Si chiama “CoviDiaries”, è un lavoro collettivo dei fotogiornalisti di Parallelozero che racconta l’emergenza sanitaria degli ultimi due anni. Attraverso l’esposizione di 60 fotografie si narra l’impatto sociale, le conseguenze economiche, il ritorno alla normalità e poi la fase della ripartenza, la campagna vaccinale. E di sfondo il tema, cruciale, delle trasformazioni: trasformazioni che la pandemia ha portato, inevitabilmente, nella nostra società e nelle nostre vite.
L’esposizione collettiva si trova presso le sale della Fabbrica del Vapore a Milano. Ha aperto i battenti il 29 gennaio fino al 25 febbraio, ingresso gratuito.
Organizzata da Fabbrica del Vapore, Associazione Fotografica e agenzia Parallelozero, la mostra ha avuto la collaborazione con il Comune di Milano e con il sostegno di Fondazione di Comunità Milano e di Vivisol – Sol Group.
Il momento di aprire la scatola della memoria
Voci, volti e avvenimenti avvenuti dopo il 9 marzo 2020 sono stati selezionati su diverse linee narrative. “Fin da subito Parallelozero ha sentito l’esigenza di realizzare una sorta di scatola della memoria, da aprire quando tutto questo sarebbe finito”, racconta Sergio Ramazzotti, giornalista, fotografo e cofondatore di Parallelozero. E oggi, che sono passati due anni, è tempo di bilanci.
“Benché non siamo ancora usciti dal tunnel – precisa Ramazzotti- , ci sembra il momento giusto di aprire quella scatola e vedere cosa contiene. È un atto simbolico, che ci auguriamo possa tenere vivi o riportare a galla i ricordi di un’esperienza collettiva durante la quale ci siamo scoperti capaci di cose che non sospettavamo e che ci hanno resi orgogliosi di essere cittadini del nostro Paese. Ed è anche un modo per rendere un tributo e, ci auguriamo, dare un senso alle troppe vittime del virus”.
“L’iniziativa CoviDiaries mette a disposizione della comunità, gratuitamente, un patrimonio fotografico che documenta due anni di pandemia e, insieme, racconta il sacrificio del personale sanitario, la solidarietà dei volontari e dei giovani, lo smarrimento per le seconde e le terze ondate”, spiega Filippo Petrolati, Direttore Fondazione di Comunità Milano. “Evidenzia emblematicamente l’impatto sulle fasce più fragili di cittadini. Ma è una mostra che guarda al futuro – aggiunge – alla ripresa possibile, per poter ridisegnare la comunità in una dimensione evolutiva”.
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