La musica da ballo romagnola è un genere musicale che ancora oggi muove intere generazioni. Capace di rigenerarsi, dalle balere a Sanremo, passando per il punk.
Si dice sia tornato in auge grazie alle recenti rivisitazioni che lo hanno illuminato sotto ai riflettori di palchi importanti e nazional-popolari come quello di Sanremo con il gruppo Extraliscio. Ma la realtà, più verace, la raccontano ogni giorno le balere di periferia e i più piccoli circoli cittadini, passando dalle sagre di paese, con piste animate da vorticanti ballerini di ogni età. Il liscio in Italia, e soprattutto in Romagna, non è mai morto.
Un giro in pista con Raoul Casadei
“La nostra musica ha un segreto, che è poi quello della nostra gente. Ha i piedi ben piantati a terra. E quando il vento soffia forte può sbattere e inclinarsi. Ma rimane sempre salda. E soprattutto sa ridere del vento”. Questo scriveva nella sua autobiografia, Bastava un grillo (per farci sognare), edita da Piemme nel 2013, il “re del liscio” Raoul Casadei, l’inventore di quel genere che è in sé sinonimo di spirito romagnolo, che qui racconta: “L’Italia sembrava al centro del mondo. E la Romagna, con le sue spiagge e il suo mare, con le sue campagne e le sue colline, con il suo cibo e i suoi vini, e con lo spirito dei suoi abitanti, sembrava il centro del centro. Bastava respirare per sentirsi vivi, parte di un fenomeno travolgente. Il liscio era la colonna sonora perfetta”.
A suonarla, per la sua gente, Raoul Casadei, classe 1937, un uomo che affronta lo sfollamento e la guerra, diventa maestro elementare e poi, grazie allo zio Secondo, s’invola nel sogno di Romagna mia, trascinando con sé una tradizione di famiglia che ancora oggi sta al liscio, come al circo sta quella degli Orfei.
“Milioni di persone ascoltavano la nostra musica. E, facendolo, ascoltavano la nostra terra. Le nostre storie. Il nostro spirito, nonostante tutto, positivo”. Uno spirito positivo che, neanche con la sua scomparsa, a marzo di quest’anno, è mai venuto meno.
Battagliero come la gente che lo ha creato
La Romagna, come la raccontava lui, era e resta una “terra rivoluzionaria e bastian contraria”. I suoi abitanti, gente dal sangue caldo. “Come dei cerini, ci infiammiamo ma dura poco, alla rabbia preferiamo l’allegria”. Ed è proprio per passare qualche momento spensierato e lieto, che “il lissssio”, come lo chiamano in gergo dialettale qui in riviera, ha preso piede. Allora, e oggi.
Oggi che, a causa delle restrizioni da Coronavirus, i giovani ancora discutono del permesso di andare in discoteca, ma senza ballare. E i meno giovani leggono sui giornali, titoli come “Vietato il liscio, no ai balli di coppia”. Cercando uno spazio di liceità, nella danza con il proprio consorte convivente.
Il marito e la moglie di una vita. Quello o quella, con cui ci si è conosciuti da ragazzi, magari proprio in una sala da ballo. Quando la donna attendeva in disparte di essere invitata. E l’uomo non aveva mica tanto da stringere se non voleva passare per cafone.
Definito un “fenomeno sempre più nazionale e da esportazione”, è così che anche il Mei, il festival (supergiovanile) delle etichette indipendenti, rendeva noti nel 2017 alcuni dati del settore. Oltre 20 milioni di euro di fatturato, 1.000 musicisti, 5.000 ballerini, oltre 100 giovani musicisti della scena indipendente e emergente romagnola, più di 50 balere e circoli attivi e di 100 sagre, a radunare migliaia di appassionati.
Il futuro è Extraliscio
Ecco quindi che il testimone si raccoglie di generazione in generazione e le luci in pista possono non spegnersi proprio mai. Anche grazie a una band come gli Extraliscio, che a detta della rivista Rolling Stone, è “un gruppo capace di trasformare il liscio in gasato”.
Dopo il successo al 71° Festival di Sanremo con il brano Bianca Luce Nera, adesso le loro musiche sono approdate anche al cinema grazie alla pellicola Extraliscio. Punk da Balera, un film diretto e prodotto da Elisabetta Sgarbi, fondatrice de La nave di Teseo Editore e del festival La Milanesiana. Tra le special guest presenti, i camei di Orietta Berti, Biagio Antonacci, Riccarda Casadei, Elio e Lorenzo Cherubini Jovanotti (senza purtroppo citarli tutti). Testimoni di un’epoca che prosegue senza mai finire.
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