quando si spera di ricoprire una determinata posizione. “Troppo giovane” spesso sottende il “poco esperto” così come “troppo anziano” può voler dire “più affaticato”. E si finisce così per non tenere in considerazione tutte le caratteristiche della persona che si candida a un determinato ruolo. Un fenomeno non così sporadico visto che una persona su tre, in Europa, si è sentita emarginata a causa dell’età. A sostenerlo è l’indagine condotta da PageGroup, società inglese specializzata in selezione del personale, su un campione di 5 mila persone.
L’età è la causa più comune di discriminazioni sul lavoro
Secondo quanto emerso, il 51% dei lavoratori ha dichiarato di aver subìto discriminazioni sul posto di lavoro una o più volte negli ultimi 12 mesi. Uno su sei (18%), inoltre, ha affermato di essere discriminato «spesso» o addirittura «sempre», mentre il 33% ha subito episodi occasionali. E sebbene la discriminazione legata al genere ci sembri quella più ricorrente – basti pensare al gender pay gap e al cosidetto “soffitto di cristallo” -, in realtà il 34% degli intervistati ha riportato casi di discriminazione legati all’età, seguiti da quelli di genere (23%) e culturale (22%).
Donne e leader over 50 sono maggiormente discriminati
Inoltre, il 38% dei lavoratori che si sono sentiti discriminati sono donne. E a questo si aggiunge che con l’aumentare dell’età sono più frequenti le discriminazioni legate al genere. Il 41% dei lavoratori con un’età superiore ai 50 anni, infatti, ha dichiarato di essersi sentito discriminato per l’età nell’ultimo anno. E, contro ogni aspettativa, a dichiara di esserne vittima è il 31% dei lavoratori che ricoprono posizioni di leadership contro il 21% di lavoratori a livelli non dirigenziali.
Gli effetti delle discriminazioni sui lavoratori
In risposta a comportamenti o ambienti non inclusivi 2 intervistati su 3 non si sentono completamente se stessi quando sono in ufficio e per questo cercano di modificare il proprio stile linguistico, l’aspetto e il comportamento nel tentativo di ridurre al minimo le differenze con il resto del team. Chi si sente discriminato, infatti, si sente insicuro, escluso e svantaggiato con ripercussioni sul proprio benessere psicologico e fisico. Può cercare soluzioni temporanee nell’assenza dal lavoro per periodi più o meno lunghi, con relative difficoltà anche per il resto del team, fino ad arrivare al licenziamento
Nonostante i livelli inaccettabilmente elevati di discriminazione possano sembrare insormontabili, ci sono azioni che tutti possiamo intraprendere per contribuire a migliorare le condizioni sul posto di lavoro. Il primo passo è diventare consapevoli di come la discriminazione potrebbe nascondersi nelle politiche e nelle procedure dell’azienda, cercando di capire come i dipendenti possano integrarsi al meglio.
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