L’iniziativa per studenti, giovani alla ricerca di una prima occupazione, disoccupati o persone che rientrano al lavoro dopo malattie, infortuni, riabilitazione. Con l’obiettivo di favorire l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità che, nel nostro Paese, è ancora un obiettivo da raggiungere.
Per l’inclusione nel mondo del lavoro delle persone con disabilità arrivano le Linee guida e la Banca Dati in materia di collocamento mirato. La dimensione del lavoro è fondamentale per l’integrazione e l’indipendenza: è questo il principio che ispira l’iniziativa, presentata lo scorso 16 marzo dai Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, e per la Disabilità, Erika Stefani.
In Italia la metà delle persone disabili è ancora senza lavoro
L’Indagine conoscitiva sulla condizione delle persone con disabilità dell’Istat ci offre uno spaccato preoccupante su quella che è la situazione sul mercato del lavoro italiano. O meglio, fuori dal mercato. Già prima della pandemia, nel 2019, anno cui si riferiscono gli ultimi dati disponibili, solo il 59,8% delle persone con disabilità ma senza limitazioni aveva un’occupazione; addirittura appena il 32,2% di coloro che soffrono di limitazioni gravi. Questo nonostante l’Italia abbia introdotto da tempo norme di legge a favore dell’emancipazione lavorativa dei disabili.
L’attuale principale riferimento normativo è la legge n. 68 del 1999 che ha introdotto il collocamento mirato al posto di quello obbligatorio, che aveva una funzione più risarcitoria – spiega l’Istat – che inclusiva. Dunque, non più un mero obbligo di assumere persone con disabilità. Ma strumenti per individuare la posizione lavorativa più idonea alle competenze e capacità lavorative della persona. Proprio sul sistema del collocamento mirato intervengono le nuove Linee Guida e Banca Dati.
Giovani, disoccupati, persone che hanno subito un infortunio: i destinatari del progetto
A beneficiare delle Linee Guida per l’inclusione lavorativa saranno i giovani con disabilità che frequentano ancora scuola o università, per poter essere accompagnati fin dall’inizio nel futuro ingresso nel mondo del lavoro. Ci saranno poi progetti dedicati alle persone che accedono per la prima volta alle liste del collocamento obbligatorio o sono iscritti da non oltre 24 mesi. Ulteriori interventi sono destinati ai disoccupati da oltre 24 mesi; a persone che rientrano nel mercato del lavoro dopo dimissioni, licenziamenti o lunghi periodi di malattia, infortunio sul lavoro, malattia professionale o riabilitazione.
Non solo un lavoro, ma un progetto di vita indipendente
Oltre alla legge n. 68, le Linee Guida richiamano espressamente i principi di integrazione ed inclusione sociale della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità; della Strategia europea per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 presentata dalla Commissione Europea; del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel cui ambito a dicembre scorso è stata varata la Legge quadro che impegna il governo a riorganizzare le norme sulle disabilità.
La logica è quella di creare una rete di servizi sanitari, sociali, di istruzione e formazione; questo coinvolgendo governo, Regioni, centri per l’impiego, servizi territoriali per il collocamento mirato, sindacati. L’obiettivo è definire “un progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato”. Progetto che metta il lavoro “al centro dei percorsi di inclusione sociale delle persone con disabilità e della più ampia realizzazione dei relativi progetti di vita indipendente”. Questo presuppone non solo il pieno coinvolgimento attivo della persona con disabilità, ma anche la collaborazione e lo scambio di informazioni fra i diversi soggetti istituzionali coinvolti. Da qui nasce l’esigenza della Banca Dati per la raccolta di informazioni e la semplificazione degli adempimenti in materia di assunzioni mirate per persone diversamente abili. La banca dati sarà accessibile a tutte le pubbliche amministrazioni; agli enti locali; ai datori di lavoro pubblici e privati; alle persone iscritte al collocamento mirato.
Servizi per l’impiego, responsabile dell’inserimento lavorativo, smart working
I servizi per l’impiego dedicati al collocamento mirato dovranno essere riorganizzati per garantire che la lavoratrice o il lavoratore con disabilità siano seguiti da personale con specifiche competenze e formazione. Così come si prevede di individuare un “responsabile dell’inserimento lavorativo per le persone con disabilità” per la facilitazione delle relazioni fra la persona con disabilità e i servizi per l’impiego. Una funzione che potrà anche essere affidata a professionisti di associazioni di categoria o enti del terzo settore. Inoltre, entro 18 mesi i servizi per l’impiego faranno una ricognizione degli iscritti al collocamento mirato; questo per identificare le cause di permanenze da oltre 24 mesi e il numero di offerte di lavoro presentate loro nel medesimo periodo.
Lo smart working dovrà essere valorizzato con lo scopo di “incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. Questo, però, su base volontaria, attraverso l’accordo tra il lavoratore e l’azienda.
La valorizzazione delle buone pratiche di inclusione
L’attuazione delle Linee Guida sarà monitorata ogni anno dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con la collaborazione delle Regioni. Un controllo che potrà avvenire anche grazie alla raccolta delle buone pratiche di inclusione lavorativa sperimentate nei territori in un’apposita piattaforma informatica. Saranno poi promosse campagne di comunicazione e valorizzazione della responsabilità sociale delle imprese che si impegneranno nell’integrazione dei lavoratori con disabilità; così come l’introduzione e il consolidamento di meccanismi e clausole premianti negli appalti pubblici a favore di imprese ed enti che abbiano istituito la figura del responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro.
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