Cresce il Misery Index nel nostro Paese. E forse non poteva essere diversamente. Sul banco degli imputati bisogna chiamare in causa la complessa situazione che stiamo affrontando da almeno un anno per via dell’emergenza sanitaria.
Il Misery Index – indice di sofferenza (o di infelicità) – è un parametro economico creato dall’economista statunitense Arthur Okun. È basato sulla somma di due tassi: inflazione e disoccupazione. Nel corso di gennaio 2021, secondo il Rapporto del Centro Europa Ricerche, quello delle famiglie italiane è cresciuto dello 0,7. Si è attestato infatti all’1,4 mentre a dicembre 2020 era allo 0,8.
Si avverte un certo peggioramento. L’andamento è legato all’aumento del tasso d’inflazione dello 0,6. A gennaio infatti si è attestato allo 0,4%, ma era a -0,2% nel mese precedente. Il tasso di disoccupazione, invece, secondo il Centro Europa Ricerche, data la mancanza del dato Istat, è stato ritenuto invariato rispetto a dicembre (9%). E anche rispetto alle medie annue, nel primo mese di quest’anno i valori del Misery Index sono maggiori rispetto alla media 2020 e inferiori rispetto a quella 2019.
Le previsioni per i prossimi due anni, il 2022 e 2023, secondo le ultime elaborazioni del Centro Europa Ricerche, non sono confortanti. Quello che si prospetta è un dato in crescita, purtroppo. L’aumento del tasso di disoccupazione – influenzato negativamente dalla crisi economica in atto – e del tasso di inflazione sono i due fattori che spingono questo andamento.
Un Misery Index in salita anche negli altri Paesi dell’Area euro
Ma anche all’interno dell’Area euro non sembrano passarsela bene. Se l’Italia piange, il resto d’Europa non ride. Anche qui i valori del Misery Index sono aumentati a gennaio 2021. Unico punto positivo è la stabilità del tasso di disoccupazione: qui è rimasto fisso all’8,1% sia a dicembre 2020 che a gennaio 2021. Il tasso d’inflazione però è aumentato di 1,2 punti. Ha toccato lo 0,9% a gennaio dopo che essere rimasto a -0,3% nel mese precedente.
L’indicatore del Misery Index è aumentato in Germania, Francia, Spagna. In particolare in Germania. Qui il tasso d’inflazione è cresciuto di 2 punti: a gennaio era all’1,6%, ma – attenzione! – era -0,6% nel mese precedente. Un notevole scatto, se non fosse che fortunatamente il tasso di disoccupazione è rimasto stabile: 4,6% sia a dicembre che a gennaio.
Anche in Francia è indiscutibilmente aumentato. Lo dimostra l’incremento di un decimo – quindi minimo – del tasso di disoccupazione (passato dal 7,8% di dicembre 2020 al 7,9% del mese successivo) e di 8 decimi di quello d’inflazione (era allo 0,0% a dicembre ed è salito allo 0,8% a gennaio).
Stessa situazione, come dicevamo per la Spagna. A gennaio 2021 è cresciuto il Misery Index con il tasso d’inflazione aumentato di 1 punto (0,4% a gennaio da -0,6% del mese precedente), mentre il tasso di disoccupazione è calato di 2 decimi (dal 16,2% di dicembre al 16,0% di gennaio).
Su un valore di Misery Index nell’Area euro pari a 0,760, è la Francia a mostrare un segno più moderato con 0,695. Seguono quindi la Germania (0,817), l’Italia (0,914) e la Spagna (1,073).
(Foto apertura: Filippo Carlot/Shutterstock.com)
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