Ad oggi, al di là di coloro che non si sono vaccinati per ragioni di salute, il resto della popolazione che non si è ancora sottoposto a vaccino lo ha fatto con convinzione.
Partiamo da un dato di fatto: chi in Italia, ad oggi, non si è ancora vaccinato, lo ha fatto per scelta. Sono infatti oltre 9 milioni le dosi disponibili in Italia per immunizzare la popolazione. Una piccola percentuale è esentata a causa di ragioni di salute, ma il resto delle persone che ancora non si sono sottoposte a vaccino lo ha fatto con convinzione. E sono quelle stesse persone che, ora, rischiano di paralizzare l’attività delle residenze per anziani. Strutture su cui bisogna avere un’attenzione massima, non a caso sono state quelle che hanno visto più persone morire, nella prima parte della pandemia.
L’obbligo vaccinale all’interno delle Rsa vige già da un po’, ma era applicato solo agli operatori sanitari. Ora è stato esteso anche ai dipendenti delle ditte esterne, come addetti alle pulizie e mense. Il motivo è semplice: all’interno di una struttura che ospita soggetti vulnerabili, è estremamente rischioso consentire l’ingresso a personale non immunizzato.
I dati però ci suggeriscono che, questo provvedimento, è destinato ad aumentare un problema già molto presente: la carenza di personale. Con conseguenze serie per l’attività assistenziale. Alcune strutture già sono in difficoltà a garantire i servizi, dopo la sospensione di medici o infermieri No-vax.
La situazione nella Provincia di Trento riflette quella nazionale
A tal proposito è allarmante la situazione nella Provincia Autonoma di Trento a fine agosto: solo cinque case di riposo sono in grado di garantire i turni. Sette non hanno i parametri assistenziali e, altre, devono rimodulare i servizi a causa degli operatori non vaccinati. I numeri sono notevoli: 74 infermieri, 263 Oss, 39 ausiliari e 5 medici, vale a dire il 12% del personale.
Al momento non sono disponibili, su scala nazionale, dati dettagliati per medici e infermieri specifici delle Rsa, in quanto vengono ricompresi nella statistica generale del personale medico. Ed è il 5,5%, ad oggi, ad aver rifiutato l’immunizzazione.
Ma sono numerosi i casi segnalati in tutta Italia e che vedono protagonisti i dipendenti delle case di riposo contrari al vaccino. E si tratta, al momento, soltanto dei camici bianchi, per i quali l’obbligo esiste da tempo. Si tratta però di numeri destinati ad alzarsi, inevitabilmente, con l’estensione dell’obbligo anche ai dipendenti delle mense e agli addetti alle pulizie. E nel mentre, chi rimane, lavora a pieno ritmo, pensando già alla terza dose in vista della stagione fredda.
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