Durante i mesi di lockdown sono nate diverse iniziative di volontariato telefonico in tutta Italia. Perché anche conversare fa tornare il sorriso.
In Italia il 13% degli abitanti vive da solo. E fra questi la maggior parte sono da ricercarsi tra gli over, nella fascia 55/74 anni per il 16%, e nelle età successive per il 38%. Dai dati rilevati dall’Istat è facile capire come una fase difficile come quella attuale, fra lockdown e distanziamento, abbia un impatto potenzialmente più negativo fra chi non ha nessuno con cui condividere il suo tempo in casa, e si vede azzerate o comunque ridotte al minimo tutte le attività di socializzazione che prima portava avanti fuori dalle mura domestiche.
Negli ultimi mesi, per arginare la solitudine e costruire relazioni, anche a distanza, in diverse città italiane sono nati numerosi progetti che hanno coinvolto i senior.
A Bologna, ad esempio, è partita la campagna “Adotta un nonno”, curata dall’Ufficio Scuola della Curia e dalle Acli del territorio, per avviare un contatto telefonico fra i bambini e gli anziani. A Siniscola, in provincia di Nuoro, un gruppo di studentesse si è messo in rete con altri ragazzi di Mantova e Terni per allargare il progetto dei nonni al telefono e ridurre la distanza creata dalla pandemia.
L’obiettivo è farsi compagnia, supportarsi a vicenda e aprirsi alle vite degli altri: come emerge anche dall’esperienza dell’Istituto Comprensivo Cerotolo di Casalecchio di Reno, coordinato dalla professoressa Rita Rossi, che ha attivato insieme al Sindacato dei pensionati un servizio analogo, che parte dal volontariato telefonico e mette insieme le storie delle persone attraverso il confronto generazionale.
A Forte dei Marmi è nato “Sei forte nonno”, un servizio di volontariato telefonico che non coinvolge gli studenti delle scuole, ma volontari fra i trenta e i quarant’anni che hanno deciso di “adottare” un nonno over 70, per il momento al telefono, poi magari un domani anche dal vivo. L’iniziativa è un’idea della dottoressa Margherita Turio, specializzata in Psicologia clinica, che ha proposto il suo progetto all’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune. «Tutto è nato perché durante il primo lockdown ero a casa, ma volevo comunque essere utile – racconta a 50&Più Margherita Turio -, così ho contattato la dottoressa Simona Seveso, assessore alle Politiche Sociali, e ci siamo attivate. C’è stata una prima consegna dei nomi dei senior e parallelamente una ricerca dei volontari, poi li abbiamo associati fra loro. Il progetto ha avuto talmente successo che sta ancora andando avanti e ha contribuito all’instaurarsi di nuovi rapporti di amicizia».
Quante sono le persone coinvolte e che profilo hanno i volontari?
Abbiamo sentito una cinquantina di over 70 e nella prima fase hanno deciso di aderire in 12. Al momento i volontari selezionati sono 11, e alcuni di loro si sono messi in contatto con due persone, a seconda della cadenza delle telefonate. Tutto è nato attraverso la creazione di una pagina Facebook in cui ho raccolto le adesioni, scegliendo principalmente volontari della zona con l’obiettivo di organizzare un incontro dal vivo facilitato dalla prossimità geografica, quando questa situazione sarà risolta. Sono comunque arrivate disponibilità anche da altre regioni, persino da una ragazza italiana che vive in Francia ma che aveva letto dell’iniziativa e voleva partecipare. Per quanto riguarda il profilo dei volontari, si tratta in larga prevalenza di donne fra i trenta e i quarant’anni.
Come avete messo in contatto fra loro le persone?
A partire dalla lista che ci è stata fornita dal Comune di Forte dei Marmi, ho contattato personalmente tutti gli over per spiegare l’iniziativa e capire quale fosse l’interesse. Inoltre, a rispetto della tutela della privacy, ho sempre specificato che non avrebbero mai dovuto fornire i loro dati sensibili, dal cognome all’indirizzo di casa, e che i nostri volontari qualificati non gli avrebbero mai chiesto informazioni personali. In questo modo abbiamo preservato le persone e contribuito a far superare diffidenza e paura.
«Per noi il progetto della professoressa Turio è motivo di orgoglio – racconta a 50&Più Simona Seveso, assessore alle Politiche Sociali di Forte dei Marmi – perché in un momento triste come il lockdown, con l’azzeramento dei rapporti sociali dal vivo, ricevere una telefonata e avere uno scambio umano è fondamentale per non sentirsi soli e per avere un’alternativa più stimolante alla passività delle ore trascorse magari solo davanti alla Tv. Con i nostri senior abbiamo già tante iniziative in corso qui in comune, dalle gite ai pranzi sociali, ma in questo momento è stato tutto sospeso».
Prevedete di continuare il progetto?
I risultati sono evidenti tanto che il progetto non si è mai fermato. L’intenzione è quella di potenziarlo, contattando altre persone che potrebbero averne bisogno, e ampliare la rete di volontari. Oltre la salute fisica c’è anche quella mentale, non di minore importanza, e dobbiamo fare di tutto per tutelarla.
Padri e nonni: i contatti con figli e nipoti
In Italia il 60% degli anziani abita nello stesso Comune del figlio. In particolare il 20,9% vive con i figli, il 15,1% nello stesso caseggiato e il 25,8% entro un chilometro di distanza. Solo lo 0,9% ha figli che vivono all’estero, il 5% a più di 50 km. Gli anziani che vivono soli e non hanno figli sono l’8,9%. Tra quelli che vivono da soli e hanno figli, il 56,4% è abituato a vedere i figli giornalmente, più le donne che gli uomini (60,5% contro 43,4%). Fra le persone di 75 anni e oltre che vivono da sole, due su tre hanno almeno un nipote. Abitando nello stesso Comune, per il 74% di questi anziani la distanza abitativa con il nipote più vicino è decisamente contenuta e nel 40% dei casi i contatti sono settimanali.
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