Per qualcuno è addirittura ‘la Settimana Santa’, per altri è solo un noioso programma della tv di Stato. Da qualunque parte si decida di mettersi a sedere, il Festival della canzone italiana resta – senza se e senza ma – uno degli appuntamenti più nazional popolari del nostro paese che coinvolge, nel bene e nel male, milioni di spettatori. Un appuntamento che fa tendenza, detta la moda, che resta nella storia della musica e della televisione anche con qualche accezione, diciamolo, non sempre positiva. In occasione del quarantesimo anniversario del Live Aid – il concerto benefico organizzato per raccogliere fondi utili a contrastare la carestia in Etiopia, che si è svolto in contemporanea a Londra e Philadelphia nel 1985 – e del settantacinquesimo anniversario del Festival di Sanremo, avviamo una riflessione sul valore della musica – certamente – ma anche sugli strumenti utilizzati: perché è anche grazie alla potenza della tecnologia che certi messaggi – ca va sans dire, anche qui, nel bene e nel male – possono essere veicolati.
Lasciamo che siano dei numeri ad aiutarci: 72mila presenze a Londra, 90mila a Philadelphia, due miliardi di spettatori, centocinquanta nazioni. Il Live Aid è stato senza dubbio il più grande collegamento satellitare. Perché? Il messaggio che Bob Geldof e Midge Ure volevano lanciare era condiviso e condivisibile: uniamoci per aiutare chi, in questo momento, sta soffrendo la fame. Quello è stato uno spartiacque, con il Live Aid esiste un prima e un dopo. Se già Woodstock ha smosso persone, popoli e coscienze, il Live Aid ha reso possibile una certezza: la potenza della musica. La musica non è solo la colonna sonora di buona parte della vita di ognuno di noi ma ha anche un potere salvifico e non per forza deve raggiungere in contemporanea tutti i paesi del mondo. Anche perché – siamo onesti – difficilmente potremmo pensare di vedere altre cose che siano almeno simili a Woodstock o al Live Aid.
E allora penso a Silvia Riccio, musicoterapeuta, che ha fatto della musica uno ‘spazio’ di sollievo, di conforto e di libertà per chi combatte contro il cancro, è recluso, convive con una disabilità, è fragile. Racconto di lei qualche pagina più avanti, in un Primo piano che – anche per questo e non solo per una serie di anniversari che ricorrono a febbraio (c’è anche la Giornata mondiale della Radio il 13) – abbiamo voluto dedicare alla musica. Mentre celebriamo il passato e il presente della musica, guardiamo al futuro. Le nuove tecnologie e i nuovi media stanno rivoluzionando il modo in cui creiamo, consumiamo e condividiamo la musica che con le sue melodie continuerà a unire le persone e dare voce alle emozioni, utilizzando linguaggi universali. Ci saranno sempre giovani che, con una chitarra intorno a un falò intoneranno Baglioni, ci saranno anziani che su quelle note rivivranno ricordi.
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