Sabato 18 gennaio Cupla Reggio Emilia e Carer ETS hanno organizzato un incontro dal titolo “Parliamo di caregiver – chi si prende cura di una persona cara” a Reggio Emilia. L’occasione per non dimenticare mai chi si occupa di persone e parenti non autosufficienti. Un incontro con la politica e con la realtà di chi, ogni giorno, rappresenta un pezzo di welfare non sufficientemente riconosciuto.
In una grande sala, messa a diposizione da Cantina Albinea Canali e affollata da un’ampia platea, sabato 18 gennaio le associazioni che aderiscono al CUPLA (Coordinamento Unitario Pensionati del Lavoro Autonomo) di Reggio Emilia e CARER ETS, l’Associazione dei caregiver familiari, hanno organizzato l’incontro “Parliamo di caregiver – chi si prende cura di una persona cara”. Presenti anche Enti del volontariato e del Terzo settore, rappresentati dei Sindacati dei lavoratori, Rappresentanti e Operatori dei servizi sociali e sanitari del territorio, Amministratori locali.
Dalla parte dei caregiver familiari: i partecipanti all’evento CUPLA e CARER
Loredana Ligabue – promotrice e segretaria della Associazione del Caregiver Familiari CARER – ha coordinato l’evento a cui hanno partecipato Ilenia Malavasi (componente Commissione XII Camera dei Deputati); Lalla Golfarelli (presidente Carer); Stefania Ferretti (caregiver); Alberto Ravanello (direttore Attività Socio Sanitarie Ausl Reggio Emilia); Emanuele Cavallaro (coordinatore Anci Provinciale). A chiudere i lavori ci ha pensato Isabella Conti, assessora regionale con deleghe a Welfare, Terzo settore, Politiche per l’infanzia, Scuola.
Caregiver familiari: pilastri del welfare, ma con bisogni ancora insoddisfatti
Sin da subito nel suo saluto iniziale il presidente del CUPLA Reggio Emilia, Luigi Davoli, ha richiamato la legge di riforma della non autosufficienza e l’impegno delle associazioni aderenti ad una vigilanza attiva per la sua realizzazione. Il ruolo dei caregiver familiari nell’assistenza alle persone anziane fragili o non autosufficienti – ha sottolineato – è di straordinaria rilevanza. La stessa Loredana Ligabue ha illustrato i motivi per cui i caregiver familiari sono e saranno il cardine per un welfare sostenibile e centrato sulla domiciliarità. Serve quindi rispondere ai loro bisogni con politiche adeguate e in un contesto di acquisizione di diritti in ambito nazionale e regionale.
Per i caregiver serve una legge inclusiva
L’Onorevole Ilenia Malavasi, oggi impegnata al Parlamento per la definizione di un impianto normativo che riconosca i caregiver familiari nella pienezza del loro ruolo, ha collegato l’intervento sul caregiver al quadro della riforma per la non autosufficienza e agli inadeguati elementi attuativi varati dal Governo. Nel corso del suo intervento ha rivendicato l’esigenza di riconoscere una legge per i caregiver inclusiva. Una legge che prescinda dall’essere conviventi con la persona assistita, rapportata al carico assistenziale sostenuto e in relazione attiva con i servizi territoriali.
Oltre la cura: il post caregiving e il riconoscimento delle competenze acquisite
La presidente di CARER, Lalla Golfarelli, ha ricordato che ci sono bisogni unitari che riguardano la cura e che il ruolo del caregiver, ancora oggi a forte connotazione di genere, è essenziale per accompagnare la persona cara assistita ed evitare una istituzionalizzazione troppo precoce. In ambito nazionale servono alleanze socialmente e politicamente trasversali, come in ambito regionale si deve stanziare un Fondo adeguato per dare continuità e diffusione ai servizi e a agli interventi di sostegno al caregiver a partire da quelli positivamente sperimentati in questi anni in Emilia Romagna. Serve – ha concluso -sottolineare l’importanza del post caregiving e del riconoscimento delle competenze maturate nel periodo di cura.
Il racconto di chi il caregiver lo fa
Caregiver da vent’anni, Stefania Ferretti ha raccontato la sua storia personale e le difficoltà riscontrate per accedere ai servizi. Servono – ha detto – uno sportello dedicato, azioni formative per l’acquisizione di competenze per il prendersi cura, supporto per evitare l’uscita dal lavoro e contrasto, anche in termini di salute, ai pesanti sacrifici di vita familiare e perdita di rapporti sociali. Inoltre, serve una copertura assicurativa e contributiva.
Sindaco, università, ASL: insieme per i caregiver
Il direttore delle Attività Socio Sanitarie Ausl di Reggio Emilia, Alberto Ravanello, sulla base della sua esperienza ha sottolineato la necessità di dare aiuto a chi si prende cura, dando ascolto e informazioni, proponendo servizi interconnessi, flessibili, rispondenti a bisogni spesso urgenti e complessi, capaci di “andare verso le persone” (non di “prenderle in carico”), valorizzando altresì luoghi come ad es. la Casa della Comunità e l’apporto di tante antenne sociali presenti sul territorio.
Emanuele Cavallaro, responsabile provinciale ANCI Reggio Emilia, ha evidenziato come ad oggi sia il sindaco il vero sportello unico per i cittadini. Da qui che si deve partire, organizzare con senso pratico gli interventi, usare al meglio risorse che sono essenziali per rispondere a nuovi bisogni sociali. I caregiver sono infatti una parte essenziale di una riorganizzazione dei servizi adeguata alla società dell’invecchiamento.
Giovani Verzellesi, rettore dell’Università di Modena e Reggio ha portato l’esperienza di chi troppo giovane oggi è caregiver. Ha ricordato allora come il numero degli studenti universitari-caregiver stia crescendo. Come cresce la sensibilità delle Università nei loro confronti. Ha ricordato anche il sostegno al diritto allo studio, aiuti per i caregiver con più flessibilità e sostenibilità per i tempi degli esami, tutoraggio aggiuntivo e counseling psicologico.
Un futuro per i caregiver: l’impegno dell’Emilia Romagna
A concludere l’evento è stata la neo Assessora regionale al welfare, terzo settore, politiche per l’infanzia e scuola dell’Emilia Romagna, Isabella Cortellesi. Quest’ultima ha parlato di un nuovo umanesimo presente in questa idea di cura: si risponde a bisogni di cambiamento che sono profondi e che necessitano di scelte politiche adeguate. I dati rimarcano l’urgenza di intervenire con 1,5 milioni di over 65 nei prossimi anni in Emilia Romagna. I caregiver e gli anziani non autosufficienti sono circa 221.000. Le amministrazioni pubbliche – ha detto – non saranno in grado di garantire la dignità delle persone non autosufficienti senza un’azione congiunta con i caregiver e una riorganizzazione dei servizi.
Ma ha ricordato anche come un fondo caregiver sia essenziale per mettere in campo interventi. E per dare riconoscimento e sostegni che possono avere un effetto moltiplicatore in termini sociali. Da un lato abbiamo “famiglie caregiver” dall’altro il 53% delle famiglie è unifamiliare e quindi il rischio è invecchiare da soli. Il caregiver va quindi riconosciuto non solo in un legame familiare ma anche amicale e di relazione. Nel bilancio regionale prossimo – ha detto – ci sarà un grande investimento nella non autosufficienza, nei caregiver e nella legge sulla natalità. Si sta lavorando su formazione, supporto psicologico, prevenzione burn out, contributi previdenziali. Soprattutto si sta predisponendo una Piattaforma regionale del caregiver dove si possa avere accesso alle informazioni, a consulenze, facilitazione nelle comunicazioni con i servizi. Un modo per fare un importante passo in avanti verso una comunità nella quale, anche nel futuro, valga la pena vivere.
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