In occasione del Giubileo 2025, la Chiesa promuove l’arte contemporanea nelle carceri. L’obiettivo è portare speranza ai detenuti, trasformando gli istituti penitenziari in luoghi di rinascita
In occasione dell’apertura dell’Anno Santo, il Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede annuncia il suo programma d’arte contemporanea. L’intento è mettere al centro della riflessione il rapporto tra ispirazione creativa e la Speranza, alla quale richiama Papa Francesco nella bolla d’indizione del Giubileo 2025, Spes non confundit. Il carcere è a volte considerato un luogo abbandonato dalla speranza, un luogo dis -sperato. Aprire ai valori della speranza significa, per chi è dentro, indicare una meta, riproporre un progetto di vita.
Rebibbia si illumina: un’opera d’arte per ricominciare
A Rebibbia, in occasione dell’apertura della seconda Porta Santa, Il Dicastero ha invitato l’artista Marinella Senatore a realizzare un progetto di arte partecipata. L’opera “Io contengo moltitudini”, una struttura verticale, alta circa 6 metri e dal diametro di 3 metri, composta da luminarie e elementi che riportano frasi in diverse lingue e dialetti. Tali frasi sono state scelte tra quelle scritte da detenuti della sezione maschile e femminile in seguito ad un workshop per circa 60 partecipanti, in cui l’artista e la curatrice hanno presentato il progetto, raccontando senso e obiettivi dell’installazione e introducendo il tema del Giubileo 2025, la Speranza. Resterà nel piazzale antistante la chiesa della Casa circondariale di Rebibbia, fino alla metà di febbraio, visibile a tutta la comunità dell’Istituto Penitenziario.
Il barocco incontra il contemporaneo
Nella descrizione dell’Autrice, Io contengo moltitudini è un’istallazione luminosa creata in collaborazione con la comunità di Rebibbia. Nella sua forma evoca le macchine usate nei fuochi d’artificio delle festività barocche romane. Le sue opere, afferma, sono innanzitutto esperienze condivise e trasformative, riflesso dell’impegno continuo nella partecipazione attiva. Le frasi selezionate, raccolte insieme ai membri della comunità, esprimono speranza e si intrecciano in una narrazione comune attraverso cui l’opera diventa un luogo di incontro e condivisione. Le luminarie, ispirate alle tradizioni popolari del Sud Italia e realizzate in collaborazione con artigiani locali, diventano architetture effimere che creano occasioni di incontro e partecipazione. La luce ha la capacità di trasformare un luogo in uno spazio speciale dove possano accadere cose speciali.
L’arte come chiave: le Porte della Speranza aprono le carceri alla società
Il linguaggio dell’arte accompagnerà durante il Giubileo i detenuti e le comunità delle carceri con un ulteriore progetto: Le porte della Speranza. In analogia con la porta artistica realizzata a Rebibbia, in diverse carceri in Italia e nel mondo saranno aperte alcune Porte della Speranza. Installazioni affidate ad altrettanti artisti di fama internazionale che in dialogo e in collaborazione con i detenuti realizzeranno queste opere da collocare fuori dai penitenziari, visibili in questo modo alla città e offerte non solo agli appassionati d’arte ma all’opinione pubblica. L’intento è ancora una volta quello di approfondire il dialogo tra la realtà del carcere e il mondo dell’arte contemporanea. La conversione dei cuori e dello sguardo, che la società ha sul carcere, da considerare sempre più come luogo di riabilitazione e non di punizione.
(in alto l’opera “Io contengo moltitudini” dell’artista Marinella Senatore)
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