La notevole diffusione di computer e smartphone degli ultimi anni ha portato nuove problematiche all’apparato visivo dovute alla luce blu degli schermi luminosi. Non possiamo ignorare che tutti quanti trascorriamo sempre più tempo davanti a dispositivi digitali. Tablet, smartphone o pc, infatti, sono utilizzati da una grossa fetta di popolazione per circa sei ore al giorno.
L’intervista a Raffaella Parpaglioni
«In questo periodo pandemico, almeno 5 giorni lavorativi, per un totale di 8-10 ore al dì, sono dedicati al lavoro da casa. Il pericolo di sovraesposizione alla cosiddetta “luce blu”, quindi, diventa inevitabile, anche se impercettibile. Anche per i ragazzi e i bambini bisogna considerare la didattica a distanza. Il tempo che prima veniva vissuto in classe, facendo attenzione all’insegnante o ai libri, ora viene passato davanti a un tablet o ad un computer».
A parlare è Raffaella Parpaglioni, medico chirurgo e docente all’Università di Roma Tor Vergata, alla quale abbiamo chiesto quali fossero i danni provocati alla vista dalla prolungata esposizione a schermi digitali.
I danni provocati dalla “luce blu”
«Quando si è costretti davanti al pc, al tablet o allo smartphone o quando indugiamo sui device durante le ore notturne, le cellule non ricorrono alla fisiologica riparazione notturna e continuano a lavorare come se fosse giorno. Ciò può portare, per esempio, alla comparsa costante di occhiaie e all’amplificare i danni provocati durante le ore diurne dalla luce blu».
«Gli occhi, infatti, sono un bersaglio importante delle radiazioni HEV (High Energy Visible), in grado di raggiungere la retina provocando delle alterazioni che vanno dal rossore, irritazione, secchezza (le palpebre vengono sbattute di meno), alla stanchezza oculare. Fino a divenire, nel lungo periodo, uno dei fattori di rischio per l’insorgenza di maculopatia (qualsiasi patologia che interessa cioè la parte centrale della retina, detta macula)» spiega la professoressa. E aggiunge: «Le HEV, riducendo la produzione di melatonina, possono essere responsabili della qualità del sonno, della comparsa di insonnia e di mal di testa».
Proteggersi dalla luce blu: le buone abitudini
Mantenere una giusta distanza tra occhi e schermo o effettuare ripetute pause così da ridurre i tempi di esposizione sono alcune buone abitudini che si possono adottare. Ma chiediamo alla professoressa quali altri metodi utilizzare per alleviare gli eventuali danni. Ci spiega che «per la protezione degli occhi esistono in commercio dei prodotti altamente specifici. Si utilizzano occhiali con lenti che integrano un filtro che non altera i colori, ma calibra in modo costante l’intensità del colore e l’assorbimento di luce blu e viola in funzione dell’esposizione. Vengono indossati ogni volta che si è costretti a trascorrere molto tempo davanti agli schermi digitali sia in ambienti al chiuso che all’aperto».
«Anche molti schermi OLED sono dotati di un filtro che riduce in modo drastico la luce blu proveniente dal pannello. In questo senso, sono da preferirsi agli schermi LCD. Inoltre, non si deve dimenticare che ogni sistema operativo (Apple, Android, Windows, ndr) possiede algoritmi facilmente modulabili che permettono una maggiore protezione degli occhi».
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