Nei periodi incertezza è opportuno avere ben precisi i nostri obiettivi di investimento, la nostra tolleranza al rischio e l’orizzonte temporale in cui ottenere un riscontro. E seguire queste semplici dieci regole basilari.
Guerre, epidemie, crisi ecologica, congiunture politiche, da un lato. Progresso, scoperte scientifiche, crescita sociale, boom regionali dall’altro. In mezzo a questi due argini si srotola l’economia del pianeta. E, nel periodo che stiamo vivendo, sono talmente prossimi da mettere in difficoltà chiunque, con il supporto dell’intelligenza artificiale oppure della sfera di cristallo, tenti di avere delle prospettive sui suoi sviluppi futuri. Tradotto in economichese i mercati sono volatili. Ovvero incerti che più incerti non si può.
Tentare di definire un quadro delle “probabilità” e delle “possibilità” dei risultati macroeconomici anche a breve termine è operazione da far tremare i polsi. Allo stesso tempo mantenere bloccato il proprio denaro in un deposito bancario o finanziario qualunque significa pari pari a rimetterci, a causa dell’inflazione, che, sia essa galoppante oppure trotterelli, ci pone comunque in perdita, facendo scendere il valore d’acquisto al nostro denaro.
Investire significa scommettere sul futuro
Peraltro investire è sempre una forma di speculazione, di scommessa sul futuro, di rischio. Anche la forma di investimento valutata più affidabile – e per questo motivo meno remunerativa – presenta un potenziale, benché certamente minimo, pericolo. Dunque è necessario sempre porsi un fine quando si investe il proprio denaro, sia per quel che riguarda l’entità che la durata della “scommessa” che andiamo ad attivare sul mercato finanziario.
Se sul breve periodo è oggi difficilissimo raccapezzarsi, in mezzo a un universo in continuo, esasperato mutamento, è almeno possibile pensare che le dieci regole “storiche” che definiscono l’investitore equilibrato, permettano di rimanere fuori dai guai almeno sul lungo periodo. Su archi temporali dilatati, all’interno dei quali si può anche cogliere l’attimo favorevole e attuare il vecchio adagio “vendi, guadagna, pentiti”, di cui bisogna sempre dimenticare l’ultima verità. Ve le elenchiamo nell’ordine elaborato da Alfred Hoffmann di Avalon Investment Research per il sito di finanza Bluerating, con una breve spiegazione.
Regola n. 1: sei un “risparmiatore”, non un investitore
Significa avere un riferimento preciso. Non correre rischi inutili. Sapere che, a volte, comprare azioni oppure obbligazioni o persino gli stessi titoli di Stato perché possano essere rivenduti a un prezzo più alto in futuro, è fare un’operazione di cui non si conoscono mai tutte le coordinate. Sapere che sempre e comunque si tratta di scegliere come rischiare i nostri risparmi aiuta a fare le valutazioni più opportune e spesso a contenere le possibili perdite.
Regola n. 2: non dimenticare il reddito
Investire significa cercare di ottenere un reddito futuro, sia in forma di apprezzamento di ciò che si compra (azioni o fondi, ad esempio) sia in forma di cedola (obbligazioni o titoli di Stato, ad esempio). Avere nel proprio portafoglio finanziario strumenti che garantiscono un reddito fisso nel tempo, generalmente annuale o semestrale, è un modo per ridurne la volatilità e per bilanciare i rischi di altre operazioni. A patto ovviamente che gli strumenti cui ci si affida siano il quanto più possibile sicuri, cioè con un rating (quella sorta di “voto sull’affidabilità” dato dalle agenzie specializzate che analizzano la capacità di ripagare i debiti da parte di società e anche nazioni) che inizi con la A.
Regola n. 3: non puoi “comprare a poco” se non “vendi a tanto”
Lo dicevamo più sopra, il classico modo di dire “vendi, guadagna, pentiti” è un ottimo consiglio. La maggior parte dei risparmiatori temono la vendita, soprattutto per desiderio di guadagnare ancora di più e per paura di cambiare in peggio. Invece bisogna annotare che sono i guadagni attuati da una vendita riuscita – anche se avrebbe potuto essere più remunerativa in un tempo successivo – i soldi migliori per attivare una nuova spesa, persino speculativa. Bisogna essere consapevoli che una corretta operatività prevede di incassare regolarmente dei profitti, di vendere ciò che li ritarda e di riequilibrare con una certa continuità il portafoglio.
Regola n. 4: pazienza e disciplina sono ciò che vince
Essere “investitori a lungo termine” e attenersi a ciò che si conosce: questo è il dettame. Inseguire il mercato e le sue evoluzioni, specie in un periodo come il nostro, in genere provoca gravi sottoperformance. I grandi investitori sono i primi ad attenersi, nei periodi positivi come in quelli negativi, alla disciplina che si sono prefissi, certi che nel lungo periodo questo modus operandi offrirà risultati migliori del saltabeccare da un tentativo all’altro.
Regola n. 5: non dimenticare la regola n. 1
Poiché le offerte di investimento sono pressoché infinite e “potenzialmente” tutte appetibili, sapere “quando” e “ quanto” rischiare è fondamentale per non rimetterci denaro. In particolare bisogna sempre ricordare che, se si è perso qualcosa, cercare di recuperarlo senza prestare attenzione al rischio che presenta ciò che si acquista è un intervento le cui possibilità di successo sono basse.
Regola n. 6: la tua merce più insostituibile è il “tempo”
Il tempo, ovvero le prospettive che si hanno di vita e di utilizzo del denaro investito e/o guadagnato, deve essere un riferimento fondamentale nelle strategie di investimento di ognuno. Ben diversa è la situazione prospettica di un ventenne che si affaccia al mondo del lavoro da quella di un sessantenne che ha come punto di arrivo quasi immediato il pensionamento.
Regola n. 7: non confondere un “trend ciclico” con una “direzione infinita”
Un altro postulato borsistico afferma che “il trend è tuo amico”. Ovvero seguire la corrente, la moda, aiuta a guadagnare. È vero, ma non bisogna mai lasciarsi andare a credere che una tendenza duri per sempre. Bisogna prestarle attenzione, rispettarne la direzione e abbandonarla non appena si è raggiungo il proprio obiettivo di rendita. Senza l’avidità di ottenere di più.
Regola n. 8: il successo genera eccessiva fiducia
Ricordiamo sempre che investiamo risparmi faticosamente guadagnati in un “circo” finanziario di cui conosciamo molto poco, di cui conoscono pochino i nostri consulenti finanziari, anche perché si tratta di uno dei giochi più complicati del pianeta. Ricordiamolo soprattutto nei momenti in cui il mercato cresce e crediamo che i guadagni siano dovuti alla nostra bravura, al nostro “occhio” sul mercato. Non dimentichiamo la disciplina che ci siamo proposti, altrimenti non saremo preparati alla correzione successiva, non avremo intascato i guadagni e ci mangeremo le mani per la nostra incapacità di gestione.
Regola n. 9: essere un contrarian è duro, solitario e generalmente giusto
Questa regola sembra l’opposto della n. 7, in realtà ne è il corollario. Andare contro la tendenza del mercato, essere un contrarian, non è facile. I nostri consulenti finanziari sono i primi a farci sentire “sbagliati” se lo facciamo. Eppure, storicamente, gli investimenti migliori sono quelli effettuati controcorrente. Vendere agli “avidi ” quello che è di moda e acquistare dai “timorosi” quello che non lo è, pur essendo psicologicamente molto difficile, dimostra un’educazione gestionale molto oculata.
Regola n. 10: il confronto è il tuo peggior nemico
Bisogna avere un riferimento fisso, iniziale, deciso in base alle nostre necessità. Cambiare questo riferimento – che, per fare un paragone, è come il benchmark dei fondi di investimento – seguendo le oscillazioni del mercato e non i nostri obiettivi, la tolleranza al rischio e l’orizzonte temporale, è quanto di più problematico possiamo fare. Confrontarlo in continuazione con quanto si potrebbe guadagnare in più mutando investimenti, non solo fa perdere la concentrazione verso i giusti scopi, ma ci mette nell’onda che preme ai servizi finanziari attuali: far spostare denaro in modo frenetico, guadagnando in commissioni su commissioni. Ricordiamoci che, fissato il rendimento che il nostro denaro dovrebbe offrire per soddisfare le nostre esigenze, cercare di aumentarlo ci farà correre proporzionalmente rischi molto più alti quando il mercato inevitabilmente si muoverà in direzione sfavorevole.
© Riproduzione riservata