Un anno difficile sta per concludersi, ma come hanno affrontato gli italiani fino ad ora l’emergenza sanitaria? Hanno seguito scrupolosamente le regole per proteggersi? La quasi totalità della popolazione tra i giovani e gli ultra65enni ha indossato la mascherina nei luoghi pubblici chiusi e sui mezzi di trasporto. Più di 8 anziani su 10, inoltre, hanno dichiarato che è disponibile a vaccinarsi contro Sars-Cov-2. Ma anche nella popolazione adulta la percentuale, seppur inferiore, è elevata (67%). La pandemia ha avuto un forte impatto sulle condizioni economiche e lavorative degli italiani. Una persona su tre, infatti, sostiene di aver visto peggiorare la propria condizione economica. Un dato che riguarda anche gli over 65.
Un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità
Quelli appena elencati sono i primi risultati di un’indagine realizzata da Passi d’Argento – il sistema di sorveglianza sanitaria per gli over 64 coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) – che, tra agosto e novembre, ha analizzato un campione di 2.700 intervistati.
«I risultati di questa survey – ha detto Silvio Brusaferro, presidente dell’ISS – mostrano un atteggiamento di responsabilità degli italiani che, nonostante i sacrifici, hanno sostanzialmente rispettato le misure con costanza ma anche con una prospettiva di fiducia nella scienza. I dati inoltre hanno un valore fondamentale poiché orientano sui bisogni di continuità socioassistenziale. In questi mesi di emergenza sanitaria, infatti, è necessario alzare il livello di attenzione sui bisogni legati alle conseguenze della “fatica pandemica” e questi dati sono importanti indicazioni soprattutto per la tutela dei più fragili».
La disponibilità a vaccinarsi contro il Sars-CoV-2
Complessivamente, il 67% degli intervistati 18-69enni ha dichiarato che sarebbe disposto a vaccinarsi. Metà ha risposto che lo farebbe “senza esitazione”, l’altra metà che lo farebbe “con molta probabilità”.
Fra gli ultrasessantacinquenni la disponibilità a vaccinarsi è decisamente più alta che nel resto della popolazione. L’84% ha dichiarato infatti che sarebbe disposto a farlo (il 57% “certamente”, il 28% “probabilmente”). Gli uomini si confermano più disponibili a farsi vaccinare rispetto alle donne: il 90% contro il 79%.
Sono dati che fanno immaginare una buona adesione della popolazione alla vaccinazione contro Sars-CoV-2. C’è tuttavia una quota non trascurabile di adulti che riferisce di non essere disponibile a vaccinarsi (33%). Bisogna sottolineare però che si tratta di dati raccolti, in gran parte, nelle settimane precedenti l’uscita delle notizie sui vaccini in produzione. Si spera, quindi, che la maggiore disponibilità di informazioni sulle loro caratteristiche ed efficacia, possa aumentare ulteriormente la propensione a vaccinarsi.
La pandemia e la rinuncia alle cure nell’anziano
I dati non sono incoraggianti e nel campione delle oltre 1.200 interviste realizzate fra gli ultrasessantacinquenni una quota rilevante, pari al 44%, ha dichiarato di aver rinunciato nei 12 mesi precedenti ad almeno una visita medica (o esame diagnostico) di cui avrebbe avuto bisogno. In particolare, il 28% ha dovuto rinunciarvi per sospensione del servizio, mentre il 16% lo ha fatto volontariamente per timore del contagio. La scelta di rinunciare volontariamente alla visita medica o all’esame diagnostico per timore del contagio è più frequente fra le donne (19% contro il 13% degli uomini) e fra le persone con un livello di istruzione maggiore.
Uso della mascherina, le donne più diligenti
La quasi totalità degli intervistati ha riferito di aver indossato “sempre” la mascherina sui mezzi pubblici e nei locali pubblici. Senza distinzione di età, genere o condizioni sociali, la stragrande maggioranza degli intervistati la indossa in queste circostanze.
Ma anche l’uso di questa all’aperto risulta elevato: hanno riferito di indossarla spesso/sempre all’aperto il 74% dei 18-69enni e l’84% degli ultrasessantacinquenni. Si intravede invece una differenza di genere: le donne sono più propense degli uomini all’uso della mascherina (78% contro il 69% fra gli adulti; 86% contro l’81% fra gli anziani).
Impatto sulle condizioni economiche e lavorative
Il 32% della popolazione tra i 18 e i 69 anni ha dichiarato che le proprie risorse economiche sono peggiorate per via della crisi dovuta al Covid. Tra i più giovani, ma soprattutto nelle età centrali – i 35/49enni, presumibilmente più rappresentativi di famiglie con figli piccoli – la quota di chi riferisce un peggioramento sale al 36%, mentre è del 28% fra i 50-69enni.
Un lavoratore su tre, inoltre, ha subito perdite economiche, mantenendo lo stesso lavoro ma con una ridotta retribuzione (28%) o perdendolo del tutto (4%). Durante il lockdown nazionale (marzo-aprile 2020), il 37% degli intervistati ha continuato a lavorare nella sede abituale, mentre il 33% ha lavorato in modalità smart working e, in particolare, il 18% in modo esclusivo; il 29% ha invece smesso di lavorare.
Anche fra gli ultrasessantacinquenni, una quota più bassa, ma non trascurabile (12%), ha riferito un peggioramento delle proprie disponibilità economiche per via della crisi legata alla pandemia.
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