A sette mesi dalle elezioni del Parlamento europeo, il suo ufficio tecnico – l’Eurobarometro – ha diffuso la nuova edizione del Parlemeter, un sondaggio annuale che stima la popolarità delle istituzioni europee tra i cittadini dell’Unione.
L’indagine è stata condotta a ottobre di quest’anno, intervistando 1.023 italiani over 15 su un totale di 27.607 cittadini nei 28 Paesi Ue.
Nel 2018 l’indicatore positivo sull’appartenenza del proprio Paese all’Ue raggiungeva il 62% degli intervistati (il livello più elevato dal 1989), mentre l’Italia era risultata penultima.
Nel 2019 la percentuale di intervistati europei che esprime lo stesso giudizio è scesa al 59% (-3%): quasi 6 europei su 10 sono favorevoli all’appartenenza del proprio Paese all’Ue. In Italia però la situazione è peggiorata e, nell’ultimo anno, siamo passati dal 42 al 37% (-5%).
Sotto esame è anche il rapporto con il Parlamento europeo, rispetto al quale gli abitanti del Continente con una visione positiva sono il 33% (+1%), quelli con un’opinione negativa il 19% (-2%) e neutra il 46% (+3% da settembre 2018).
Dal sondaggio emergono tutte le difficoltà di un’Unione divisa su questioni economiche, geopolitiche e ideologiche, con una moneta, una politica migratoria e una strategia a lungo termine messe sempre più in discussione.
I più ottimisti sul suo futuro? Sono in Irlanda e Lussemburgo: ben l’81%. I più pessimisti? Sono nel Regno Unito (42%). Intanto, però, il sostegno all’Ue è cresciuto in Francia di 6 punti (58%), in Grecia di 5 punti (47%), in Lettonia di 4 punti (59%).
Di segno opposto, invece, le opinioni registrate in Lituania (-8 %), Regno Unito (-7%), Polonia e Cipro (-5%). Nel Regno Unito, poi, circa 1 cittadino britannico su 3 (31%) considera l’appartenenza del Paese all’Ue come una circostanza né positiva né negativa (+11% rispetto a giugno 2019). Neutrali rispetto all’Ue sono anche la maggioranza dei cittadini di Italia, Repubblica Ceca e Slovacchia.
Quanto alle differenze d’età, i giovani sono i più entusiasti: lo è il 64% della fascia d’età fra i 15 e i 24 anni rispetto al 54% dei cittadini over 55. Questi ultimi risultano essere in calo del 6% rispetto al giugno scorso: un dato che dimostra – secondo l’indagine – come il favore di questa categoria, compresi in particolare la partecipazione elettorale e l’interesse generale, non possa essere dato per scontato.
Ovviamente il sondaggio include domande sui temi che i cittadini dell’Unione giudicano prioritari per il Parlamento europeo. Le risposte variano da Paese in Paese, ma riguardo a quelli che dovrebbero essere i valori europei da promuovere, la maggioranza degli intervistati sceglie il rispetto dei diritti umani nel mondo (48%), la libertà di parola (38%) e l’uguaglianza tra sessi (38%). Il clima è un’emergenza sempre più sentita ovunque.
Per gli italiani il tema prioritario di cui dovrebbe occuparsi il Parlamento è la disoccupazione giovanile e in generale l’occupazione (37%), poi vengono la lotta al cambiamento climatico e, a pari merito, le politiche di immigrazione e integrazione comune (25%). In quarta posizione troviamo la lotta alla povertà e all’esclusione sociale e ugualmente urgente è considerata la crescita economica (24%). Seguono la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata (20%).
Rispetto al tema ambientale, quasi 6 italiani su 10 (58%) pensano che le iniziative di protesta dei giovani degli ultimi mesi possano contribuire all’adozione di maggiori misure politiche non solo nel nostro Paese, ma anche in Europa (57%).
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