D’estate niente di meglio di un lungo sorso di acqua fresca. Ma con l’età, il senso di sete diminuisce. Quindi, anche quando l’organismo ha bisogno d’acqua, potremmo non rendercene conto. Un rischio, soprattutto per le persone in là con gli anni.
Perché bere fa bene
La disidratazione, ossia la carenza di acqua nell’organismo, è una condizione rischiosa. Tutti sappiamo che il corpo umano è composto principalmente d’acqua. Ma la percentuale si modifica con l’età: la quantità di acqua corporea infatti diminuisce intorno al 15% (circa 6 litri) tra i 20 e gli 80 anni. Per questo una piccola perdita di liquidi è sufficiente a provocare un danno ai tessuti. D’estate, come logico, il problema aumenta, tanto che, secondo alcuni ricercatori è importante anticipare il senso di sete. Infatti la risposta del cervello a questo stimolo spesso si attiva solo quando la perdita di liquidi è già in atto.
Un problema maggiore per gli anziani
Il problema è maggiore per gli anziani, che tendono a sentire meno lo stimolo della sete, e a volte hanno difficoltà di deglutizione. Come se non bastasse, invecchiando diminuiscono anche le riserve di liquidi e la capacità di trattenerli. A questo si possono aggiungere malattie come il diabete e la demenza, l’uso di alcuni farmaci come i diuretici e problemi di mobilità, che limitano la capacità di procurarsi l’acqua.
L’importanza di una corretta informazione
La letteratura scientifica dimostra che in molti casi l’insorgenza della disidratazione è legata alla mancanza di una corretta informazione. Uno studio statunitense del 2017, condotto su un campione di 170 over 60, ha infatti rilevato che il 60% dei partecipanti sottovalutava l’importanza della giusta quantità di liquidi necessari ad evitare la comparsa della disidratazione. Inoltre, molti fra i più anziani, non avevano una buona conoscenza sull’argomento e non erano in grado di identificare i sintomi della condizione.
Riconoscere i segnali
I primi indizi della mancanza di liquidi sono facilmente individuabili. Un senso di generale stanchezza accompagnato da crampi e debolezza muscolare, secchezza delle mucose, aumento della respirazione o della frequenza cardiaca. O, al contrario, pressione sanguigna molto bassa. Prendere nota di questi sintomi e riconoscerli per tempo può evitare il ricorso alle cure mediche. L’arma migliore rimane sempre la prevenzione.
Favorire l’idratazione
Nei periodi caldi sono sufficienti poche semplici regole. Anzitutto bere a sufficienza: almeno 2 litri al giorno, non necessariamente solo acqua. Anche un tè leggero o una limonata fatta in casa vanno bene. L’importante è limitare le bevande zuccherate, come i succhi di frutta, che è sempre meglio diluire con acqua. Naturalmente i soggetti diabetici devono escluderli del tutto. Una buona idea, in aggiunta alla tradizionale bottiglia sul comodino, può essere un diario o un promemoria sul cellulare.
Non sottovalutiamo l’alimentazione
Gran parte del consumo di acqua dipende da una alimentazione adeguata. Per questo, soprattutto in estate, è buona pratica assumere frutta e verdure (per l’80% composte d’acqua), ricche di potassio, calcio e ferro. In aggiunta, è importante evitare i pasti abbondanti, aumentando i cibi liquidi come frullati e minestre e riducendo i condimenti troppo grassi.
L’importanza delle buone abitudini estive
Anche i comportamenti hanno importanza. Gli ambienti domestici devono rimanere freschi il più a lungo possibile, schermandoli dal sole, ma evitando pericolosi sbalzi di temperatura. All’aperto poi è buona regola privilegiare le zone d’ombra ed evitare la dispersione di liquidi attraverso il sudore indossando capi leggeri e traspiranti. In vacanza, ricordiamo che anche in altura il vento e la vicinanza dei raggi solari, compromettono una corretta idratazione. Dunque, ricordano gli esperti, mai uscire senza un’adeguata scorta di liquidi.
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