Contro il Coronavirus, in Corea del Sud, è scesa in campo anche la tecnologia. Tra le buone pratiche per contenere l’epidemia segnalate dalla Technology Review del Massachusetts Institute of Technology di Boston, infatti, c’è stato e c’è tuttora un monitoraggio realizzato con una specifica App.
La soluzione sperimentata nel Paese asiatico ha qualcosa di geniale: il Ministero degli Interni e della Sicurezza coreano ha sviluppato “Corona 100m”, un’App per individuare e seguire i cittadini in quarantena. Proprio quando i dati sui nuovi contagi subivano un’impennata, l’App ha avuto un boom di download sugli smartphone dei sud-coreani.
La Corea del Sud non è l’unica ad aver impiegato in sinergia App e Big Data per localizzare aree o edifici dove si trovano persone contagiate: anche a Singapore, Hong Kong e Taiwan migliaia di persone in quarantena sono state monitorate per rilevare i sintomi e i loro percorsi sono stati tracciati con il Gps.
Grazie anche agli screening a tappeto, la Corea del Sud sembra aver raggiunto il controllo della situazione. Ma il Paese asiatico non è arrivato a queste soluzioni dal nulla, ha fatto tesoro della precedente esperienza avuta nel 2015 con la Mers, la sindrome respiratoria acuta del Medio Oriente. Ha quindi perfezionato il meccanismo con la successiva epidemia di Zika del 2016 e si è fatto trovare praticamente pronto allo scoppio dell’epidemia di Coronavirus anche se tra mille difficoltà.
L’approccio sud-coreano in molti Paesi occidentali ha destato perplessità e continua ad essere considerato una violazione della privacy. In realtà risponde all’eccezionalità dei tempi che stiamo vivendo e che hanno portato alla chiusura dei confini fra Paesi e alla reclusione in casa di intere popolazioni.
Anche in Italia, sebbene da poco tempo, si comincia a prendere coscienza che, proprio le misure di “rarefazione sociale” imposte dagli ultimi decreti e i tempi lunghi di isolamento, richiedono di mettere in campo strumenti tecnologici adatti.
Fra questi senza dubbio c’è la telemedicina, ancora poco diffusa nel nostro Paese, ma che questa epidemia potrebbe contribuire a sviluppare in futuro. Del resto, uno dei campi di applicazione privilegiati è proprio quello dell’assistenza ai non autosufficienti ed ai malati cronici (a chi cioè non si può spostare). L’argomento è stato sollevato persino dall’infettivologo Massimo Galli che ne ha sollecitato l’uso soprattutto per raggiungere le persone nelle loro case e rassicurarle, ma anche per evitare il sovraffollamento negli ospedali.
E proprio per venire incontro all’appello lanciato dai medici di famiglia in questi giorni la piattaforma Paginemediche, che connette medici e pazienti, ha lanciato la campagna #TiVideoVisito puntando a contrastare il Coronavirus, attraverso l’attivazione gratuita del servizio di Video Visita a tutti i medici che ne fanno richiesta. Non è tutto: sempre Su Paginemediche è stato attivato un servizio chatbot, cioè un software “intelligente”, per informazioni sul Coronavirus. Premendo il pulsante sulla home page si attiva la chat e si ricevono indicazioni su come comportarsi in caso di contagio sospetto.
Questo strumento è stato sviluppato con la supervisione di un medico di famiglia impegnato sul campo e sulla base delle linee guida del Ministero della Salute. Lo stanno utilizzando già oltre 35.000 pazienti come supporto al triage telefonico per valutare i casi che manifestano sintomi. Il chatbot è attivo anche sul sito della Regione Lombardia, dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia Autonoma di Trento.
Consulti gratuiti sul coronavirus sono disponibili anche sul sito davinci e su CITbot, l’intelligenza artificiale per le libertà dei cittadini promossa dall’Associazione Luca Coscioni che ha attivato due canali: il primo con informazioni generali sul virus, l’altro sulla gestione dello stress legato alla paura e al panico.
© Riproduzione riservata