In Cina è stato sviluppato uno smartphone che legge i comandi oculari per supportare chi convive con una disabilità motoria
Il marchio Honor, nato dopo la scissione da Huawei nel 2020, ha annunciato per la fine di agosto la distribuzione globale della nuova tecnologia di eye tracking già presentata in Cina nei mesi scorsi sul suo ultimo dispositivo Magic 6 Pro.
Cos’è l’eye tracking
L’eye tracking o oculometria è un processo che monitora i movimenti oculari per determinare dove un soggetto sta guardando, cosa sta guardando e per quanto tempo il suo sguardo si concentra su un determinato punto dello spazio. Il tracciamento dei movimenti oculari avviene attraverso appositi device, la rilevazione e interpretazione dei dati associabili è elaborata tramite software specialistici, usando tecniche differenti.
Uno smartphone che legge i comandi oculari come supporto alle disabilità
Il tracciamento oculare promette di diventare un valido supporto alle disabilità e ai disturbi motori. Le persone affette da Sla, ad esempio, avranno uno strumento in più per poter comunicare tramite il movimento degli occhi attraverso lo smartphone, con un sensibile miglioramento della qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari.
Un’alternativa per l’interazione
Il tracciamento oculare può diventare un’alternativa per l’interazione con lo smartphone, anche se per il momento consentirà solo di lanciare un’applicazione o aprire una notifica. Ma le prospettive future che si aprono sono ampie, dato che con la stessa tecnologia si possono persino creare opere artistiche, e si potrà puntare a delegare una serie di comandi e attività al suolo sguardo.
L’incognita della privacy
Accanto agli indubbi benefici di una tecnologia di questo tipo, si sollevano anche alcune perplessità sulla privacy, dovute al monitoraggio dello sguardo e alla possibilità di raccogliere dati sensibili. Insomma, se il lato positivo è l’estensione dell’accessibilità, quello negativo riguarda il controllo e la gestione dei dati, e il relativo consenso degli utenti.
C’è poi il tema del divario digitale, perché la tecnologia dell’eye tracking, nata per includere, potrebbe anche portare ad esclusione chi non può permettersi un dispositivo che la supporta.
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