In attesa di capire cosa ci aspetti da qui a qualche settimana, se un lockdown come quello appena trascorso o qualcosa di meno invasivo, forse è meglio farsi trovare preparati.
Nel corso di questi ultimi mesi, infatti, parole come e-learning, didattica a distanza, smart working, Internet of Things sono diventate di uso quotidiano. Questo ci fa capire quanto la tecnologia sia ormai parte integrante della quotidianità.
Cresce l’uso della rete, aumenta l’attività dei cyber criminali
Anche chi non voleva, alla fine, ha dovuto farsene una ragione. Così, tutti si sono “sporcati” le mani con quel po’ di tecnologia che gli consentisse di andare avanti. Naturalmente con tutti i pro e i contro di questa situazione. Sì, perché se da un parte è cresciuta l’intensità dell’attività informatica, dall’altra – in parallelo – sono andati aumentando i crimini in rete.
In questi mesi gli hacker hanno continuato a “sfornare” nuove tecniche di attacco. Lo scopo è sempre lo stesso: arrivare ai nostri dati sensibili per poi venderli sul Dark Web. Un’attività per loro molto redditizia.
Nel dubbio, meglio seguire cinque regole
Difficile stabilire per quanto tempo saremo ancora – del tutto o in parte – limitati nelle nostre abitazioni. Di sicuro, però, torneremo ad avere un rapporto più intenso con la tecnologia. Allora, per ridurre al minimo il rischio di incorrere in attività informatiche illegali, ecco cinque semplici regole:
- Non ci stancheremo mai di dirlo (e ridirlo): attenzione agli estranei, mai fidarsi. Questo insegnamento che abbiamo ricevuto sin da piccoli, può essere molto utile anche per la sicurezza in Rete. Quindi, non apriamo messaggi e non clicchiamo improvvidamente su link ricevuti da persone che non conosciamo. Da qualsiasi fonte vengano ovviamente: che si tratti di e-mail, messaggi Skype, Google Chat, etc.
- Attenzione a quello che dite su Social! È bene non raccontate per filo e per segno tutta la propria vita. In genere si tende a condividere passioni e bei momenti, ma è meglio non strafare. Cosa vuol dire? Vuol dire non condividere informazioni personali che potrebbero essere impiegate per dedurre password e domande di sicurezza. O che magari potrebbero indicare un luogo o far prevedere un comportamento.
- I fitness tracker sono una gran bella cosa, ma possono generare una pericolosa fuga di informazioni. Sono utili, pratici e ci aiutano a monitorare la nostra salute mentre facciamo attività fisica (e anche quando non la facciamo). Purtroppo però possono essere utilizzati per rubarci molte informazioni personali. Questi dispositivi infatti raccolgono una quantità notevole di dati personali e, nel nostro interesse, dobbiamo essere consapevoli di come questi siano utilizzati, archiviati e protetti dalle aziende.
- Dobbiamo avere un occhio di riguardo anche verso l’Internet of Things, cioè verso tutti quei dispositivi collegati in Rete (e sono sempre di più) che conservano i nostri dati. Parliamo di Smart Tv, Tv Box, Assistenti Vocali, etc. Se anche solo uno di questi non è sicuro, il rischio è di vedersi “sfilare” dati sensibili. L’intelligenza e l’integrazione di questi dispositivi migliora ogni giorno, ma perché siano affidabili è necessario scegliere brand conosciuti, applicare ogni patch di sicurezza disponibile e aggiornare le password di default.
- Proteggiamo il nostro smartphone, ma allo stesso tempo proteggiamoci da lui. Sì, perché le varie App – da quelle per fare shopping a quelle per conoscere il proprio saldo bancario e fare bonifici, da quelle che ci ricordano di prendere i medicinali a quelle ci consentono di prenotare un appuntamento con un medico -, possono accedere a molti dati. In questo caso è importante capire di quali “permessi” dispongano. Anche gli smartphone, infatti, sono vulnerabili agli attacchi.
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