Dopo l’entusiasmo iniziale la messa al bando in attesa dell’istruttoria: l’app cinese di IA è sospettata di mettere a rischio i dati degli utenti. Il precedente di ChatGpt nel 2023
Per DeepSeek iniziano i guai, almeno in Italia. Dopo il record di download e il crollo del valore di titoli tecnologici, l’app cinese specializzata in IA torna a far parlare di sé. Prima il blocco sugli store di Android e iPhone e dalla sera del 30 gennaio anche quello del garante della privacy. Il motivo lo spiega la stessa Authority che ha comunicato di aver disposto la limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti delle società del servizio.
Le aziende cinesi non convincono il Garante sulla privacy
È chiaro che non ha ritenuto sufficienti per la privacy dei cittadini le dichiarazioni da parte della Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e della Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, fornitrici dell’app. Anche perché, contrariamente a quanto rilevato dall’Autorità, queste hanno dichiarato di non operare in Italia e che pertanto non possono essere soggette alla normativa europea. Il Garante, oltre a disporre lo stop di Deep Seek ha contestualmente aperto un’istruttoria.
ChatGPT e DeepSeek: l’incubo privacy dell’intelligenza artificiale
La vicenda di Deep Seek peraltro richiama il fermo imposto nel 2023 a ChatGpt (altra IA progettata da OpinAI per simulare conversazioni umane) durato un mese. In quel caso alla fine dell’istruttoria il Garante adottò un provvedimento correttivo e sanzionatorio nei confronti di OpenAI. Secondo il Garante la società statunitense, che ha creato e gestisce la chatbot di intelligenza artificiale generativa, oltre a non aver notificato all’Autorità la violazione dei dati subita nel marzo 2023, aveva trattato i dati personali degli utenti per addestrare ChatGPT senza un’adeguata base giuridica. E aveva anche violato il principio di trasparenza e gli obblighi informativi nei confronti degli utenti.
Il Garante: ChatGpt non rispettava le regole sulla privacy
Per di più, OpenAI non aveva previsto meccanismi per la verifica dell’età. Con il rischio di esporre i minori di 13 anni a risposte inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza. L’Autorità, per garantire la trasparenza del trattamento dati, ordinò a OpenAI una campagna di comunicazione di 6 mesi su radio, televisione, giornali e Internet. In particolare, sulla raccolta dati e i diritti degli utenti, incluso la cancellazione. Il Garante per la prima volta utilizzò i nuovi poteri previsti dall’articolo 166, comma 7 del Codice Privacy. Sarà così anche per DeepSeek? Non resta che attendere.
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