Dall’Iliade a Mariupol. Passato e presente: due assedi che hanno segnato la storia dell’umanità. Una narrazione che non può prescindere da fenomeni bellici.
L’assedio per impedire l’approvvigionamento di cibo è un crimine di guerra riconosciuto dagli accordi internazionali come grave e odioso, perché ha come vittime soprattutto i civili. Eppure i fatti recenti della guerra in Ucraina ci dicono che continua a essere perpetrato e che le parole di Federico II durante l’assedio di Benevento del 1241 – contro la città fedele al papa Gregorio IX, che aveva scomunicato lo Svevo perché ritardava la partecipazione alla sesta Crociata e aveva scatenato contro di lui la “guerra delle chiavi” – sono tuttora attuali: «vogliamo che tutti inaridiscano dentro per lo squallore della fame, finché siano costretti, per l’asprezza dell’inedia e la privazione di altri beni, tutti indiscriminatamente a obbedire ai nostri comandi e mandati».
L’acciaieria Azovstal di Mariupol
A Mariupol, e all’acciaieria Azovstal, abbiamo assistito all’ultimo dei grandi assedi che hanno punteggiato la storia dell’umanità. Con tutte le strategie e le narrazioni, autentiche oppure più o meno fake, che hanno punteggiato quegli 82 giorni, conclusisi il 20 maggio scorso della resa definitiva (con l’aggiunta dell’assalto russo di fine luglio alla prigione di Olenivka dove erano racchiusi i combattenti ucraini del controverso battaglione Azov con 53 detenuti morti e 75 feriti). Una sorta di assedio medievale, con cunicoli e sotterranei per tempo riempiti di scorte, alleati di resistenti capaci persino di lanciare brevi sortite e di ripiegare strategicamente passo dopo passo, ma anche costretti a subire dei tradimenti, come quello di un elettricista che avrebbe fornito ai russi la mappa di quelle catacombe costruite in epoca sovietica.
L’imperatore sconfitto a Capua
Questa epopea, che verrà narrata con prospettive contrapposte nei libri di tutto il mondo, è solo l’ultima di una lunga serie che ha punteggiato la storia dell’umanità. La stessa Benevento aveva già subito un altro assedio nel 663 da parte dei bizantini guidati da Costante II, che voleva liberare l’Italia dai longobardi. In quell’occasione però la città si salvò, grazie all’eroismo di Sessualdo, figlio del re Grimoaldo, che, nonostante fosse prigioniero, spronò la città alla resistenza in attesa dell’arrivo dell’esercito paterno. Fu decapitato e la sua testa venne lanciata dentro le mura con una catapulta. Ma presto l’imperatore dovette togliere l’assedio per fronteggiare e venire sconfitto a Capua dai barbari, che proprio a seguito delle sofferenze della guerra con i bizantini passarono dall’idolatria al cattolicesimo, segnando il futuro della città.
Dall’Iliade a Mariupol: il poema che segna l’inizio della letteratura occidentale
La storia della guerra si accompagna da sempre a quella degli assedi, perché espugnare una città o una grande roccaforte significa molto spesso volgere a proprio favore le sorti di un conflitto, dato che sono sempre l’esito di una valutazione strategica sull’importanza del luogo da conquistare o difendere. Sono epici e scenografici, con un grande significato simbolico, poiché trasmettono immediatamente il senso di una sconfitta catastrofica oppure di una resistenza indomabile. Ne ricordiamo alcuni, sanguinosi e determinanti. A cominciare dal più mitico e iconico di tutti, quello che subì la città di Troia attorno al 1200 a.C., durato dieci anni e risolto con lo stratagemma del cavallo, come vuole l’Iliade, il poema che segna l’inizio della letteratura occidentale.
Quando i vietnamiti segnarono la fine del predominio coloniale europeo nel mondo
Cominciamo da Siracusa, dove, nel 212 a.C. il genio di Archimede tentò la difesa contro la potenza di Roma, da Cartagine, che non poteva non essere distrutta tra il 149 e il 146 a.C. E dal più grande trionfo di Giulio Cesare, che ad Alesia nel 52 a.C. decise l’annientamento della Gallia.
Svolte storiche determinarono l’assedio di Gerusalemme nel 70 d.C. con la distruzione della Città Santa e l’inizio della diaspora ebraica. E ancora con quello di Baghdad nel 1258 quando i mongoli rasero al suolo la più luminosa città mussulmana. Quello di Costantinopoli nel 1453, con la fine dell’impero romano d’Oriente e la nascita della potenza ottomana. L’assedio di Vienna nel 1529, che bloccò l’espansione turca verso l’Europa centrale, salvando la cristianità. Quello di Dien Bien Phu nel 1954, quando i vietnamiti segnarono la fine del predominio coloniale europeo nel mondo. L’assedio di Leningrado, la cui conclusione nel 1944 (con oltre 650mila civili morti, quasi tutti per fame) determinò le sorti della Seconda Guerra Mondiale. E quello di Kobane nel 2015, con i giovani curdi che ributtarono indietro la “marea nera” dello Stato Islamico.
Dall’Iliade a Mariupol: cambiamenti che però non mutano la violenza
Nei secoli, già tra l’8000 e il 4000 a.C. molti insediamenti neolitici vengono individuati come provvisti di difese permanenti. Significa la necessità di ripararsi da offensive esterne, l’evoluzione delle armi. Anche della tecnica ossidionale è stata seguita di pari passo da quella dell’ingegneria militare di difesa. In particolare ricordiamo le fortezze disegnate da grandi architetti, Antonio e Giuliano da Sangallo, tra gli ultimi decenni del ’400 e la metà del ’500. Questi progressivi cambiamenti però non hanno mutato per nulla la violenza e la sofferenza che gli assedi implicano per attaccanti e difensori.
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