La guerra commerciale scatenata dal tycoon mette a rischio l’economia mondiale. Cosa sono i dazi e perché gli USA li hanno imposti
In un clima di crescente tensione commerciale, Donald Trump ha imposto dazi che raggiungono il 145% sui beni importati dalla Cina. Pechino ha risposto con tariffe del 125% sui prodotti americani. Inoltre, Trump ha introdotto un dazio del 10% sui beni provenienti da quasi tutti gli altri paesi, concedendo una sospensione temporanea di 90 giorni per molte nazioni. Trump sostiene che i dazi stimoleranno la produzione americana e proteggeranno i posti di lavoro, ma la comunità economica internazionale teme il caos e un aumento dei prezzi per i consumatori.
Cosa sono i dazi e come funzionano?
I dazi sono tasse applicate ai beni importati da altri paesi. Di solito, sono calcolati come una percentuale del valore del prodotto. Il dazio del 10% sui beni provenienti dalla maggior parte delle nazioni significa che un prodotto da 10 dollari costerà 11 dollari. La tariffa del 145% su alcuni beni cinesi porterebbe il costo di un prodotto da 10 dollari a 24,50 dollari. Le aziende che importano beni stranieri negli Stati Uniti devono pagare questa tassa al governo. Successivamente, possono decidere se trasferire una parte o l’intero costo aggiuntivo ai consumatori.
Perché Trump utilizza i dazi?
Trump afferma che i dazi incoraggeranno i consumatori americani ad acquistare più prodotti fabbricati negli Stati Uniti, aumenteranno le entrate fiscali e stimoleranno massicci investimenti nel paese. Il suo obiettivo è ridurre il divario tra il valore dei beni venduti e beni acquistati. Secondo Trump, gli Stati Uniti sono stati “sfruttati” e “saccheggiati” da paesi stranieri. Il tycoon ha difeso con forza la sua politica dei dazi, ma voci influenti all’interno del suo stesso Partito Repubblicano, criticano queste misure.
Le tappe della guerra dei dazi
I dazi sono iniziati il 1° febbraio con tariffe del 25% su Canada e Messico e del 10% sulla Cina. Il 26 marzo la Casa Bianca ha annunciato dazi del 25% sulle auto e successivamente sui pezzi di ricambio . Il 2 aprile Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti imporranno “dazi reciproci” fino al 50% su alcuni paesi,e del 10% sulle importazioni, incluso il Regno Unito. L’11 aprile la Cina ha fissato i dazi sulle importazioni statunitensi al 125% a partire dal 12 aprile, dichiarando che non risponderà a ulteriori ‘balzelli’ statunitensi, definendoli una “barzelletta”.
I prezzi aumenteranno per i consumatori americani
Gli economisti si aspettano che i dazi spingano al rialzo i prezzi di una vasta gamma di beni importati, poiché le aziende trasferiranno una parte o l’intero aumento dei costi sui consumatori. I prodotti interessati potrebbero includere abbigliamento, caffè, alcolici ed elettronica. Alcune aziende potrebbero anche decidere di importare meno beni stranieri, il che potrebbe rendere più costosi quelli disponibili. Anche il prezzo dei beni fabbricati negli Stati Uniti utilizzando componenti importati potrebbe aumentare. Ad esempio, i componenti automobilistici attraversano più volte i confini tra Stati Uniti, Messico e Canada prima che un veicolo sia completamente assemblato.
La strategia dell’Unione Europea
Gli annunci di Trump sui dazi hanno causato una significativa volatilità sui mercati azionari globali. Il calo dei mercati azionari colpisce molte persone, anche chi non investe direttamente in azioni, a causa dell’effetto a catena su pensioni, posti di lavoro e tassi di interesse. L’Unione Europea è alla ricerca di un accordo commerciale con gli Stati Uniti. Ursula von der Leyen, ha recentemente dichiarato:”I dazi danneggiano imprese e consumatori: per questo sostengo accordi ‘zero contro zero’ con gli USA,”. L’Europa, ha aggiunto, punta anche a diversificare i partner commerciali, dialogando con chi condivide l’apertura di mercati.
Dazi USA: a rischio il made in Italy
L’instabile politica commerciale di Trump, con l’introduzione e la sospensione intermittente di dazi, sta generando gravi ripercussioni sull’economia mondiale, ben oltre i recenti crolli borsistici. L’incertezza alimenta timori di recessione a medio-lungo termine tra i grandi investitori e le banche statunitensi, contrariamente alle previsioni di prosperità. Le tariffe aggressive USA si stanno rivelando un boomerang per alcuni settori, come auto (Tesla in primis) e smartphone, dove si è già assistito a ripensamenti. A differenza del protezionismo messo in atto negli anni ’30 dal presidente Hoover, l’economia attuale è interconnessa, con il rischio di reazioni a catena incontrollabili. Il made in Italy, in particolare, rischia di subire pesanti perdite di commesse estere nel tira-e-molla dei dazi, che colpiscono settori chiave come vino, pomodoro industriale e macchinari.
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