La mattina di sabato 31 agosto 2013 Diana Nyad, a 64 anni, è partita da L’Avana, a Cuba, con l’obiettivo di raggiungere a nuoto Key West, in Florida, senza gabbia anti-squalo. Attorno a lei c’erano barche e canoe con una squadra specializzata pronta a darle supporto e a fornirle cibo e acqua. La sua impresa diventerà un film Netflix.
Ci sono desideri che non possono essere messi a tacere. Restano sopiti per anni quando all’improvviso si risvegliano e realizzarli diventa un imperativo. È ciò che è successo a Diana Nyad, una delle più famose nuotatrici americane di lunga distanza in acque libere (cioè in mare o nei laghi). La sua vita è stata scandita dai successi ottenuti nuotando tra quei flutti in cui il suo corpo avanza in modo composto e deciso, bracciata dopo bracciata.
È così che il 2 settembre 2013, a 64 anni, dopo 53 ore in mare aperto, è riuscita a realizzare un’impresa incredibile: attraversare a nuoto i circa 170 km di acque che separano Cuba dalla Florida senza una gabbia anti-squalo. Un video pubblicato su ‘Il Post’ mostra alcuni momenti di questa sfida: negli ultimi minuti della traversata Diana ha raggiunto la riva camminando, nonostante le gambe le stessero cedendo dopo lo sforzo prolungato. Decine e decine di persone l’hanno aspettata con entusiasmo, pronte ad abbracciarla e a sostenerla per festeggiare l’impresa che l’ha consacrata alla storia.
Già nel 1997 una nuotatrice australiana aveva attraversato queste stesse acque, nuotando però in una gabbia anti-squalo. Muoversi tra le meduse e gli squali è stato infatti uno dei fattori di rischio dell’impresa: per questo Diana ha trascorso anni ad allenarsi alla ricerca della forma fisica e mentale e dell’attrezzatura più adeguate, superando anche diversi tentativi falliti.
Diana Nyad, campionessa prima di riuscire nella sua impresa
Occhi scuri e sguardo deciso, pelle tirata dal sole e un corpo solido. È così che si presenta Diana, già campionessa americana di nuoto. La sua storia ha inizio il 22 agosto 1949 a New York, come ha dichiarato lei stessa in un’intervista sul canale Youtube ‘Wigs Unscripted’. All’età di cinque anni scopre su un dizionario l’etimologia del proprio nome Nyad – naiade – che nella mitologia classica è la ninfa delle acque. Il padre, un uomo di origini greche ed egiziane, le aveva preannunciato che il suo destino sarebbe stato diventare una campionessa di nuoto.
A 10 anni, tra i banchi di scuola, l’insegnante di geografia propone alla sua classe una sfida: avrebbe dato una A (il voto più alto nelle scuole americane) a tutti coloro che avessero fatto parte della squadra di nuoto. Diana accetta e si trova subito a proprio agio in piscina. A 12 anni dedica anche 6 ore al giorno agli allenamenti di nuoto. Alla passione si uniscono tenacia e determinazione e la donna negli anni raggiunge grandi successi: vince tre campionati in Florida, colleziona svariati record mondiali e nel 1986 viene inserita nell’United States National Women’s Sports of Hall (una lista di donne americane che si distinguono per i loro risultati atletici, ndr).
Come nasce l’idea della traversata
Nonostante tutti i suoi successi, Diana ha un desiderio da realizzare: nuotare da Cuba alla Florida. È il 1978 quando, a 29 anni, ci prova per la prima volta con il supporto di una gabbia anti-squalo. Nuota per 41 ore e 49 minuti, ma la corrente e la stanchezza sono più forti della sua tenacia e la portano a ritirarsi. All’epoca non immagina ancora quanto possa essere resistente questo desiderio e aspetta trent’anni prima di fare un nuovo tentativo.
Durante l’estate del 2009, a 60 anni, inizia a sentire l’urgenza di riempire il tempo che passa. Come un ordine al quale non può più sottrarsi, decide di concludere l’impresa iniziata tre decenni prima. E non è sola in questo progetto: una squadra di esperti di nutrizione, di navigazione, di animali marini come squali e meduse la supporta insieme ad amici e conoscenti che le sono vicino.
Gli altri tentativi non riusciti
Il 7 agosto 2011 Diana rituffa nelle acque che separano Cuba dalla Florida. Ma dopo aver nuotato per 39 ore, ha una reazione allergica ai farmaci ed è costretta a fermarsi. Spinta da una grande forza non si arrende e sei settimane dopo, il 23 settembre, ci riprova-. Anche quella, però, si rivela un’occasione in cui non riesce a raggiungere l’obiettivo: dopo 41 ore di traversata il suo corpo rimane quasi paralizzato a causa delle tante meduse incontrate lungo il tragitto. La delusione è così forte che in un impeto di rabbia Diana butta la sua attrezzatura da nuoto. Appena 24 ore dopo, però, recupera tutti i suoi abiti dal cassonetto dell’immondizia, li lava e ricomincia ad allenarsi. Il penultimo tentativo risale al 2012, fallito nuovamente per le correnti sfavorevoli e le meduse.
Un messaggio di amore per tutti
Raggiunta la spiaggia di Key West, come si sente nel video pubblicato su ‘Il Post’, Diana ha dichiarato “Ho tre cose da dire. Uno: non dovremmo mai arrenderci. Due: non si è mai troppo vecchi per perseguire un sogno. Tre: (il nuoto) sembra uno sport solitario, ma c’è una squadra’” Negli anni la donna ha cambiato il suo atteggiamento rispetto alle sfide: se all’inizio era forte in lei l’esigenza di dimostrare qualcosa agli altri, con il tempo ha imparato ad ascoltarsi e a rispettarsi vivendo la sua dimensione umana con più serenità. Anche per questo la sua impresa sarà protagonista di una prossima uscita su Netflix con Annette Bening nei panni di Diana Nyad e Jodie Foster in quelli di Bonnie Stoll, l’allenatrice e grande amica di Nyad.
(Foto di copertina – Autore: Marla Aufmuth)
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