Secondo l’ultimo report bimestrale, il 2022 pesa già un terzo dei contagi totali registrati da inizio pandemia, superando quindi il 2021. Gennaio e luglio i mesi record. Sette contagi su 10 sono fra lavoratrici e quasi 1 su 2 fra over 50, ma fortunatamente le vittime sono in netto calo. Infermieri e Nord-Ovest confermano un triste primato.
Il Covid-19 continua a circolare nei luoghi di lavoro. Circa un terzo dei contagi sul lavoro denunciati all’Inail dall’inizio della pandemia è avvenuto quest’anno. A segnalarlo è il nuovo report bimestrale dell’Istituto, pubblicato qualche giorno fa. Nel complesso, i contagi sul lavoro sfiorano quota 300mila.
Quasi 100mila casi nel 2022. Record a gennaio e luglio
Da gennaio ad agosto scorsi – spiega l’Inail – i contagi denunciati da lavoratrici e lavoratori sono stati 99.133. È soprattutto gennaio ad aver avuto un’incidenza negativa sul bilancio complessivo dell’anno: è il secondo mese per numero assoluto di contagi professionali, con 30.159 casi; secondo solo a novembre 2020, quando le denunce furono 40.837, ma davanti a marzo 2020 (28.701 denunce). Così, il 2022 arriva a pesare per il 33,4% sul totale delle infezioni che hanno avuto origine nei luoghi di lavoro dall’inizio della pandemia. Al primo posto resta il 2020, con oltre il 50% dei casi, mentre nel 2021 le segnalazioni sono state la metà di quelle già raccolte quest’anno (16,4% del totale).
Guardando a tutto il periodo pandemico, il numero dei contagi lavoro-correlati arriva a quota 296.806. Si tratta di un quinto del totale delle denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail da gennaio 2020 e dell’1,4% dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto Superiore di Sanità alla stessa data.
L’ultima ondata di contagi, lo scorso luglio, non ha risparmiato il lavoro. Rispetto all’ultimo monitoraggio, concluso il 30 giugno scorso, l’incremento è in fatti del 6,6% (+ 18.375 casi registrati, di cui ben 10.610 a luglio).
La notizia positiva: in netto calo le vittime
Ma c’è una notizia positiva: i casi mortali diminuiscono anche se dovuti a contagi professionali. I decessi rilevati al 31 agosto, infatti, sono 886, nove in più rispetto agli 877 di fine giugno. Di questi, 581 sono avvenuti nel 2020, 291 registrati nel 2021, 14 nei primi 8 mesi del 2022. Si passa da un’incidenza media di 1 decesso ogni 3 denunce nel 2020 a 1 ogni 11 denunce nel 2022.
Quasi 7 infezioni su 10 fra le lavoratrici, il 41,6% fra gli over 50
Sono le lavoratrici ad essere più esposte al virus (68,2%), anche se la mortalità è più alta fra gli uomini (82,8%).Inoltre, quasi 1 contagiato su 2 è over 50. L’età media dei lavoratori contagiati è di 46 anni per entrambi i sessi, ma è la fascia d’età 50-64 anni al primo posto con il 41,6% delle denunce, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,2%), under 35 anni (20,1%) e over 64 anni (2,1%). L’88,4% delle denunce sono di lavoratrici e lavoratori italiani; seguono, fra gli stranieri, i rumeni, con circa un’infezione su cinque (20,7%), i peruviani (12,3%), gli albanesi (7,9%), gli svizzeri (4,5%), i moldavi (4,4%) e gli ecuadoriani (4,0%).
Le professioni più colpite? Ancora quelle sanitarie. Al primo posto gli infermieri
L’analisi per professione condotta dall’Inail non riserva sorprese: i contagi restano prevalenti tra il personale sanitario, con la categoria dei tecnici della salute al primo posto (37,7% delle denunce, in tre casi su quattro di lavoratrici). Di questi contagi, ben l’82,3% sono di infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 16,0% (l’80,7% lavoratrici); i medici con il 9,4% (oltre la metà sono donne, più di un terzo medici internisti e generici). Poi ci sono gli operatori socio-assistenziali con il 5,4% (l’85,3% lavoratrici) e il personale non qualificato nei servizi sanitari con il 4,4% (il 72,7% delle denunce provengono da lavoratrici; circa l’80% sono di ausiliari, cui seguono portantini e barellieri).
Nel settore della sanità e dell’assistenza sociale l’incidenza dei casi tocca livelli molto vicini a quelli delle fasi acute della pandemia, dopo le riduzioni registrate tra febbraio e giugno 2021.
Fra le altre professioni più colpite, al secondo posto gli impiegati amministrativi (5,8%, i due terzi donne), poi gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta (2,3%, di cui più della metà donne). A seguire, con percentuali di contagi fra l’1 e il 2% e quasi sempre con una prevalenza della componente femminile: gli addetti ai servizi di pulizia; gli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro; i professori di scuola primaria; i conduttori di veicoli (unica categoria in cui prevalgono i contagi maschili, pari al 91,6%); gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia. In alcuni comparti produttivi, come per esempio il trasporto e magazzinaggio, nel 2022 l’incidenza dei contagi da Covid-19 è stata addirittura superiore a quella del 2020.
A livello territoriale il primato negativo resta a Nord-Ovest e Lombardia
Il 40,2% dei contagi sul lavoro da Covid-19 del 2022 è concentrato nel Nord-Ovest e soprattutto in Lombardia con il 23,4% dei casi. Seguono il Nord-Est con il 21,8% (spicca il Veneto al 10,7%), il Centro con il 16,9% (prevale il Lazio con l’8,3% dei casi), il Sud con il 14,8% (primato di macro-area alla Campania con il 7,4%) e le Isole con il 6,3% (Sicilia in testa con il 4,5%).
Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono quelle di Milano (9,6%), Roma (6,6%), Torino (6,5%), Napoli (4,6%), Genova (3,1%), Brescia (2,9%). Quest’ultima è però la provincia ad aver registrato il maggior numero di contagi professionali ad agosto, seguita da Roma e Genova. Gli incrementi percentuali più alti rispetto alla rilevazione di fine giugno sono stati invece registrati nelle province di Messina (+21,9%), Trapani (+19,6%), Latina (+18,2%), Salerno (+17,4%) e Caserta (+16,7%).
© Riproduzione riservata