Provocazione, intervento a gamba tesa, bomba in uno stagno: possiamo definire in tanti modi diversi l’esternazione di Beppe Grillo sull’ipotesi di valutare, assieme all’estensione del diritto di voto ai sedicenni, quella di togliere il diritto di voto agli anziani. Un intervento quello proposto da Grillo – che pure è un signore settantenne – che considera gli anziani come essenzialmente incapaci di fare scelte politiche che guardino al futuro del Paese. La tesi è infatti che con le loro scelte elettorali essi tendano a premiare politiche che garantiscano mantenimento e conservazione (dello stato sociale innanzitutto), piuttosto che scelte che contemplino una progettualità di lungo termine i cui frutti saranno evidenti in un tempo che non li riguarderà più.
La portata delle reazioni politiche negative alla pubblicazione di questa “riflessione” è stata generale, immediata e scontata. Per essere scontati anche noi, possiamo suggerire che sarebbe più semplice limitarsi a riflettere seriamente sull’estensione del diritto di voto a poco più di mezzo milione di nuovi elettori sedicenni, che togliere il voto a 14 milioni di ultra sessantacinquenni! Quello che ci interessa però, è che, per quanto istituzionalmente scorretta, l’uscita di Grillo ha prodotto una serie di riflessioni sulla condizione di separati in casa che, a livello di collettività, sembrano vivere giovani e anziani; una separatezza che proprio le non-scelte della politica acuiscono rendendo il corpo sociale sempre meno coeso, solidale, animato dal reciproco riconoscimento.
È del finire dello scorso anno una ricerca internazionale di Ipsos (ha riguardato anche Francia, Germania e Belgio) in cui risultava che in Italia i giovani, ma anche un percentuale non trascurabile di adulti e ultra sessantenni intervistati, erano in larga maggioranza favorevoli proprio a togliere alcuni “diritti” agli anziani: dalla possibilità di guidare a quella di poter lavorare dopo la pensione, dal gestire società o ricoprire cariche politiche fino a giungere, seppure con percentuali contenute, al diritto di voto. E questi risultati fanno riflettere sulla stortura purtroppo diffusa che presuppone che i diritti siano come un bene di consumo per cui se si danno agli altri si tolgono a noi stessi, mentre è esattamente il contrario; l’estendersi dei diritti è la vera garanzia del mantenimento dei nostri diritti e della nostra libertà.
A tutti i lettori della nostra rivista, gli auguri di un sereno Natale e un buon 2020 dalla redazione di 50&Più.
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