La crisi delle edicole minaccia il diritto all’informazione, cancella posti di lavoro e intacca il settore delle attività commerciali di prossimità. Venticinque chioschi a rischio nel centro storico di Roma
La crisi del settore delle edicole in Italia è un fenomeno allarmante, come dimostrano i dati forniti da Snag Confcommercio. In soli sei anni, il 30% dei giornalai ha dovuto cessare la propria attività. Nel 2018, si contavano 15.243 edicole “pure”, mentre nel 2023 il numero è sceso a 10. 720. La diminuzione non è stata costante: tra il 2018 e il 2019 si è registrato un calo del 13%, seguito da una stabilizzazione al 5,6% negli anni successivi.
Le misure di sostegno per contrastare la crisi delle edicole
Le edicole rappresentano, nelle parole di Renato Russo, presidente di Snag Confcommercio, “una cerniera essenziale tra cittadini, territorio ed informazione”. Per contrastare la tendenza emorragica, il governo ha introdotto nuove misure di sostegno economico. Le più importanti: i “tax credit” (compensazioni dei debiti fiscali) e i “bonus edicola” (contributi una tantum). L’importo dei “tax credit” è variato tra 2.000 e 4.000 euro, mentre i “bonus edicola” sono stati di 500 euro nel 2020, 1.000 euro nel 2021 e 2.000 euro nel 2022
Aiuti insufficienti, la crisi delle edicole persiste nonostante i sostegni
Nonostante l’impegno nel fornire sostegno economico, il settore delle edicole continua a fronteggiare ostacoli significativi. La complessità nell’accesso ai contributi ha rappresentato un freno iniziale: prima del 2022, la scarsa familiarità dei commercialisti con gli incentivi ha limitato il numero di domande. Tuttavia, grazie all’opera di informazione delle associazioni di categoria, nel 2022 si è assistito a un incremento delle richieste, con una conseguente riduzione delle chiusure. Tale miglioramento, tuttavia, si è rivelato parziale e temporaneo.
Modelli regionali a confronto, tra tradizione e innovazione
Il panorama è variegato a livello regionale: nei piccoli comuni, le edicole tendono a diversificare la propria offerta, integrando la vendita di giornali con altre attività commerciali. Questo modello, diffuso in regioni come la Calabria, il Trentino-Alto Adige e la Valle d’Aosta, si rivela fondamentale per la sostenibilità economica. In altre regioni, come Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, si registra un equilibrio tra edicole tradizionali e chioschi polifunzionali. Nel Lazio, invece, le edicole “pure” hanno mantenuto una posizione dominante, sebbene il numero complessivo dei punti vendita sia in calo.
Quali sono le edicole a rischio
A Roma, il Piano del Commercio 2025 sta generando preoccupazione tra i gestori di edicole, specialmente nel centro storico. Venticinque chioschi storici, infatti, rischiano la chiusura a causa di nuove normative comunali che le rendono “non compatibili”. Questo significa che non potranno partecipare al bando Bolkenstein, che regola le concessioni commerciali su strada. Come noto, il “bando Bolkestein” si riferisce all’applicazione dell’omonima direttiva dell’Unione Europea, che riguarda i servizi nel mercato interno. Questa direttiva ha lo scopo di promuovere la libera concorrenza e la libera circolazione dei servizi tra gli Stati membri dell’UE.Tra le edicole colpite dalla crisi, quelle di Piazza Navona, Piazza Trilussa e Piazza Colonna. Il Piano, promosso dal I Municipio, mira a ottimizzare le attività commerciali su strada, ma potrebbe comportare la rimozione di punti vendita storici importanti per i residenti e i turisti.
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