Le nostre abitudini possono contribuire a migliorare la salute del pianeta, a partire dalle piccole azioni che compiamo nel quotidiano: fare la spesa è una di queste. In occasione della Giornata indetta dall’Onu, una riflessione su quanto l’impegno della società civile, delle associazioni e dei legislatori sia importante
Viviamo in un’epoca di abbondanza paradossale. Se da un lato ci sono milioni di persone che soffrono la fame, dall’altro lato enormi quantità di cibo finiscono ogni giorno nella spazzatura: questa disparità è inaccettabile e richiede un’azione immediata da parte nostra, da parte dei governi, da parte di tutti coloro che hanno voce in capitolo.
Lo spreco alimentare è un fenomeno complesso, con radici profonde nelle nostre abitudini di consumo, nelle pratiche agricole e nella distribuzione. Produciamo più cibo di quanto ne occorra e una parte considerevole si perde lungo la filiera, dalle fattorie ai nostri piatti, come evidenziano i dati raccolti da Anna Costalunga in un articolo che troverete nelle pagine interne. Spesso, contribuiscono a questo sperpero date di scadenza troppo ravvicinate, confezioni eccessive, porzioni molto abbondanti e una scarsa educazione alimentare. Cause su cui si può e si deve intervenire partendo dalle nostre abitudini alimentari.
Ognuno di noi può fare qualcosa, anche stando seduto a tavola. Sono spesso le azioni piccole a fare la differenza come pianificare i pasti, conservarli correttamente, congelare gli avanzi e soprattutto smaltire i rifiuti correttamente fino a generare il compost, ricco di nutrienti e perfetto per fertilizzare il terreno. Anche i produttori di cibo possono diventare protagonisti in questa lotta agli sprechi. Possono, tanto per iniziare, ottimizzare le catene di produzione evitando consumi spropositati durante le lavorazioni delle materie prime, possono donare il cibo avanzato – pratica dall’alto valore sociale e ambientale -, possono investire nella ricerca e, da ultimo, ma non meno importante, possono educare i consumatori, informandoli sulle cause e le conseguenze dello spreco alimentare. Le nostre azioni e quelle dei produttori sono importanti, anzi importantissime, ma devono essere adeguatamente legittimate e a farlo devono essere i governi e le istituzioni tutte, a partire dalla scuola. L’educazione alimentare dovrebbe essere materia di studio già a partire dalle scuole materne per sensibilizzare le nuove generazioni su temi che, se non affrontati con la giusta misura, potrebbero diventare emergenze quando i bambini di oggi saranno adulti. I governi possono legiferare in merito e trovare strumenti utili a sanzionare gli eccessivi consumi e incentivare il risparmio del cibo e il riciclo dei rifiuti. È importante che la comunità tutta, composta da tanti protagonisti ognuno con un ruolo diverso, si ponga un obiettivo comune e lo faccia in maniera trasversale.
Bene ha fatto l’Organizzazione delle Nazioni Unite a promuovere giornate che abbiano al centro la lotta agli sprechi alimentari. In tutto il mondo sono due gli appuntamenti, uno a febbraio con la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, un altro a settembre, il 29, con la Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari. Non dimentichiamo mai che le nostre abitudini possono contribuire a salvare il pianeta e mai come ora, probabilmente, ce n’è davvero bisogno.
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