“Nessuno definirebbe incompetente il comandante di una nave solo perché non sta ai remi” (Cicerone, De senectute, VI, 17). Con questa espressione quanto mai efficace fu scolpita nel primo secolo avanti Cristo la difesa d’ufficio della senilità. Focus del webinar tenuto lo scorso 22 dicembre 2020, all’interno del ciclo Zoom – I webinar di Spazio50, è stato fare il punto sugli stereotipi che possono rendere difficile l’incontro ed il dialogo tra generazioni diverse e tra genere maschile e femminile.
Lo stereotipo dell’età: cosa possiamo apprendere ancora oggi da Cicerone
Lo stereotipo dell’età è ancor oggi un altro (rispetto al genere) stereotipo “potente” che agisce nelle relazioni tra persone condizionando atteggiamenti, orientamenti e valori, anche se gli stili di vita cambiati farebbero pensare diversamente. Questo stereotipo può diventare qualcosa di più incisivo e “negativo”, quasi uno “stigma” che viene a calare su persone prescindendo dalla considerazione effettiva delle loro caratteristiche e capacità individuali.
Su questo punto è illuminante l’ultimo saggio della filosofa Martha Nussbaum scritto con Saul Levmore e pubblicato in italiano con il titolo Invecchiare con saggezza, dialoghi sulla vita, l’amore ed i rimpianti (Il Mulino). Il merito del volume è anche quello di farci ricordare forse il più bel trattato scritto nel mondo antico su ciò che oggi chiamiamo “ageing”, il De senectute di Cicerone. Si afferma in modo chiaro quanto i giovani possano trarre vantaggio dal dialogo con le persone più grandi e come la dimensione intergenerazionale sia positiva per la crescita culturale della società. Catone – come ama ricordare la Nussbaum nell’interpretazione dell’opera ciceroniana – dice che la vecchiaia è per molti aspetti superiore alle età che la precedono in virtù della qualità delle conversazioni che la contraddistinguono.
Sulla vecchiaia è impresso, insomma, un vero e proprio “marchio di infamia” – sostiene Catone nel dialogo – ma nei fatti è possibile confutare questa tesi. L’età avanzata non significa inattività, la forza fisica cala ma se si è coltivato uno stile di vita adeguato, le capacità cognitive, soprattutto se ben allenate negli anni, perdurano. Sottolineo in particolare una frase di Catone: “Se sono in grado di svolgere tutte queste attività … lo devo alla mia vita passata” (XI, 38). Alcune organizzazioni hanno avuto il coraggio di andare al di là degli stereotipi ed incentivare progetti ed esperienze in grado di migliorare il dialogo intergenerazionale.
La parità di genere si allontana?
La parità tra donne e uomini è un valore fondamentale dell’Unione europea. Anche il documento voluto dalla Presidente Von Der Leyen sul tema specifico della parità e pubblicato il 6 marzo 2020, sottolinea che “la promozione della parità” tra uomo e donna spetta all’Unione in tutte le attività che le competono in virtù dei trattati” (COM 2020 152 final, 6 marzo 2020).
La parità di genere – è indubbio – aumenta la produttività ed è correlata agli scenari del Green e del digitale. Secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum “nessuno di noi vedrà la parità di genere nella nostra vita, e se continuano così le cose, nessuno dei nostri figli lo farà: la parità non sarà raggiunta per 99,5 anni”.
Secondo una ricerca della Fondazione Bellisario, l’introduzione delle quote di genere, ha sì portato all’inserimento di un numero maggiore di donne nei diversi consigli, ma non ha promosso cambiamenti profondi nel sistema economico. Sebbene vi siano segni di miglioramento, continua insomma ad esistere il “soffitto di cristallo” anche all’interno delle gerarchie dei diversi board.
Un volume per mettere a frutto aspetti teorici e buone pratiche
Il volume di G. Alessandrini e M. Mallen, Diversity management. Genere e generazioni per una sostenibilità resiliente (Armando Editore, 2020), presenta alcune buone pratiche portate avanti da diverse aziende per promuovere la leadership femminile. Tra queste, ad esempio, aziende come Avio-Aero, Enel, Ernst e Young, Gruppo Loccioni.
© Riproduzione riservata