In occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità (3 dicembre) uno studio dell’Università Bocconi analizza il legame tra accessibilità ambientale e soddisfazione di vita
Le persone disabili sono un miliardo, si tratta della più grande minoranza al mondo (il 15% della popolazione globale). In Italia sono 13 milioni, quasi uno su cinque. In Italia, l’Istat stima che circa il 32% delle persone con disabilità tra i 15 e i 64 anni sia occupato, contro il 58,7% della popolazione generale. Nel contesto scolastico, nell’anno 2022/2023, 338mila alunni con disabilità frequentavano le scuole italiane, pari al 4,1% del totale degli studenti. Nonostante un aumento del numero di insegnanti di sostegno, il 40,4% degli alunni con disabilità ha segnalato la mancanza di continuità didattica, un problema che ostacola seriamente il percorso formativo.
“Disabilità e felicità: il ruolo dell’accessibilità”, lo studio
Questi i numeri che ogni 3 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, fotografano la realtà della disabilità. Il tema dell’accessibilità è al centro dello studio “Disability and happiness: the role of accessibility” di Asya Bellia, ricercatrice post-doc dell’Università Bocconi e Lorenzo Corsini dell’Università di Pisa. Lo studio si ispira al capability approach di Amartya Sen, che pone l’accento sulle opportunità reali degli individui, piuttosto che sulle loro limitazioni. Secondo questa visione, la disabilità non è una condizione statica, ma il risultato dell’interazione tra caratteristiche personali e barriere sociali o ambientali.
L’impatto dell’accessibilità ambientale sulla soddisfazione di vita
Bellia e Corsini indagano il legame tra accessibilità ambientale e benessere. La ricerca parte da un dato: le persone con disabilità hanno livelli di soddisfazione di vita mediamente inferiori rispetto a chi non convive con queste condizioni. “La nostra analisi”, spiega Bellia, “dimostra che nei paesi in cui l’accessibilità è maggiore il divario tra la soddisfazione di vita delle persone con e senza disabilità si riduce. L’ipotesi è che ambienti più inclusivi aumentano la mobilità e possono contribuire a migliorare il benessere complessivo. Per questo le politiche mirate all’eliminazione delle barriere”, sottolinea Bellia, “rappresentano uno degli strumenti che contribuiscono a facilitare la partecipazione alla vita dei disabili. Nel mondo della scuola, del lavoro e del tempo libero”.
Ipotesi e metodi dello studio
Lo studio ha analizzato dati provenienti da diversi paesi europei utilizzando fonti come l’Eurobarometro e il modulo sul benessere dell’EU-SILC, strumenti che permettono di valutare il livello di accessibilità ambientale e la qualità della vita. Gli autori hanno testato l’ipotesi che l’accessibilità sia associata ad una riduzione del divario di soddisfazione di vita tra persone con e senza disabilità. I risultati hanno confermato che un ambiente inclusivo è associato a un aumento della felicità tra le persone con disabilità, con effetti più marcati nei paesi nordici rispetto a quelli dell’Europa meridionale.
Conclusioni
“Investire in accessibilità non è solo una questione di equità, ma può contribuire al benessere (materiale e non) di milioni di persone”, conclude Bellia. “Adottare politiche inclusive basate sul modello di sviluppo umano può rappresentare un cambio di paradigma. Maggiore accessibilità implica minore discriminazione ed una società più equa. Inoltre, la disabilità può essere considerata una forma di biodiversità umana. Come tale, rappresenta un arricchimento per tutta la società”.
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