Le persone con disabilità grave, alle quali è riconosciuta un’invalidità pari o superiore all’80%, possono usufruire del prepensionamento anticipato.
Se la percentuale di disabilità riconosciuta è invece uguale o superiore al 74%, esistono due modalità differenti per accedere alla pensione anticipata. Si tratta dell’Ape sociale e la quota 41 per i lavoratori precoci. Queste possibilità si possono applicare anche ai caregiver familiari.
Disabilità e pensione anticipata
Una circolare Inps del 1993, la n°50, ha riconosciuto la riduzione dell’età pensionabile per i lavoratori con invalidità pari o superiore all’80% solo per coloro che lavorano nel settore privato. Sono esclusi i dipendenti pubblici che possono invece richiedere la pensione di inabilità. Per poter usufruire della riduzione dell’età pensionabile ci sono dei requisiti. È necessario aver raggiunto i 56 anni per le donne e i 61 per gli uomini e aver maturato 20 anni di contributi. In caso di disabilità grave, ma un numero inferiore di annualità contributive, la legge permette di accedere alla pensione di inabilità previdenziale e all’assegno ordinario di invalidità.
L’Ape sociale
Per le persone con disabilità pari o superiore al 74%, e per i caregiver familiari, è possibile accedere al pensionamento legge 104 con l’Ape (acronimo di Anticipo Pensionistico) che consiste in un’indennità da corrispondere al soggetto fino alla soglia dell’età prevista per richiedere il pensionamento anticipato vero e proprio, la pensione di vecchiaia o fino al raggiungimento del trattamento previdenziale ottenuto in anticipo rispetto all’età pensionabile.
L’Ape sociale non può superare il limite massimo di 1.500 euro mensili ed è rivolto a quelle categorie di lavoratori che hanno svolto attività usuranti o in condizioni proibitive e a coloro che sono in possesso dei requisiti richiesti, ossia non essere titolari di pensione in Italia o all’estero e aver compiuto almeno 63 anni di età.
L’Ape è compatibile con le collaborazioni coordinate e continuative e con lo svolgimento di attività da lavoro dipendente e autonomo a patto che non diano titolo a un reddito superiore agli 8 mila euro per le collaborazioni e ai 4 mila 800 euro per le attività autonome. Nel caso in cui questi limiti vengano superati, l’Ape viene considerata indebita e quindi soggetta al recupero del credito.
L’Ape sociale per i caregiver
Anche i caregiver che assistono un familiare affetto da disabilità grave possono accedere all’Ape. L’assistito deve essere un parente di primo grado o il coniuge del caregiver convivente con una situazione di disabilità stabilita ai sensi dell’articolo 3 della Legge 104. È prevista un’eccezione al grado di parentela, nel caso in cui l’assistito sia un parente o un affine di secondo grado che non può essere supportato dal coniuge o dai genitori perché mancanti, deceduti, di età superiore a 70 anni o affetti da patologie invalidanti.
L’Ape può essere richiesto da un caregiver con le suddette caratteristiche che abbia svolto almeno 6 mesi di attività assistenziale nei confronti del familiare disabile e abbia compiuto 63 anni di età.
La domanda per l’Ape sociale deve essere presentata all’Inps tramite il sito oppure rivolgendosi ai Caf, e se accettata, l’assegno sarà erogato in 12 quote mensili.
La Quota 41 per i lavoratori precoci
L’altra possibilità per i caregiver di anticipare il pensionamento è data dalla Quota 41 per i lavoratori precoci. In questa categoria rientrano tutti coloro che hanno iniziato a lavorare per 12 mesi effettivi, anche se non continuativi, prima del raggiungimento della maggiore età, e che hanno versato i contributi per la prima volta senza avere compiuto 19 anni.
La Quota 41 è una delle soluzioni previste per l’uscita anticipata del caregiver dal mondo del lavoro, ma occorre anche che il lavoratore abbia maturato 41 anni di contributi, a prescindere dalla sua età anagrafica. Quindi essere stato un lavoratore precoce non è condizione sufficiente per richiedere questa forma di pensionamento anticipato.
In particolare, gli aventi diritto sono i disoccupati, i lavoratori che svolgono attività pesanti o gravose, gli invalidi con disabilità pari o superiore al 74% e i caregiver familiari. Per questi ultimi, la legge impone l’obbligo di convivenza o coabitazione da almeno sei mesi, che può essere temporaneo quando i comuni di residenza sono diversi.
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