Tra i primi tasselli da mettere, la promozione di una cultura del rispetto e un’educazione più incisiva nelle scuole: solo così si cambiano le norme sociali
La condizione delle donne in Italia nel 2025 può essere paragonata a un mosaico complesso, caratterizzato da progressi significativi e tratti ben definiti, ovvero le battaglie condivise per la tutela dei diritti, ma anche da tasselli mancanti ovvero le sfide persistenti che ancora oggi necessitano di essere reclamate e che non permettono di considerare l’opera compiuta.
Negli anni il contesto economico sociale è migliorato ma l’uguaglianza è ancora lontana, per tutte. Al mosaico mancano ad esempio i tasselli connessi ad aspetti fondamentali della vita quali il lavoro e la sicurezza.
Uno dei problemi più gravi che le donne affrontano in Italia è la disparità salariale. Nel nostro paese la parità retributiva è garantita dalla Legge n. 903 del 9 dicembre 1977, che stabilisce il principio di egual trattamento tra uomini e donne nel lavoro. Questa legge vieta la discriminazione salariale basata sul sesso e promuove l’uguaglianza di opportunità nel mondo del lavoro. L’Italia ha inoltre recepito diverse direttive europee in materia di parità di genere. Tuttavia, come dimostra il Global Gender Gap Report, pubblicazione annuale del World Economic Forum, ancora oggi le donne guadagnano in media il 20% in meno rispetto ai colleghi uomini per lavori di pari valore. Questa differenza non è solo una questione di giustizia sociale, ma ha anche conseguenze a lungo termine sulla sicurezza economica delle donne, in particolare nel momento della pensione. D’altra parte, le aziende che adottano strategie di ‘gender budgeting’, politiche di trasparenza salariale, e che si impegnano a garantire pari opportunità sono ancora una minoranza.
La conciliazione tra vita privata e lavoro rimane uno dei nodi critici per le donne in Italia. Il decreto legislativo n. 151 del 2001 disciplina vari aspetti legati alla maternità, alla paternità e ai congedi parentali, e garantisce, sulla carta, i diritti e le protezioni per le lavoratrici e i lavoratori. Ma anche in questo caso, nonostante i progressi nel settore del lavoro flessibile e delle politiche di congedo familiare, molte donne continuano a sentirsi sopraffatte dalla gestione degli impegni lavorativi e familiari. I rapporti annuali prodotti dell’Ispettorato del Lavoro fotografano il profondo squilibrio di genere. Le donne rappresentano infatti il 72,8% delle dimissioni e segnalano come motivazione proprio le difficoltà di conciliare lavoro e vita familiare. Il 63% delle neo mamme cita come motivo di dimissioni la difficoltà nel gestire lavoro e cura del bambino, mentre solo il 7,1% dei padri indica questa motivazione. Per gli uomini, la principale ragione per firmare le dimissioni è il trasferimento a un’altra azienda (78,9%).
Un’altra battaglia per i diritti delle donne sempre più necessaria nel 2025 è legata alla lotta alla violenza di genere, che continua a rappresentare un’emergenza sociale in Italia. Nonostante le campagne di sensibilizzazione e l’implementazione di leggi più severe, le statistiche mostrano che le donne sono ancora vittime di violenze fisiche e psicologiche in misura allarmante. La legge 119 del 2013, conosciuta anche come “Legge sul femminicidio”, ha introdotto misure per prevenire e combattere la violenza di genere, rafforzando le tutele per le vittime e aumentando le pene per i reati violenti contro le donne. Ma vista l’entità del fenomeno la sola applicazione è chiaramente insufficiente.
Osservando quindi il mosaico dei diritti delle donne in Italia probabilmente quello che manca, oltre ad alcuni tasselli fondamentali, è il collante: la promozione di una cultura del rispetto, un’educazione più incisiva nelle scuole, che contribuisca a cambiare le norme sociali e a prevenire comportamenti violenti. Servono inoltre politiche inclusive per affrontare pregiudizi e stereotipi, che continuano a limitare non solo le opportunità delle donne ma la libertà stessa. L’impegno deve quindi essere quello di ripartire dall’educazione delle nuove generazioni per esser certi che le nipoti facciano dei passi avanti e non indietro rispetto ai diritti conquistati dalle nonne e dalle mamme.
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