I cambiamenti sociali, tecnici, scientifici e pratici che stiamo vivendo hanno generato anche un nuovo vocabolario delle relazioni con gli altri, compresi gli affetti più cari.
Le hanno già definite “mutazioni genetiche”, quelle cui ci costringe il progressivo avvento della tecnologia nella nostra vita di tutti i giorni. Altri parlano di una sorta di “riprogettazione collettiva” cui stiamo andando incontro, che è cominciata nel mondo del lavoro e che sta invadendo la vita di tutti. Ormai i principi del life design impattano i percorsi non solo professionali delle persone. Arrivano a ridisegnare anche i sentimenti e il modo di esprimerli agli altri, a creare un nuovo vocabolario delle relazioni.
Riprogettare la propria vita
Se “la vita non ha molto senso se non c’è un appuntamento”, come cantava Davide De Marinis nel tormentone estivo del lontano 1999 Troppo bella, è proprio il come ci si approccia agli altri e le parole che definiscono un nuovo incontro che stanno continuamente mutando. Affrontare un momento di ripensamento della propria vita, “riprogettarla” nel breve e/o nel lungo periodo, scriverne un nuovo capitolo richiede parole nuove, attuali, contestualizzate al presente, alle realtà cui volge la propria attenzione la generazione Z, quella dei ventenni o poco più.
Il life design
“Come costruire una vita gioiosa e ben vissuta” era il sottotitolo di Designing your life, il saggio con cui, nel 2016, Bill Burnett e Dave Evans, docenti alla Stanford University, lanciarono il life design come metodo per migliorare la propria esistenza, riprogettandola nello stesso modo in cui si sviluppano nuovi prodotti e nuovi servizi. E se allora il focus era sulla carriera in ambito lavorativo, oggi la stessa prospettiva è allargata a tutta la vita, sia per quel che riguarda la sua durata (life-span) sia per il suo essere un’esperienza estesa in ogni direzione (life space), ampia e profonda.
Questo nuovo “sceneggiare” la vita può dunque arrivare anche in età avanzata, può essere una promessa e una sfida, può permettere di sbrogliare e ridistendere la propria rete di emozioni. E non può che essere basato su una comunicazione aperta e onesta, l’unica in grado di risolvere i conflitti in modo sano. Ma quali sono i termini che oggi indicano le varie possibilità di comunicare, di porsi in relazione, di aprirsi a un nuovo life design?
Dal rizz al wokefishing
Cominciamo da quella che l’Oxford English Dictionary ha “eletto” parola dell’anno, ovvero rizz. Significa “stile, fascino, capacità di attrarre” ed è l’abbreviazione di “carisma”. Fu lanciata nel 2022 dallo streamer Kai Cenat, a dimostrazione di come i social media accelerino i cambiamenti linguistici.
Un’altra parola che identifica ciò che spesso avviene, ovvero il conoscere amici e partner che abbiano le stesse convinzioni sia politiche che sull’educazione, il costume, la società è advodating, che unisce il sostenere una causa (advocate) e il darsi un appuntamento (dating). Spesso accompagnata – soprattutto tra i giovanissimi – da thunberging, quando la condivisione è sulle problematiche ecologiste. Oppure che può essere wokefhishing (evoluzione del fraudolento catfishing, che comporta il raggirare utenti in rete fino alla truffa), quando si imposta un incontro su idee che mettono in discussione lo status quo, ma in cui non si crede affatto.
Dal breadcrumbing al ghosting
Una situazione che invece vuole essere limitata e con prospettive a breve viene definita di breadcrumbing, di semplice “pane da sbriciolare”, che non è raro riceva come risposta, specie nelle relazioni sentimentali, il classico “astenersi perditempo”. Appena più aperta e disponibile è la situationship, che comunque non è ben definita e manca di coerenza, perché dettata da una situazione contingente. Definitiva invece la scelta di optare per il cobwebbing, il bruciare tutti i ponti, i contatti, i ricordi, i regali, con il passato, sia sentimentale, sia di amicizie o di quant’altro, per aprire un nuovo life design.
Il mettere subito tutte le carte in tavola, senza se e senza ma, senza accettare diminuzioni delle proprie aspettative e senza piegarsi alle forche caudine del compromesso è detto hardballing, che indica un “metodo forte, diretto e a volte sgradevole”. Mentre il contrario, ovvero l’interrompere tutti i contatti con qualcuno senza preavviso e senza lasciare adito a ripensamenti (come invece lascia intendere chi, dopo un distacco, fa orbiting, continuando a interagire sui social con like o commenti), anzi mettendo l’altro in condizione di dubitare della propria autostima, è un’azione di ghosting, da ghost, “fantasma”.
Ogni nuova relazione è un prototipo
Questa terminologia è in continua evoluzione, a seguito dei tentativi di scrittori, giornalisti, blogger, influencer, siti di incontri e di lifestyle, dei social più disparati, persino delle app di appuntamenti di coniare la parola che farà breccia e attirerà loro migliaia e migliaia di follower. Quello che conta in realtà è, detto con una bruttissima terminologia italiana, “la prototipazione continua del proprio percorso di incontro con l’altro”, attuando – come afferma Alessia Canfarini nel suo Fullgevity. La pienezza è la nuova longevità – “una metodologia creativa, iterativa ed esplorativa nella navigazione verso il cambiamento e nelle diverse transizioni personali e professionali nel corso della vita… Partire da noi stessi, identificando le nostre passioni, attitudini e capacità, per (ri)costruire un percorso di vita e professionale che sia in grado di includerle e valorizzarle”. E soprattutto ricordare sempre le tre R su cui devono basarsi le nuove relazioni. Respect ovvero rispettarsi l’un l’altro, revel cioè godersi la meraviglia del nuovo rapporto e reach out ossia tendere la mano con gentilezza ogni volta che se ne ha l’occasione.
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