Sono state il simbolo indiscusso della prima ondata. Si è calcolato infatti che il Covid abbia colpito fatalmente all’incirca l’8,5% degli anziani nelle RSA. Poi sono diventate il simbolo dell’isolamento, con le porte chiuse e i vetri in plexiglass, con le stanze degli abbracci a frapporsi tra gli assistiti e i loro cari.
RSA, da castelli assediati a castelli resilienti
Oggi la situazione si è abbastanza tranquillizzata, anche se non mancano, ogni giorno, casi di contagi fra anziani e sanitari.
L’ultimo grande focolaio è scoppiato, qualche giorno fa, in una RSA di Lecce. Dove 18 ospiti e 7 operatori sanitari sono stati trovati positivi. Tanta la paura, ma pochi, fortunatamente, i danni: erano tutti vaccinati e la maggior parte di loro è rimasta asintomatica. Solo in 4 hanno avuto bisogno di un ricovero. Un anno fa le cose sarebbero potute andare diversamente. Perché i senior contagiati che convivono con patologie pregresse senza immunizzazione rischiano la terapia intensiva nel 40-45% dei casi, mentre la percentuale scende (ma rimane alta) al 27% considerando coloro che potrebbero non sopravvivere.
Quello della struttura pugliese non è stato un caso isolato. Nel mese di settembre, infatti, ci sono stati piccoli focolai in alcune case per anziani in Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Calabria, Sicilia e Lazio. Ma l’immunizzazione di personale ed assistiti ha consentito di gestire il tutto. Una nuova conferma che la strada che si sta intraprendendo è quella giusta. Le RSA oggi vantano un tasso di vaccinazione pari al 99,66%. E questo, anche se non preclude in toto i contagi, protegge quasi sempre dai decessi. Anche se si tratta della variante Delta. L’uso degli anticorpi monoclonali, se si agisce in tempo, serve a limitare ulteriormente i sintomi gravi.
La metafora dei castelli
Sulla rivista Lancet, durante la prima ondata, lo psichiatra Diego De Leo aveva definito le RSA come dei “castelli assediati”. Oggi parla di “castelli resilienti, che si sono attrezzati grazie ai vaccini per rintuzzare gli attacchi”. Ma guai ad adagiarsi sugli allori. Perché stiamo andando verso la stagione fredda, ormai sono passati nove mesi dalle prime inoculazioni, ed arrivano i primi segnali di indebolimento della protezione immunitaria. Ecco allora che bisogna agire, in fretta, con la terza dose. É già iniziata la distribuzione per i soggetti fragili e a breve il richiamo anti-Covid sarà somministrato, al più presto, anche nelle RSA. É questione di tempo, si vocifera che arriverà nelle strutture a novembre, o al più a metà ottobre.
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