Dall’impegno delle amministrazioni pubbliche al supporto del privato sociale con l’obiettivo di arginare il fenomeno e favorire l’inclusione.
“La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Recita così l’articolo 34 della Costituzione italiana, la legge fondamentale dello Stato: una bussola, dal 1948, per garantire il rispetto dei diritti e dei doveri di ogni cittadino. Eppure, soprattutto negli ultimi anni – e anche a seguito della pandemia – il tasso sulla dispersione scolastica e sull’abbandono continua a risultare molto alto. Sono i dati a dirlo. Save the Children, tra le più grandi organizzazioni internazionali indipendenti impegnate nella tutela dei diritti delle bambine e dei bambini, racconta che “Solo nel 2021, la povertà assoluta riguardava un milione e 382mila minori nel nostro Paese, il 14,2%, in crescita rispetto al 2020 (13,5%), una condizione che ha colpito più duramente proprio bambine, bambini e adolescenti […]. A causa del Covid-19, 876 mila bambini della scuola dell’infanzia hanno dovuto fare i conti con la discontinuità. Nelle province italiane più svantaggiate, solo il 5% dei bambini accede ad un asilo nido pubblico, rispetto al 24,5% di quelle con il più alto numero di studenti di livello socioeconomico elevato”. Un divario che si acuisce in maniera importante quando dal centro città l’interesse si sposta verso la periferia, spesso priva di servizi, di luoghi di aggregazione e anche di alternative per bambini e ragazzi che vivono un’età vulnerabile per antonomasia. È in queste maglie del tessuto sociale precario e – non di rado compromesso – che le organizzazioni criminali fanno incetta di nuove leve. Dunque, se da un lato è importante garantire il diritto all’istruzione, dall’altro lato è fondamentale che le scuole diventino presidi culturali e di legalità. Da Milano a Palermo, passando per Roma e Napoli, un viaggio nelle periferie delle grandi città italiane per raccontare gli strumenti che le scuole di ‘frontiera’ adoperano per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica che apre la strada – il più delle volte – a una carriera ‘facile’, lontana dal faro della responsabilità e del buon senso. Un concetto di inclusione, dunque, che passa anche attraverso l’integrazione.
Milano contrasta la dispersione scolastica
Il Comune di Milano da anni fa la sua parte per contrastare la dispersione scolastica e avviare processi di inclusione, soprattutto per bambini e ragazzi stranieri. Intendendo la dispersione scolastica come “effetto del disagio”, l’amministrazione ha attivato tre ambiti progettuali. Si tratta dei servizi: Cerco-Offro Scuola, Orientamento scolastico e Poli Start. Cerco-Offro Scuola è uno sportello di orientamento scolastico rivolto ai giovani stranieri di età compresa tra i 14 e i 21 anni, arrivati in Italia da massimo tre anni. Attraverso colloqui individuali fornisce accoglienza, consiglio orientativo e accompagnamento all’iscrizione scolastica. “L’obiettivo è arrivare a una scelta consapevole del percorso scolastico formativo con il coinvolgimento delle famiglie”, si legge sulla pagina del Comune. L’orientamento scolastico si rivolge agli studenti delle scuole secondarie, alle loro famiglie e ai docenti: per loro il Comune realizza interventi di formazione, aggiornamento e consulenza sull’orientamento scolastico. Poli Start comprende quattro poli territoriali in rete e ha l’obiettivo di promuovere l’accoglienza delle famiglie straniere.
Roma: le scuole di periferia diventano presidio culturale
Lontano dalle luci del centro, dalle sfarzose vetrine delle più importanti griffe e dall’imponenza del Colosseo, c’è una Roma che vanta un triste primato: quello di essere tra le piazze di spaccio più grandi del Paese. E in quelle stesse strade dove le vedette e i pusher incrementano il business della “mala vita” esistono scuole di frontiera. Le scuole di Tor Bella Monaca, di San Basilio ne sono un esempio virtuoso. Annarita Leobruni è assessora alla Scuola nel Municipio IV di Roma, un territorio di periferia. È lei a raccontare i progetti – anche comunali – introdotti per contrastare la dispersione scolastica e favorire l’inclusione, che prevedono l’apertura delle scuole anche di pomeriggio, di sera e nei week end. «Roma scuola aperta è un’iniziativa importantissima che ci ha aiutato a tenere aperti otto dei nostri istituti comprensivi, ubicati in zone dove la tendenza all’abbandono scolastico è molto forte, parliamo di San Basilio, Rebibbia, Pietralata, Casal Bruciato. In questi quartieri il tasso di dispersione scolastica è altissimo. Per contrastare questo fenomeno e supportare gli istituti con l’offerta formativa, stiamo tracciando – insieme alle scuole e alle realtà associative – linee guida per riconoscere le comunità educanti capaci di creare reti educative a sostegno dei ragazzi che concepiscono la scuola “solo” come luogo di istruzione. Le comunità educanti metteranno insieme esperienze fuori e dentro la scuola attraverso la rete». E ancora: «Da quest’anno abbiamo attuato una serie di progetti municipali a favore delle scuole e dei servizi educativi, con l’obiettivo di educare alle emozioni: viaggi di istruzione gratuiti, centri di aggregazione giovanile, attenzione alle materie stem (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica n.d.r.), centro famiglia per il sostegno alla genitorialità», aggiunge. E conclude: «Credo molto che la scuola salvi i bambini e i ragazzi, ma la scuola da sola non basta più. Sarà la rete che si crea tra istituzioni, scuole, servizi educativi e associazioni, a salvare i ragazzi portando la scuola “fuori dalla scuola”, invertendo quella tendenza che vuole la scuola “estranea” nella vita dei ragazzi provenienti da contesti più disagiati».
Direzione Napoli, passando per Scampia
Nell’elenco delle “scuole di trincea” figura sicuramente l’Istituto comprensivo di Scampia Ilaria Alpi-Carlo Levi. A dirigere la scuola di uno dei quartieri più difficili della periferia di Napoli è Rosalba Rotondo, arrivata alle luci della ribalta nazionale anche per essere stata insignita di un’importante onorificenza dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel 2019, è stata nominata Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nella motivazione, pubblicata sul sito del Quirinale, si legge: “In un territorio difficile, Rotondo è in prima linea nel contrasto alla devianza giovanile e nella fattiva costruzione di un percorso di reale inclusione sociale. La scuola è conosciuta per la sua esperienza di piani etno-didattici ed educativi per gli studenti Rom. È stata anche riconosciuta dalla Comunità europea e dal Consiglio d’Europa quale sede di una “Legal Clinic JustRom”, servizio legale volto a tutelare la popolazione Rom, ed in particolare le donne, in un’ottica di antidiscriminazione razziale”.
A Palermo entra in gioco anche il privato sociale
Come in molte città italiane, anche a Palermo il lavoro dell’amministrazione comunale è supportato dal privato sociale. Con l’utilizzo dei fondi del “5×1000” messi a disposizione dal Comune, l’Osservatorio contro la dispersione scolastica ha attivato una serie di progettualità per arginare il fenomeno. “Tutti a bordo per prendere il largo dalla dispersione scolastica” è una iniziativa attuata dall’associazione Lisca bianca: decine di bambini sono saliti a bordo di una storica barca a vela – ristrutturata coinvolgendo i minori del circuito penale (ex Malaspina), tossicodipendenti residenti in comunità di recupero, minori a rischio ed extracomunitari ospiti di case famiglia – per imparare i rudimenti della navigazione e i termini marinareschi, conoscere la costa palermitana, sviluppare sensibilità sui temi ambientali e partecipare ad un laboratorio di invito alla lettura. Tra gli altri progetti anche “Estate intorno al mondo, in viaggio verso i cinque continenti”; “Fuori la scuola…il bene comune”; “L’estate al centro”.
Il viaggio in alcune delle tante periferie dove si combatte la dispersione scolastica con pochi mezzi ma tanta volontà finisce qui, con la consapevolezza che, come disse Nelson Mandela, «L’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l’istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare presidente di una grande nazione».
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