Per l’Istituto Superiore di Sanità la depressione tra le persone anziane, soprattutto se povere e sole, è in deciso aumento.
I sintomi della depressione, secondo i dati 2021-2022 di PASSI e PASSI d’Argento (PdA), coordinate dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), interessano il 6% della popolazione adulta (fino ai 64 anni). Una condizione di malessere che diventa più frequente all’aumentare dell’età e tra chi vive in condizioni socio-economiche svantaggiate. Ma la percentuale sale al 9% tra gli over 65, raggiungendo il 30% tra quelli in difficoltà economiche. I sintomi depressivi raggiungono il 14% della popolazione dopo gli 85 anni e il 19% tra chi riferisce due o più patologie croniche.
All’origine del disagio
La ricerca, pubblicata durante la Giornata Mondiale della Salute Mentale (10 ottobre), evidenzia il peso della solitudine in una società sempre più longeva con un aumento degli over 65enni che vivono soli dal 25 al 28,7 % in 20 anni. Le cause della depressione nell’anziano sono diverse e possono riguardare la salute (situazioni di comorbilità, come il diabete e l’artrite minano la qualità di vita).
Ma pesano anche la difficoltà di accesso ai servizi e le possibili limitazioni alle cure legate a fattori economici. I trattamenti terapeutici, infatti, prevedono, in aggiunta ai farmaci, un supporto psicologico, spesso privato, dal momento che in Italia la spesa sanitaria per la salute mentale è molto bassa (il 3,4% contro la media Ue del 10%).
Lo stigma della malattia
La salute percepita risulta fortemente associata alla presenza di sintomi depressivi: fra le persone anziane con sintomi depressivi il 40% riferisce che la propria salute va male o molto male, contro il 5% di chi non li ha. Un rapporto che ritroviamo anche nella popolazione adulta (18-64 anni).
Una discreta quota di persone con sintomi della malattia non chiede aiuto: 28% tra gli adulti e 38% tra gli anziani, e chi lo fa si rivolge soprattutto ai propri familiari o amici. È essenziale, raccomanda l’Istituto di Sanità, creare un ambiente confortevole in cui le persone si sentano sicure nel chiedere aiuto, ai familiari, agli amici o ai professionisti della salute mentale.
Un diritto costituzionalmente garantito
La salute, il livello di istruzione e il reddito sono dei fattori di rischio riconosciuti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e che trovano conferma anche nei dati di PASSI e PASSI d’Argento. Dunque, sottolinea l’ISS, la prevenzione, soprattutto nei gruppi più vulnerabili (come gli anziani), è essenziale e deve interessare le politiche del lavoro, dell’istruzione e del welfare, insieme a tutte le sfere delle politiche sociali in generale. Investire in interventi sulla salute mentale è fondamentale per contribuire allo sviluppo umano, personale e collettivo. La nostra Costituzione difende il diritto alla salute e la salute mentale non può rimanerne esclusa.
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