In Italia i farmaci generici o cosiddetti equivalenti si comprano poco, ma anche quando quelli di marca scarseggiano
Il problema delle carenze dei medicinali è un dato di fatto, non solo nel nostro sistema sanitario ma anche in quello di molti altri paesi, data la globalizzazione che non risparmia il settore farmacologico. In molti casi però esistono le alternative con gli stessi principi attivi e le medesime proprietà terapeutiche, ma nel nostro paese vengono usati meno che nel resto d’Europa.
I dati Aifa
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha stimato che le preparazioni carenti in Italia al momento sono 3.638, ma in molti casi si tratta dello stesso medicinale con dosaggi diversi. Il numero è cresciuto negli ultimi mesi, ma la situazione è meno critica di quanto si possa pensare, dato che per 2.680 preparazioni c’è il generico. Inoltre, fra questi farmaci, 541 servono contro problemi per i quali esiste comunque un trattamento terapeutico alternativo. Un esempio è la cura dell’ipertensione, che può essere affrontata con farmaci diversi.
L’Aifa consente anche di importare dall’estero 413 medicinali, nel caso di carenze importanti, e per scongiurare il rischio che i prodotti meno reperibili in Italia possano essere rivenduti da grossisti in altri Stati, per 52 preparazioni è previsto un blocco temporaneo alle esportazioni.
I farmaci generici si comprano poco: la situazione del mercato
In Italia i farmaci generici sono sul mercato da diversi anni ma non hanno mai avuto un grande successo: solo il 35% di quelli acquistati sono equivalenti, perché i cittadini continuano a preferire quelli di marca, spendendo ogni anno oltre un miliardo di euro in più.
Differenze geografiche
Al Sud i generici sono ancora meno utilizzati rispetto al Nord, nonostante le difficoltà economiche più accentuate. In alcuni casi si tratta di un problema culturale, e il cittadino teme che il farmaco equivalente non sia esattamente identico a quello di marca. Oggi però anche i farmacisti tendono a suggerire le alternative per superare le resistenze.
I requisiti di un farmaco equivalente
Un equivalente deve avere per legge lo stesso principio attivo del farmaco di marca, che non deve essere protetto da brevetto, la stessa forma farmaceutica e via di somministrazione (compresse, capsule, soluzione iniettabile, ecc), lo stesso dosaggio unitario e avere un costo di almeno il 20% in meno rispetto al corrispondente di riferimento.
Per stabilire l’efficacia di un medicinale equivalente, invece dei normali studi clinici previsti per un medicinale “nuovo”, si effettua uno studio di bioequivalenza, per verificare l’equivalenza terapeutica tra due formulazioni simili. Il confronto degli effetti terapeutici di due medicinali contenenti la stessa sostanza attiva è un modo cruciale di valutare la possibilità di sostituire un farmaco innovatore (di riferimento) con un medicinale essenzialmente simile (generico).
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