Con Architecture for Dogs sono in mostra fino al 16 febbraio 2025 le visionarie proposte di celebri archistar e designer “su scala canina”, che aggiornano l’estetica dell’ambiente dove vivono i nostri amici a quattro zampe.
«L’approccio dell’ingegneria è una visione della creazione dell’ambiente che usa il corpo umano come metro di paragone. Tuttavia, se guardi un cagnolino accanto al suo padrone inizi a vedere il potenziale per un nuovo tipo di architettura». Così Hara Kenya, graphic designer giapponese e consulente creativo capo della Japan House, l’istituto di cultura giapponese di Londra, spiega l’idea della mostra Architecture for Dogs. E aggiunge: «L’esposizione non è collegata all’industria degli animali domestici in senso commerciale, ma piuttosto è incentrata su come i cani possano essere un mezzo per pensare al design. In quanto tale, si concentra sui tratti delle diverse razze e su come sia possibile per i cani e i loro compagni umani essere al massimo della felicità».
Una mostra che arriva per la prima volta in Europa
Fino al 16 febbraio, la mostra – ideata nel Paese del Sol Levante e presentata in Europa per la prima e unica volta nella capitale inglese durante il 2020 – è proposta dall’ADI Design Museum di Milano con l’aggiunta di due nuove opere, realizzate appositamente in Italia da architetti italiani. Tutto parte dall’idea di un’arte inclusiva, che sia strumento per esaminare le relazioni tra esseri viventi e ambiente costruito e per risolverne le contraddizioni. Gli oggetti presentati non sono solo funzionali alla convivenza umani/animali, sono decisamente piccole ambientazioni costruite si potrebbe dire “su scala canina”, sono progetti realizzati partendo dalle esigenze delle singole razze della famiglia dei canidi.
Dalla pagoda al tavolo da pranzo: l’architettura internazionale reinventa lo spazio per i cani
Disegnate da alcuni celebri nomi dell’architettura internazionale, come Kazuyo Sejima, Kengo Kuma, Asif Khan, oppure del design industriale, come Konstantin Grcic, lo stesso Hara e i nostri Piero Lissoni e Giulio Iacchetti, le cucce, i giochi, i cuscini, le rampe, le stuoie e le panchine si susseguono in un’occupazione dello spazio espositivo inedita, spesso ludica e arricchita da approfondimenti fotografici e video, sempre in grado di mettere il visitatore di fronte all’idea di ripensare lo spazio in cui vivono oggi i circa 15 milioni di cani domestici che ci sono in Italia.
Si passa dalla pagoda in legno per levrieri di piccola taglia disegnata da Iacchetti facendo riferimento a Piero della Francesca all’amaca dello studio Torafu Architects, che la ipotizza realizzata con gli abiti del padrone in cui ama appisolarsi il jack russell terrier. Oppure dal tavolo da pranzo del pachistano-tanzaniano Khan, rivestito in feltro nero e con una fossetta che permette anche al cane di sedersi, alla struttura a specchio con luci per il trucco del tedesco Grcic, rivolta ai barboncini, noti per amare il proprio riflesso.
Dalla cuccia al guardaroba: il design celebra il pet
Ancora dalla cuccia-bozzolo che la giapponese Sejima ha pensato per il bichon frisé, il cui lungo pelo riccioluto si confonde con l’avvolgente “zucchero filato” del rivestimento, a quella a dondolo pensata per gli intelligenti beagle dagli olandesi di MVRDV, al minilabirinto in cartone per far divertire i giocosi papillon e alla cuccia mobile, un po’ carrozzina, un po’ roulotte, per avere sempre a fianco i fedeli shiba, disegnate rispettivamente dai nipponici Shigeru Ban e Toyo Ito.
Il tutto, compresa la capsule collection di abbigliamento per cani, sviluppata dalla maison Armani in collaborazione con Poldo Dog Couture, con l’idea di offrire alla montante pet-tecture (“architettura per animali domestici”) un taglio artistico, che non solo aggiorna l’estetica dell’ambiente dove vivono i nostri amici a quattro zampe, ma assume anche un ruolo quasi identitario per ogni singola razza canina, con le sue esigenze di vita e le sue caratteristiche comportamentali.
(Foto in apertura: Progetto di Giulio Iacchetti)
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