I defibrillatori automatici esterni (DAE) sono strumenti salvavita fondamentali: il loro utilizzo entro i primi 3-5 minuti dall’arresto cardiaco può aumentare la sopravvivenza dal 50% al 70%.
Tuttavia, secondo un’analisi condotta dall’Italian Resuscitation Council (IRC) e pubblicata su Resuscitation Journal, oltre il 70% dei DAE in Italia si trova in edifici pubblici, uffici e scuole chiusi nelle ore serali, nei fine settimana e nei giorni festivi, rendendoli indisponibili nei momenti critici.
Un problema di accessibilità
Ogni anno si registrano 60.000 arresti cardiaci in Italia e 400.000 in Europa, ma solo nel 58% dei casi i testimoni intervengono con manovre salvavita e solo nel 28% dei casi utilizzano un defibrillatore. La situazione italiana evidenzia una grave lacuna nell’accessibilità di questi dispositivi.
Un’analisi dell’IRC su 115 defibrillatori registrati alle centrali del 112-118 nei centri storici di Bologna (86 DAE) e Cuneo (29 DAE) ha rivelato che il 76% dei DAE di Cuneo e l’81% di Bologna si trovano in edifici non accessibili fuori dall’orario di apertura. Questa criticità si riflette su scala nazionale: solo in Piemonte ci sono 2.953 DAE censiti, in Emilia-Romagna 9.364, ma molti restano fuori uso per mancanza di accesso.
“È di vitale importanza, ove possibile, portare i defibrillatori fuori dagli edifici, installando teche protettive nei luoghi pubblici”, ha dichiarato Guglielmo Imbriaco, membro del comitato scientifico di IRC e co-autore dello studio. “Inoltre, è fondamentale introdurre un’applicazione nazionale che geolocalizzi tutti i DAE attivi sul territorio, come già previsto dalla legge 116 del 2021”.
Soluzioni per migliorare la disponibilità dei DAE
Per garantire un accesso continuo ai defibrillatori, gli esperti propongono diverse soluzioni: installare teche all’aperto, con un costo compreso tra 300 e 500 euro, per proteggere i DAE dagli agenti atmosferici e dai furti.
Inoltre, è necessario implementare la geolocalizzazione in tempo reale attraverso schede SIM per monitorarne posizione e stato; creare una mappa nazionale dei DAE, estendendo l’app DAErespondER attiva in Emilia-Romagna per facilitare l’individuazione dei dispositivi; assicurare la manutenzione programmata e l’attivazione di polizze dedicate contro atti vandalici e guasti tecnici.
Il caso di Busca: un esempio virtuoso
Un modello di gestione efficace è quello adottato dal Comune di Busca (Cuneo), dove i 25 defibrillatori pubblici sono posizionati all’esterno degli edifici, risultando sempre accessibili ai 10.000 abitanti. Questo sistema, unito alla geolocalizzazione e a una rete di volontari formati, rappresenta una best practice per altre città italiane.
La necessità di una strategia nazionale
Federico Semeraro, presidente dell’European Resuscitation Council (ERC), sottolinea che “la gestione dei DAE pubblici è cruciale per garantire un intervento tempestivo. Serve una strategia innovativa per il loro posizionamento, manutenzione e accessibilità 24 ore su 24”.
Attualmente, alcune regioni italiane hanno già sviluppato mappe digitali per localizzare i defibrillatori:
– Lombardia: 21.312 DAE censiti
– Piemonte: 2.953 DAE censiti
– Emilia-Romagna: 9.364 DAE censiti (con 1.000 nuove installazioni previste)
– Friuli Venezia Giulia: oltre 2.000 DAE censiti
– Sardegna: 854 DAE censiti.
Tuttavia, la IRC lancia un appello: serve un sistema nazionale integrato che renda i DAE individuabili in tempo reale tramite smartphone, in linea con quanto previsto dalla legge 116 del 2021.
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