Navigare in Rete e fare acquisti online fanno ormai parte del nostro quotidiano. Attenzione, però, ai criminali informatici e alle loro subdole strategie. La Polizia Postale consiglia prudenza.
Se le cosiddette truffe online e il losco quanto sempre più diffuso crimine informatico costituivano, già prima del Covid, un pericolo per società, imprese e singoli cittadini, ora si è passati ad un vero e proprio “allarme rosso”, con numeri aumentati esponenzialmente così come gli sforzi ed il lavoro delle forze dell’ordine per prevenire e reprimere un odioso fenomeno che viaggia e colpisce in maniera subdola e ingannevole. A porvi rimedio, da anni nel nostro Paese, sono gli specialisti e i tecnici della Polizia Postale, con mezzi sempre più sofisticati e al passo con la sfida che si evolve. Ne abbiamo parlato con Ivano Gabrielli, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Direttore, come inquadra il tema dell’e-commerce in un momento di grande diffusione di questa modalità di acquisto da parte di molti cittadini? Modalità amplificata al massimo dalle chiusure in tempo di Covid.
Il commercio elettronico è sicuramente il servizio con le maggiori prospettive di crescita tra quelli messi a disposizione su Internet. Questo fenomeno porterà a rivoluzionare le dinamiche economiche sia dal punto di vista delle imprese (a qualunque ramo appartengano) che dal lato del consumatore. Le reti, tradizionalmente utilizzate come mero veicolo per la trasmissione dei dati, diventano oggi un “mercato globale” nel quale è possibile scambiare ogni tipo di beni e servizi. Oltre alla possibilità di acquistare beni direttamente fruibili online (servizi informativi, software, dischi, libri), la Rete offre beni che vengono solo ordinati elettronicamente e necessitano, quindi, di un’attività di consegna successiva tramite i canali tradizionali. Il commercio elettronico rappresenta una nuova opportunità di business offerta agli utenti (produttori, commercianti, consumatori e banche) per ridurre i costi, migliorare la qualità di prodotti e servizi, nonché per diminuire i tempi di consegna, oltre ad offrire un servizio post-vendita di qualità.
Un settore, quindi, che ha grandi potenzialità. Ma dal punto di vista della sicurezza per il cittadino e per le imprese?
Agli indubbi vantaggi che il commercio elettronico porta alle imprese e ai consumatori, si accompagnano certamente nuove sfide e nuovi rischi per chi compra e per chi vende, dovuti anche alle dimensioni globali del fenomeno. C’è la necessità di creare sempre più fiducia e confidenza tra le parti in gioco, soprattutto per quanto riguarda l’identità dei soggetti, l’individuazione della sede del fornitore, l’integrità e la sicurezza dei messaggi scambiati, la protezione dei dati personali, la validità e l’efficacia del contratto stipulato per via telematica o informatica, la sicurezza nei pagamenti.
Quali consigli utili darebbe per gli acquisti online?
Innanzitutto partirei dal porre attenzione al feedback assegnato al venditore. È preferibile che sia alto. In caso di primo acquisto, soprattutto su siti non conosciuti o su negozi online di recente costituzione, occorre valutare la possibilità di pagamento con modalità di contrassegno. Poi è bene utilizzare il servizio di deposito a garanzia che permette all’acquirente di pagare una società che svolga il trasporto e, solo dopo l’avvenuta ricezione dell’oggetto, di autorizzare il pagamento al mittente. Il bonifico bancario è molto sicuro poiché si ha traccia di tutta la transazione. È necessario, però, recarsi presso la propria banca od ottenere un conto corrente online ed effettuare lo stesso tramite Internet.
Quali altre accortezze può suggerire per prevenire truffe?
Certamente le accortezze non sono mai abbastanza, ma vorrei citare ancora quella di chiedere sempre al venditore più dati possibili, così da avere una ragionevole certezza dell’identità della persona. Poi di verificare, tramite motore di ricerca, l’esistenza di segnalazioni da parte di altri utenti riguardanti il venditore o l’acquirente. Occorre inoltre diffidare di prodotti venduti a prezzi estremamente vantaggiosi ed è sempre consigliato acquistare e vendere nel territorio italiano, in quanto la tutela legale è completa. Aggiungerei, infine, di preferire l’utilizzo di carte prepagate che possono essere ricaricate in anticipo con la quantità di denaro da utilizzare, di dubitare di venditori che non forniscono utenze di telefoni fissi e di chi fornisce indirizzi ubicati presso caselle postali. In ultimo, occorre evitare di fornire, ove possibile, dati personali e diffidare da richieste di ulteriori dati oltre quelli già forniti.
I DATI DELLA POLIZIA POSTALE
I cosiddetti crimini informatici sembrano non conoscere limiti, tanto da porsi ormai come la vera (e più tecnologica) frontiera del malaffare. Uno degli ultimi episodi di cronaca, in ordine di tempo, risale al mese di marzo, quando la Polizia di Stato ha effettuato 25 perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati componenti di una banda criminale dedita alle truffe a danno di una società che opera attraverso una piattaforma di mediazione per i pagamenti online. In questo caso, l’attività investigativa svolta dal personale della Polizia Postale di Pescara, su delega della Procura della Repubblica dello stesso capoluogo abruzzese e con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, ha accertato che gli indagati avevano acquistato con conti incapienti merce online da numerosi venditori italiani ed esteri. I venditori ricevevano il pagamento dei beni, dato che gli acquisti avvenivano tramite la stessa società, ma quest’ultima subiva un danno economico di circa due milioni di euro poiché i conti correnti di riferimento erano privi di giacenza. Un modus operandi che ha consentito al gruppo criminale di acquistare orologi di lusso, preziosi, smartphone di ultima generazione, apparecchi per la casa fino a generi alimentari.
Ma questa forma di criminalità, spesso immateriale, non si è fermata neppure di fronte ad un dramma come quello della guerra in Ucraina. Sempre a fine marzo scorso, infatti, la Polizia Postale ha diramato l’allerta: «L’emergenza umanitaria sta generando una forte spinta di cittadini e associazioni ad effettuare donazioni e disponibilità di accoglienza in favore del popolo ucraino. Per questo motivo, e al fine di evitare che qualche malintenzionato possa giovare della beneficenza e della solidarietà dei cittadini e “intercettare” somme di denaro destinate a fini benefici, la Polizia Postale e delle Comunicazioni sta effettuando un’ampia attività di monitoraggio nel web», è stato assicurato facendo comprendere bene la portata dell’allerta ma anche dei rischi che corrono sulla rete.
Un’attività di monitoraggio, questa, sempre più necessaria come dimostrano i dati del 2021, anno in cui la Polizia Postale e delle Comunicazioni è stata impegnata “nel far fronte a continue sfide investigative con riferimento alle macro-aree di competenza”, in particolare negli ambiti della prevenzione e contrasto alla pedopornografia online, della protezione delle infrastrutture critiche di rilevanza nazionale, del “financial cybercrime” e di quelle relative alle minacce eversivo-terroristiche in rete, “riconducibili sia a forme di fondamentalismo religioso che a forme di estremismo politico ideologico, anche in contesti internazionali”, riferisce l’ultimo Rapporto della Postale reso pubblico agli inizi del nuovo anno.
Tra i reati maggiormente in crescita figurano quelli a sfondo economico, con i relativi tentativi di frode e truffa ai danni dei cittadini che, purtroppo, proprio nella rete trovano spesso un’inconsapevole alleata. Parliamo di fenomeni come quelli del phishing (tentativo di impadronirsi di dati e informazioni personali attraverso richieste via mail), smishing (tentativo di estorcere dati sensibili tramite sms) e vishing (tentativo di ottenere informazioni riservate tramite telefonate o messaggi vocali). Per quanto riguarda questi tre specifici reati si è rilevato un “sensibile aumento” dei casi trattati dalla Polizia Postale (+27%, per un totale di oltre 18.000 casi) riguardanti furti di credenziali per accesso ai sistemi di home banking, di numeri di carte di credito, di chiavi private di wallet di cryptovalute, a fronte dei quali sono state deferite all’autorità giudiziaria 781 persone.
Ma la vasta gamma dei reati informatici non si ferma certo qui. Basti pensare che il Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online, (C.N.C.P.O.), ad esempio, ha coordinato 5.515 complesse attività di indagine (+70% rispetto all’anno precedente) all’esito delle quali sono state eseguite oltre 1.400 perquisizioni (+ 87% rispetto all’anno precedente). Gli investigatori hanno fatto rilevare come si sia verificato un “significativo incremento” dei casi di sfruttamento sessuale dei minori e di adescamento online, che hanno portato all’esecuzione di 137 arresti (+98% circa rispetto al 2020), con 1.400 persone denunciate (+17% rispetto al 2020). Un incremento che sale addirittura al +127% per le persone arrestate e del +295% rispetto ai casi trattati, se si confrontano con i dati pre-pandemici del 2019.
Nel settore del “financial cybercrime”, invece – riferisce sempre il Rapporto della Polizia Postale -, nel 2021 si sono registrati ben 126 attacchi informatici ai sistemi finanziari di grandi e medie imprese, per un ammontare complessivo di oltre 36 milioni di euro “sottratti illecitamente mediante complesse frodi telematiche”, 17 milioni dei quali recuperati a seguito dell’attivazione tempestiva della Polizia Postale e delle Comunicazioni.
«Gli attacchi al mondo dell’impresa mediante il “social engineering” (insieme di tecniche utilizzate dai cybercriminali per estorcere i dati riservati degli utenti) risultano particolarmente condizionati dalla pandemia in corso – confermano i dati in mano alla Polizia -, soprattutto per l’utilizzo diffuso di sistemi di comunicazione per la gestione economica da remoto, conseguenti all’adozione su larga scala di processi di smart working».
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