Il decreto flussi 2023-2025 ha riservato per la prima volta una quota ai lavoratori domestici: 9.500 ingressi autorizzati ogni anno. Ma le domande arrivata sono più di 110 mila: una richiesta su 10 non sarà accolta
9.500 lavoratori domestici stranieri non comunitari potranno entrare in Italia ogni anno. È quanto prevede il decreto flussi per il 2023-2025. Si tratta di una novità assoluta: mai prima d’ora un decreto flussi aveva riservato una quota di ingressi ai lavoratori e le lavoratrici domestiche.
Decreto flussi 2023-2025 e lavoratori domestici
Come si legge nel decreto, per l’assistenza familiare e socio-sanitaria “l’assunzione è possibile sia a tempo pieno che part-time, con la retribuzione prevista dal C.C.N.L. di settore e comunque non inferiore al minimo previsto per l’assegno sociale (€ 503,27 mensili). Nel caso in cui il datore di lavoro sia affetto da patologie o disabilità che ne limitano l’autosufficienza e presenti la domanda per assumere un lavoratore addetto alla sua assistenza, non è richiesto un particolare reddito del datore di lavoro. Negli altri casi il reddito imponibile del datore di lavoro con nucleo familiare composto solo dalla sua persona non può essere inferiore a € 20.000,00 annui, limite che sale a € 27.000,00 nel caso in cui la famiglia anagrafica del datore di lavoro sia composta da più familiari conviventi”.
La richiesta, come avviene per gli altri lavoratori, deve arrivare dal datore di lavoro: possono fare domanda per assistenza familiare le persone fisiche, per sé o per un familiare, oppure una comunità religiosa, una casa famiglia, una comunità di assistenza disabili, le comunità focolari o le convivenze militari.
Decreto flussi 2023-2025: numeri troppo bassi
I numeri, però, non sono sufficienti: lo ha denunciato ultimamente l’associazione dei datori di lavoro domestico Domina, tramite il suo Osservatorio. Durante i tre “click day” del 18, 21 e 25 marzo, infatti, sono arrivate già 112 mila richieste, solo relative a lavoratori domestici. “L’ingresso di lavoratori immigrati nel settore domestico – sottolinea Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina – rappresenta una necessità improrogabile visto l’invecchiamento della popolazione e i cambiamenti sociali e culturali in corso, che hanno portato ad un forte aumento dei bisogni di cura e assistenza. Già nel 2020, subito dopo il lockdown, le parti sociali del settore del lavoro domestico avevano inserito questo punto nella piattaforma programmatica per il settore. L’introduzione di una quota specifica per l’assistenza, avvenuta per la prima volta nel Decreto Flussi 2023-2025, è un primo passo”, riconosce Gasparrini. “I numeri dimostrano però che la quota di 9.500 lavoratori è irrisoria, dato che in pochi giorni le domande presentate sono state più di dieci volte di più”.
Per il settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria, le 9.500 quote sono state interamente ripartite. Nel dettaglio, Lombardia e Lazio sono le regioni a cui andrà la fetta più grande: rispettivamente il 14,9% e il 14,4% del totale nazionale. Significativa anche la quota della Campania, con poco meno di 1.000 lavoratori (10,2% del totale). Le quote minori saranno invece quelle di Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Molise, con meno di 100 lavoratori ciascuno.
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