Nei giorni in cui si accendono i riflettori sull’identità comunitaria e i suoi pilastri, passiamo in rassegna le principali normative Ue che tutelano i caregiver familiari.
Il caregiver familiare, nel nostro Paese come in tutto il mondo, è uno dei pilastri della società e di quello che chiamiamo “welfare”. Quando l’età o la malattia portano con sé una grave disabilità, spesso l’autonomia è compromessa. La persona allora, a prescindere dalla sua età, dipende in parte o del tutto da un “assistente”. Questo può essere professionale – e lo chiamiamo, in questo caso, comunemente “badante” – oppure può essere un membro della famiglia. Di solito si tratta di un genitore, o figlio, o congiunto. In questo caso, lo chiamiamo, nel nostro Paese, caregiver familiare. In inglese, “family carer”.
Caregiver familiari: l’Italia latita nelle tutele
Una figura così cruciale come quella dei caregiver familiari dovrebbe essere riconosciuta e tutelata, a livello normativo, economico, previdenziale. Dovrebbe, ma così spesso non è. Ce ne siamo occupati su queste pagine diverse volte, l’ultima qualche settimana fa, quando la ministra delle disabilità Locatelli, in audizione alla Camera, è tornata a parlare della legge che non c’è, ma che presto dovrebbe esserci. Ora, nei giorni in cui tanto si parla di identità comunitaria e dei suoi fondamenti, ci siamo domandati quali siano le tutele che l’Europa prevede per queste figure, a loro modo fondamentali per la “difesa” e la protezione della popolazione, soprattutto di quella più fragile.
I caregiver familiari nelle norme europee
La prima norma, in ordine di tempo, che faccia riferimento alle tutele per i caregiver familiari è la Strategia dell’Unione Europea per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030: essa raccomanda di supportare i caregiver familiari di persone con disabilità, migliorando l’accesso ai servizi di assistenza e favorendo la loro inclusione nella società.
Successivamente, nel 2004, il Regolamento europeo n. 883 introduce disposizioni che assicurino loro di beneficiare dei diritti sociali: tra questi, sussidi o supporto in caso di malattia, anche se vivono in un altro paese dell’UE rispetto a quello in cui prestano assistenza.
Un altro strumento normativo europeo rilevante è la Direttiva 2006/54/CE: dedicata al tema dell’uguaglianza di genere, la direttiva fa riferimento anche al ruolo dei caregiver familiari, svolto per lo più da donne. In particolare, raccomanda che questi non siano penalizzati dal punto di vista professionale, a causa del lavoro di cura in ambito familiare.
Espliciti riferimenti ai caregiver familiari sono contenuti anche nella Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 2009 sulle malattie rare. Questa invita gli Stati membri a migliorare il supporto per i caregiver familiari. Vengono anche indicati alcuni strumenti utili a questo scopo, tra cui il sostegno economico e sociale, l’assistenza domiciliare, la formazione e, più in generale, il riconoscimento sociale del caregiver familiare.
Più recentemente, la Direttiva 2019/1158/UE prevede alcuni strumenti per garantire la conciliazione tra la vita professionale e quella privata, con particolare attenzione ai caregiver familiari. Tra questi, viene indicato il congedo per motivi di assistenza: si precisa che almeno 5 giorni lavorativi di congedo retribuito all’anno devono essere garantiti ai lavoratori che assistono familiari gravemente malati. La Direttiva prevede anche misure volte a facilitare l’accesso a forme di lavoro flessibile per i caregiver familiari.
Oltre le normative
Oltre alle iniziative normative, l’Unione Europea ha messo in campo azioni e politiche per favorire il supporto ai caregiver familiari. Il progetto Care4Care, in particolare, mira a creare soluzioni innovative, tra cui strumenti digitali per la gestione della cura e del benessere del caregiver familiare. Iniziative per il benessere emotivo e psicologico dei caregiver familiari sono previste invece nel Piano d’Azione per la Salute Mentale dell’UE (2021-2027), che include un focus proprio su queste figure.
L’Europa “bacchetta” l’Italia
Il nostro Paese ha attirato più volte l’attenzione dell’Unione europea e dei suoi organi, per l’inadeguato supporto garantito ai caregiver familiari. A tal proposito, il recente Piano d’azione europeo per il lavoro e la protezione sociale 2021-2027 contiene alcune specifiche raccomandazioni per l’Italia. Al nostro Paese si raccomanda di implementare misure di sostegno per i caregiver familiari, sia in termini di supporto economico che di accesso ai servizi.
Non è questa la prima, né l’ultima volta che l’Unione Europea richiama l’Italia, raccomandando una maggiore attenzione nei confronti dei caregiver familiari. In particolare, è stato il Comitato europeo dei diritti sociali a criticare il nostro Paese, proprio in relazione alle politiche di supporto ai caregiver familiari e alla protezione dei loro diritti, in riferimento all’implementazione della Carta Sociale Europea (CSE). Nello specifico, l’Italia è stata criticata per non aver implementato politiche sufficienti e uniformi su tutto il territorio, con una disparità di diritti e risorse tra le regioni che hanno creato disparità di trattamento tra i caregiver.
Non solo: il Comitato ha denunciato anche la mancanza, nel nostro Paese, di un sostegno economico sufficiente per i caregiver familiari di persone disabili. Ancora, il Comitato ha osservato che l’accesso limitato al congedo familiare retribuito per i caregiver familiari non è in linea con gli standard europei.
Anche altre organizzazioni europee, tra cui la Commissione Europe, hanno espresso preoccupazione per le carenze dei supporti che l’Italia assicura ai caregiver familiari. In particolare, è stato chiesto di estendere i diritti di congedo e di rafforzare i servizi di supporto ai caregiver, come l’assistenza domiciliare e il supporto psicologico.
I Paesi “virtuosi” nella tutela
Il nostro Paese, come si è visto, fatica ad accompagnare fino al traguardo una legge che sancisca finalmente il riconoscimento e le tutele per i caregiver di famiglia. Intanto, altri Paesi si sono dotati di normative e politiche che assicurano loro riconoscimento e supporto. Svezia, Norvegia e Danimarca, come spesso accade, vantano i sistemi di tutela migliori, con misure di supporto economico e sociale.
Buone leggi e buone politiche anche nei Paesi Bassi, dove ai caregiver familiari vengono assicurati diritti specifici e servizi di sollievo, oltre che un supporto finanziario. Bene anche la Francia, dove possono contare sul “droit au répit” (diritto al sollievo), su indennità specifiche e congedi per l’assistenza. In Germania sono previsti per i caregiver familiari congedi retribuiti, sussidi economici, benefici fiscali e servizi di supporto psicologico e di sollievo. Anche nel Regno Unito, esistono politiche di supporto per i caregiver familiari, tra cui diritti al congedo e sostegni economici. Indennità, congedi e servizi di supporto sono previsti anche in Spagna e in Austria.
Il nostro Paese possiamo dire che sia “in cammino”. Alcune tutele ci sono e sicuramente sta crescendo la consapevolezza sul ruolo cruciale del caregiver familiare. Quindi, sulla necessità di una cornice normativa che ne assicuri il riconoscimento e la tutela. L’Europa questa consapevolezza ce l’ha da tempo. Una politica sociale condivisa e comune può essere l’obiettivo a cui tendere, alla ricerca di un’identità che si sta cercando di riaffermare.
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