FOCUS di Anna Maria Melloni
Volevamo conoscere il sentiment degli italiani e dei nostro associati rispetto alle difficoltà vissute in questi ultimi mesi e comprendere quale fosse l’atteggiamento prevalente verso il futuro. Abbiamo quindi svolto un sondaggio, che segue quello pubblicato sul numero di maggio 2020, per cercare di far luce su alcuni aspetti che contraddistinguono questo tempo e sottolineare i differenti atteggiamenti delle persone in base all’età e al genere. La lettura dei dati offre molti spunti di riflessione.
Ancorati alla famiglia e ai suoi valori, con uno sguardo fiducioso rivolto al futuro, così appaiono i nostri associati dall’indagine L’emergenza Covid-19, primi sintomi di impatto sociale e prospettive nel nuovo periodo.
La capacità di rimanere ancorati alle cose essenziali, oggi, è necessaria, perché il presente ci impone una serie di vincoli a cui non possiamo ancora sottrarci, ma proprio per questo anche la capacità di guardare oltre le limitazioni del presente è più che mai vitale.
Che la famiglia sia l’ambito su cui investire nei prossimi anni, lo sostiene il 72,4% degli intervistati tra i 65 e gli 85 anni. Del resto, questa priorità è avvertita anche dalle generazioni più giovani, sebbene in misura minore. Ciò che colpisce è che solo a enorme distanza compaiono per gli over 65 altre necessità come il desiderio di investire per il benessere psicofisico (31,1%), per la comunità (25,3%) e la crescita personale (14,6%). Questi dati in parte rincuorano, perché allontanano lo spettro di un’anzianità sola ed emarginata, dall’altro offrono segnali da non trascurare. Lontani, speriamo, dalla sindrome della capanna, che porterebbe a desiderare di restare al sicuro nel proprio rifugio, sembra che la tendenza dei più anziani sia quella di esaurire le proprie necessità entro i confini degli affetti più stretti.
I nostri associati, pensando ai valori che fra qualche anno potranno assicurare la coesione sociale, vedono solo in misura ridotta il rapporto tra amici (17,1%), con la comunità (15,2%) e la salvaguardia dell’ambiente (12,4%).
Queste risposte, certamente condizionate dal periodo storico che ci ha imposto di modificare le nostre prospettive, ci sollecitano fin da ora a prepararci al rientro in quella vita fatta di scambi, relazioni, partecipazione che da sempre contraddistingue 50&Più. La straordinaria capacità di adattamento dimostrata fin dallo scorso anno al difficile momento, dovrà, appena le condizioni lo consentiranno, cedere il passo alla capacità di riadattamento a una comunità più allargata.
Il Covid ha trovato tutti impreparati. Ma quali sono adesso le prospettive? Attraverso un’indagine, 50&Più ha analizzato gli impatti sociali della pandemia e le aspettative di generazioni diverse rivolte al futuro
Era il mese di maggio quando sulla nostra rivista uscirono i risultati di un’importante indagine a cura del Centro Studi 50&Più. Si trattava di “I senior e il futuro durante l’emergenza Coronavirus”, uno studio condotto nelle primissime settimane di marzo che raccoglieva le impressioni e i pareri di 3.782 persone over 55. Inutile ricordare quanto fosse delicato il momento e quanto la situazione fosse incerta. Fare pronostici era quasi impossibile e insieme, giorno dopo giorno, scoprivamo gli andamenti della pandemia. Poi è arrivata l’estate, il bonus vacanze, quello dedicato alla mobilità, e anche le piccole e grandi libertà che hanno accompagnato le giornate afose di tutta la Penisola. Libertà che, forse, ci sono costate care. Mentre i ragazzi si riaffacciavano alle aule scolastiche da tempo rimaste vuote, abbiamo capito che non potevamo abbassare la guardia. La seconda ondata è arrivata nei primi giorni di ottobre con una portata che è andata aumentando di giorno in giorno e con lei sono tornate le restrizioni a noi tristemente note. E se le similitudini con i primi mesi dell’anno sono ancora forti, non si può negare che ci siano anche tante differenze. Se non altro legate allo spirito con cui stiamo affrontando gli sviluppi di questa pandemia.
50&Più ha deciso di scattare una fotografia accurata di come siamo cambiati nel 2020 con una seconda indagine che coinvolgesse associati e non. È nata così “L’emergenza Covid-19, primi sintomi di impatto sociale e prospettive nel nuovo periodo”, ricerca svolta da Format Research per conto di 50&Più. Uno studio che ha avuto l’obiettivo di rilevare e descrivere i sentimenti dei cittadini italiani e dei soci di 50&Più nei confronti delle difficoltà vissute durante la pandemia e delle prospettive per il futuro. Ad aver preso parte alla ricerca sono state 1.740 persone (di cui 705 associati) divise per tre fasce d’età: la prima tra i 18 e i 34 anni, la seconda tra i 35 e i 65 e l’ultima dai 65 agli 85 anni. Una ripartizione generazionale che ha prodotto risultati interessanti e inaspettati. Già alla prima domanda in merito alle aspettative sul futuro post-pandemia, infatti, si sono registrate differenze sia in termini di sesso che di provenienza e di età. Ma anche in termini di “appartenenza”. Nonostante più del 75% degli intervistati si sia detto fiducioso sul futuro del Paese, il 26,8% dei soci di 50&Più dichiara di aspettarsi un ritorno alla “normalità di sempre” al termine della pandemia, contro il 16,7% del campione totale. Mentre il 52% degli associati pensa si scoprirà una “nuova normalità”, contro il 60,4% del totale dei rispondenti (Figura 1). Uno scenario che, però, cambia a seconda della dimensione generazionale. Sia sulla platea complessiva che su quella dell’Associazione, infatti, la percentuale maggiore di chi si è detto fiducioso in un ritorno alla vecchia normalità è costituita dai giovani, mentre gli over 65 si sono dimostrati speranzosi di scoprire una nuova realtà in cui imparare a convivere con i cambiamenti sopraggiunti. A dichiarare di non vedere prospettive per il futuro, invece, è il 21,2% di soci e il 22,9% del totale, composti, in entrambi i casi, prevalentemente da donne.
La famiglia e i rapporti sociali
Ma quando si parla di futuro, tra gli aspetti che destano più apprensione ne troviamo uno che tocca tutti gli intervistati: il benessere della famiglia. Un elemento al primo posto per il totale degli intervistati (73,7%) che, però, sembra avere ancora più importanza per i soci 50&Più. Alla domanda “Ci sono aspetti che la preoccupano riguardo al proprio futuro?” (Figura 2) gli associati hanno indicato la famiglia nell’87,9% dei casi. Seguono la salute, le relazioni sociali, il lavoro e la vita sociale in sicurezza, sebbene con percentuali diverse per i due gruppi.
Se c’è una tendenza che emerge chiaramente da questi dati, in effetti, è la riscoperta delle relazioni e in particolare del ruolo centrale della famiglia. In un altro quesito relativo alle sfere su cui investire le proprie risorse in futuro, oltre il 71% degli intervistati e il 76% degli associati ha dichiarato di voler dedicare tempo e risorse al proprio nucleo familiare, mettendo al secondo posto benessere psicofisico, crescita personale e impegno per la comunità o per la politica (Figura 3). Il calore della famiglia è anche uno dei valori su cui tutti gli intervistati hanno dichiarato di voler investire nel prossimo futuro, ancor prima di tornare a viaggiare o a frequentare situazioni mondane. Sarà forse dovuto alla mancanza di chi ha avuto gli affetti lontani in questi mesi, o la riscoperta di chi si è trovato a dividere con i parenti le mura domestiche durante il lockdown. Tant’è che la famiglia, per gli italiani intervistati in questa indagine, è anche uno dei valori che potrebbe assicurare la coesione sociale tra i cittadini (Figura 4). Un vero e proprio punto focale su cui ripartire nei prossimi tre anni. Oltre a questo, però, gli intervistati hanno messo ai primi posti anche cultura, educazione e conoscenza, impegno nel lavoro, riscoperta del territorio e salvaguardia dell’ambiente. Una lista condivisa in parte anche dai soci di 50&Più che, tuttavia, hanno indicato anche la fede e il credo religioso e i rapporti tra amici.
La situazione economica e politica
Se i rapporti interpersonali e la rete sociale sono tra gli aspetti che più ci sono mancati nell’ultimo anno, non si può trascurare la sfera politico-economica del nostro Paese. Quando si chiede agli italiani di fare una previsione per i prossimi tre anni in merito alle sorti finanziare della Nazione, i dati parlano chiaro (Figura 5). Secondo il sondaggio di 50&Più, infatti, più del 70% degli abitanti vede l’Italia come un Paese fortemente impoverito e in cui la politica non sarà capace di ascoltare la voce dei cittadini. Tuttavia, sul piano economico, la popolazione tra i 65 e gli 85 anni dichiara di aspettarsi un Paese nuovo nei prossimi tre anni e con ottime prospettive per coloro che intendono investire ed innovare. Una visione condivisa dal 42% dei giovani tra i 18 e i 34 anni iscritti all’Associazione 50&Più, che si scontra con la visione più pessimistica del 75,7% dei coetanei non soci.
La forbice generazionale è presente anche sull’argomento politico, dove gli over 65 dichiarano di aspettarsi un Paese più attento alle esigenze dei cittadini nei prossimi tre anni, mentre i giovani affermano che la politica non sarà in grado di ascoltare la voce degli italiani. Una prospettiva condivisa anche dal 74,9% delle donne iscritte a 50&Più. Sono estremamente negativi anche i giudizi in merito alla capacità della politica odierna di fornire risposte rispetto alle esigenze dei cittadini. In maniera diffusa, infatti, gli intervistati hanno detto di non sentirsi soddisfatti dalle risposte delle istituzioni in merito a questioni come lavoro, infrastrutture, politiche per la sostenibilità, innovazione e sicurezza dei cittadini.
I redditi e le pensioni
Il tema del lavoro e delle retribuzioni torna anche alla domanda “Lei ha vissuto, durante il primo e secondo lockdown, una riduzione della propria attività lavorativa e del proprio reddito?” (Figura 6) a cui la maggior parte degli associati a 50&Più ha risposto con dati rincuoranti. Infatti, l’83,2% della popolazione di 50&Più (composto dal 10,4% di chi non ha subìto alcuna riduzione della propria attività lavorativa e il 72,8% di chi non si è visto ridurre la pensione) non ha affrontato problematiche simili. I dati, però, sono purtroppo più drastici se si considera l’intero gruppo di intervistati. Tra i lavoratori, infatti, il 30,7% ha subito una riduzione del lavoro o del reddito, mentre il 2,8% ha perso il lavoro. A riportare difficoltà economiche nell’ultimo anno, in effetti, è circa il 46,6% del campione totale. Di questa percentuale, circa 5 persone su 10 erano in difficoltà già da prima e la pandemia non ha fatto che aggravare questa condizione. Inoltre, 4 intervistati su 10 sostengono di aver riscontrato difficoltà dovute alla pandemia e solo 1 su 10 non ha vissuto una condizione economica critica. Tuttavia, ancora una volta la silver economy sembra essersi rivelata centrale. Circa il 50% dei pensionati intervistati ha supportato economicamente la propria famiglia in questi mesi (Figura 7). Un dato valido sia per associati che non. Il 15% ha dichiarato di aver ceduto abbastanza spesso una parte della pensione per sostenere i familiari in difficoltà. Ma se si chiede ai soci 50&Più di volgere lo sguardo al futuro per quanto riguarda le sorti economico-finanziarie del Paese, le loro risposte non mostrano aspettative di grandi cambiamenti in vista. Secondo il 54% degli intervistati, infatti, nei prossimi tre anni la situazione economica resterà invariata, con un picco del 68,5% per quanto riguarda i soci (Figura 8).
Tecnologie e isolamento sociale
Quando si parla di lockdown e di pandemia, è diventato impossibile non menzionare il digitale e le nuove tecnologie che ci hanno aiutato a rimanere “connessi”. Senza dimenticare, però, le difficoltà riscontrate da quelle fasce di popolazione colpite dal digital divide. Secondo i dati raccolti con il sondaggio di 50&Più, più del 57% dei cittadini intervistati non ha vissuto situazioni difficili legate all’utilizzo delle tecnologie digitali, ma il dato scende al 41% quando si tratta degli associati. Per confermare questo dato è stata posta la domanda “La necessità di utilizzare le tecnologie digitali durante i periodi di lockdown l’ha spinta a migliorare (intensificare) le proprie competenze informatiche?”, a cui oltre il 52% del totale e il 39% dei soci hanno risposto affermativamente. Una spinta sentita maggiormente al Sud, nelle Isole e nel Centro Italia per quanto riguarda gli associati a 50&Più. E anche se la tecnologia può aver aiutato, le difficoltà all’interno dell’ambiente domestico non sono mancate. I dati sulle problematiche “casalinghe”, infatti, sono state riportate dal 19% degli intervistati. In particolare, sembra che gli abitanti delle regioni a Nord Ovest e nel Centro Italia abbiano vissuto meglio questo aspetto rispetto a quelli del Nord Est.
In ultimo, più del 65% del totale ha vissuto una situazione di particolare “isolamento sociale”, mentre la percentuale scende al 57,7% per gli associati (Figura 10). Un dato interessante visto che la fascia tra i 35 e i 64 anni sembra aver riscontrato la problematica più delle altre generazioni. Questo potrebbe dipendere dalle particolari condizioni che caratterizzano questa fase di vita. È probabile, infatti, che in questo gruppo si ritrovino lavoratori con figli piccoli o adolescenti e persone che, nel frattempo, devono occuparsi dell’assistenza di genitori o parenti anziani. Una situazione già di per sé delicata che, durante il lockdown, ha dovuto fare i conti con la didattica a distanza e lo smart working in spazi casalinghi non sempre idonei, e l’impossibilità di prestare assistenza continuativa a causa delle restrizioni per prevenire il contagio.
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