Quanto tempo si impiega per superare lo shock da eventi globali di enorme impatto? Meno di quanto ci si aspetterebbe secondo i risultati di uno studio congiunto.
Ci indigniamo facilmente, ma poi dimentichiamo subito. Anche di fronte a tragedie legate a complesse situazioni internazionali, comunichiamo il nostro shock sui Social ma dopo qualche tempo . Un gruppo di ricercatori dell’Università di Johannesburg e dell’Auckland University of Technology ha studiato come due fatti sconvolgenti e accaduti a breve distanza – pandemia e invasione russa dell’Ucraina – abbiano inciso sull’umore globale. Dai risultati dell’indagine – intitolata Reactions to macro-level shocks and re-examination of adaptation theory using Big Data e pubblicata su PlosOne – è emersa un’impennata di emozioni e, dopo lo shock, un ritorno ai precedenti livelli di felicità.
La ricerca, un’analisi dei post pubblicati sui Social
Nella ricerca sono stati esaminati una serie di post provenienti da 10 Paesi diversi, pubblicati in tempo reale su X (prima Twitter), durante il lockdown e poi all’inizio della guerra in Ucraina, e fino a quattro settimane dopo. Si tratta di messaggi in cui la gente si indigna o si dimostra colpita per quanto accade.
Sfruttando un sistema di Intelligenza Artificiale per esaminarne il linguaggio, è stato assegnato a ciascun post un punteggio di felicità, per poi stilare una sequenza di osservazioni, divise per ciascun Paese, in grado di indicare il livello di felicità giornaliera medio.
I risultati, ha inciso più il lockdown che i confitti in corso
Dai risultati è emerso un calo della felicità immediatamente dopo il verificarsi di questi eventi scioccanti, anche se in proporzione la pandemia e i successivi lockdown hanno inciso in maniera più evidente sull’umore globale rispetto al conflitto preso in esame.
Nel giro di due o tre settimane, i post hanno cambiato tono e manifestato un ritorno ai livelli di felicità pregressa rispetto al momento dello shock.
Il World Happiness Report
Sono passati oltre dieci anni dalla pubblicazione del primo Rapporto Mondiale sulla Felicità. E ne sono trascorsi dieci da quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Risoluzione 66/281, proclamando il 20 marzo da celebrare ogni anno come Giornata Internazionale della Felicità.
Anche i dati dell’ultimo World Happiness Report del 2023, che analizzano il livello di felicità e benessere degli individui a livello mondiale, hanno dimostrato che nonostante le crisi globali di enorme portata, le valutazioni medie di felicità del 2020-2022 sono rimaste in linea con quelle degli anni precedenti alla pandemia.
L’Italia si colloca al 33°posto, con il 68% del campione che dichiara di essere felice, in percentuale inferiore rispetto alla media globale del 73%. La Svezia è il Paese più felice.
Felicità individuali
Le persone si dichiarano più soddisfatte dei rapporti con la famiglia e gli amici, mentre manifestano insoddisfazione per la situazione economica e politica. In generale, i primi cinque fattori di felicità sono l’aver dato un significato alla propria vita, avere la situazione sotto controllo, una buona salute mentale, il benessere, la vita sociale.
Il livello di felicità di un Paese è importante per le ricadute su altre variabili come la produttività, la fiducia nelle istituzioni, il livello di sicurezza percepita. Un elemento interessante è che il senso di felicità, molto alto fino ai vent’anni, scende gradualmente raggiungendo il punto più basso fra i 40 e i 50 anni, per poi ricominciare a salire e arrivare al massimo fra i 60 e i 70 anni. Nonostante le crisi globali che, come prospettano molti studiosi, potrebbero essere frequenti nel prossimo futuro.
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