Una vita sana e dignitosa è un diritto di tutti. Agire per garantirlo è un obbligo morale che può contribuire a costruire una società più giusta ed inclusiva.
Il 7 aprile si celebra la Giornata mondiale della Salute e ogni anno è un momento importante da ricordare, in particolare per un’Organizzazione come 50&Più. Quanto più numerosi sono i fattori di rischio per la salute – e l’età purtroppo è uno di questi – tanto più diventa strategico il tema del diritto alla salute, della prevenzione e dell’accesso alle cure mediche, che questa Giornata del 7 aprile vuole mettere al centro dell’attenzione.
Partendo dalla considerazione difficilmente contestabile che gli anziani rappresentano un patrimonio eccezionale per questo paese, in termini di silver economy – certamente – ma anche e soprattutto in termini di ricchezza umana e sociale, è facile capire quanti vantaggi ci sarebbero se l’accesso alle cure fosse uguale per tutti e se ci fossero più risorse a disposizione. Siamo genitori, siamo nonni, siamo amici e siamo punti di riferimento all’interno delle comunità che abitiamo. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea recita: «L’Unione riconosce e rispetta il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale».
A gennaio di quest’anno, il governo ha approvato il decreto attuativo della legge sulla riforma dell’assistenza alle persone non autosufficienti: un primo passo importante, certo, che rimane tuttavia un primo passo a cui ne dovranno di necessità seguire. L’attesa di mesi prima di poter fare una visita medica con il Servizio sanitario nazionale o la necessità di attraversare l’Italia per accedere ad un certo intervento sono pratiche diffuse, ma dolorose in una società civile. Esiste la sanità privata, è vero, che è un pilastro fondamentale di integrazione a quella pubblica: ma dovrebbe essere un’alternativa, non l’unica strada ad un accesso veloce e garantito alle cure. La salute è un diritto e come tale deve essere trattato. A questo si aggiunga che oltre il malessere fisico, c’è da considerare anche il tema psicologico. Dopo la pandemia, in tanti – giovani e senior – vivono uno stato crescente di disagio, senso di inadeguatezza, talvolta depressione, difficile da trattare, a volte persino da riconoscere, per le loro famiglie. Gli sforzi fatti fino ad ora per garantire l’assistenza al benessere psicologico sono stati importanti ma non sono sufficienti e i dati che rileviamo da report nazionali e internazionali fotografano una realtà dura da accettare e su cui bisogna assolutamente intervenire perché la ragione è una e una soltanto: nessuno deve essere lasciato solo. Non devono essere lasciati soli gli ammalati e chi di loro si prende cura.
Da un certo punto di vista, fortunatamente c’è l’associazionismo. Questa Giornata sia allora anche l’occasione per ricordare e per sottolineare l’impegno di tante associazioni – come la nostra – che lavorano per garantire la tutela dei diritti delle persone anziane, realtà che si fanno interpreti dei bisogni e delle esigenze di chi – troppo spesso – non ha voce. È tempo di agire per garantire a tutti di vivere una vita sana, felice e dignitosa, contribuendo a costruire una società più giusta e inclusiva. Perché tutelare la salute significa anche favorire, incentivare la partecipazione attiva delle persone alla società, porre le condizioni perché possano esprimersi, infine dare un contributo. È un circuito che, a conti fatti, conviene a tutti: ai nostri anziani, al Sistema sanitario e anche alle nuove generazioni.
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