La memoria degli anziani dipende anche dalla grandezza dei neuroni collocati all’interno della corteccia entorinale. Lo dice uno studio condotto da un team di ricercatori americani. Gli scienziati spiegano che questo aspetto determina anche un accumulo inferiore di proteina tau.
“La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé”.
Quello che diceva Oscar Wilde sulla memoria nella seconda metà dell’Ottocento acquista oggi ancora più valore grazie a uno studio americano. La ricerca condotta da Tamar Gefen, della Northwestern University Feinberg School of Medicine in Illinois, dimostra che la grandezza dei neuroni può determinare le capacità mnemoniche. Vediamo nel dettaglio di cosa tratta lo studio pubblicato su The Journal of Neuroscience.
Memoria: comparati i cervelli degli over 80 e degli under 40
Il gruppo di ricercatori universitari ha analizzato il cervello di persone over80 con “super memoria” e lo ha comprato con quello di coetanei e persone più giovani. Emerge che gli anziani con capacità più sviluppate di memoria possiedono neuroni il 10% più grandi dei loro coetanei. Questi ultimi sono collocati in un’area del cervello denominata “corteccia entorinale”.
È stato analizzato il cervello di sei anziani con “super memoria” deceduti intorno ai 91 anni e anche quello di altri sei anziani con abilità mnemoniche nella norma scomparsi dopo gli 80 anni. Sono stati poi comparati con il cervello di un gruppo di 40enni. Dall’analisi è emerso che nella corteccia entorinale degli anziani dalla “super memoria” i neuroni sono il 10% più grandi di quelli dei coetanei ed il 5% più voluminosi di quelli dei 40enni.
Nel cervello meno proteina tau
Nel cervello degli anziani con “super memoria” è stato osservato un livello inferiore di accumulo di proteina tau, considerata un segno tipico dell’Alzheimer. “Sicuramente, gli anziani dalla capacità mnemonica super hanno diversi vantaggi a livello cerebrale. E quello del volume maggiore delle cellule nervose è solo uno dei tasselli che spiega le loro doti mnemoniche sopra la media”, concludono i ricercatori.
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