In Italia, circa il 26% della popolazione tra i 16 e i 74 anni non ha mai navigato in rete, a fronte di una media del 14% negli altri Paesi dell’Ocse. Si tratta di 10 milioni di cittadini che non utilizzano internet.
Questo è il dato di partenza fornito dalle stime dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico.
Ormai da anni, l’utilizzo consapevole della rete è indicato dall’Ue fra le 8 competenze chiave per vivere al meglio la cittadinanza dell’Unione (vedi box). La trasformazione digitale in Italia ha avuto un forte impulso con la nascita, nel 2016, del Team per la Trasformazione Digitale. Oggi ha persino un Ministero dedicato, quello dell’Innovazione, che ha da poco lanciato il progetto “Repubblica digitale”. Il problema in Italia non va affrontato solo sul fronte delle infrastrutture.
In questo campo sono stati avviati progetti che puntano a coprire le cosiddette “zone bianche” (quelle in cui la rete non arriva o arriva molto debole). Un settore su cui stanno lavorando Infratel (controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico) e Open Fiber (nata dall’impegno di Enel e Cassa Depositi e Prestiti).
Tuttavia, le vere ragioni del divario digitale sono altre. Per il capo del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri Luca Attias, bisogna combattere il divario digitale innanzitutto partendo dalla scuola. Come? Evitando, ad esempio, di affidare l’insegnamento delle competenze digitali al docente di italiano o a quello di matematica, ma inserendo figure esperte.
Inoltre, non bisogna lasciare indietro nessuno, anche chi a scuola non ci va più e non utilizza internet. E qui le strade sono due: da un lato, le iniziative di tipo “volontaristico”, che invoglino soprattutto i senior a usare certi servizi; dall’altro, occorre rendere obbligatorie certe pratiche online, magari in maniera graduale, com’è avvenuto di recente per la fatturazione elettronica.
Per Attias, bisogna superare il pregiudizio che sia impossibile insegnare le novità digitali alle fasce senior della popolazione e ricorda l’esperienza fatta in Corte dei Conti, quando alcune migliaia di computer dismessi nella Pubblica Amministrazione furono donati ai centri anziani del Paese. Ricorda Attias che «era impressionante quanto gli anziani imparassero rapidamente a utilizzarli, anche perché la tecnologia ha applicazioni quotidiane utilissime anche per loro, basti pensare alla possibilità di parlare con il medico o di vedere il parente che vive lontano».
Le 8 competenze chiave di cittadinanza dell’Unione Europea:
- Comunicazione nella madrelingua;
- Comunicazione nelle lingue straniere;
- Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
- Competenza digitale;
- Imparare ad imparare;
- Competenze sociali e civiche;
- Spirito di iniziativa e imprenditorialità;
- Consapevolezza ed espressione culturale.
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