Stereotipi e pregiudizi legati all’età condizionano l’accesso degli anziani alla sanità: 4 su 10 sono esclusi dalle cure migliori. Presentato il primo Manifesto, durante il congresso “Anti-ageism Alliance. A Global Geriatric Task Force for older adults’ care”: 15 azioni per superare lo stigma
Un’alleanza globale e un Manifesto, per contrastare stigma e pregiudizi legati all’età, a partire dall’ambito sanitario: sono i principali frutti del congresso “Anti-ageism Alliance. A Global Geriatric Task Force for older adults’ care”, che si è tenuto nei giorni scorsi a Firenze, organizzato dalla Fondazione Menarini, con il patrocinio della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e di molte altre società geriatriche internazionali. Presenti i maggiori esperti di tutto il mondo, che hanno espresso il proprio impegno contro le discriminazioni nelle cure degli anziani basate sull’età. Un impegno confluito e ufficializzato nella Carta di Firenze, il primo manifesto mondiale contro l’ageismo sanitario, presentato in occasione del Congresso.
Ancora radicati e diffusi sono infatti i pregiudizi e gli stereotipi legati all’età nell’assistenza sanitaria: anche in Italia, i dati dei registri nazionali documentano che fino al 40% degli over 85 con problemi di cuore è trattato in modo inadeguato. Nel mondo, 4 anziani su 10 sono esclusi dalle cure migliori e più appropriate. Le conseguenze gravano sulla salute psico-fisica degli over 65, aumentando il rischio di diabete, malattie cardiache, ictus e depressione e facendo crescere fino a quattro volte il pericolo di mortalità. Lo dimostra uno studio pubblicato su The Gerontologist dai ricercatori del New Jersey Institute for Successful Aging.
L’allarme dei geriatri: “Lo stigma accorcia la vita”
Così, dopo l’appello degli scienziati italiani per la crisi del servizio sanitario pubblico sottofinanziato, ora sono i geriatri a lanciare l’allarme sui bisogni di salute, soprattutto dei grandi anziani, su cui il Servizio Sanitario Nazionale non investe abbastanza risorse. Gli anziani sono infatti considerati “troppo vecchi e costosi” per ricevere le cure più avanzate, da cui trarrebbero i maggiori benefici. Colpa dell’ageismo, diffuso e radicato in tutto il mondo: secondo uno studio condotto su oltre 80 mila persone in 57 Paesi, pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, una persona su due ha pregiudizi basati sull’età che influenzano anche la sanità. Questo riduce l’accessibilità alle cure e l’appropriatezza dei trattamenti. Occorre quindi un forte cambio culturale, tanto più che, secondo l’OMS, entro il 2050 una persona su cinque nel mondo sarà over 60.
La Carta di Firenze
In questo contesto nasce appunto la Carta di Firenze, primo manifesto mondiale contro l’ageismo sanitario, messo a nudo e rafforzato anche dalla pandemia. Il documento è curato da Andrea Ungar ( Ordinario di Geriatria all’Università di Firenze, presidente del congresso e della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria) e da Luigi Ferrucci (Direttore Scientifico del National Institute on Aging di Baltimora) ed è stato messo a punto da un panel internazionale di esperti. Tra questi, Alana Officer (capo del dipartimento su Cambiamento demografico dell’OMS e responsabile della campagna dell’Healthy Ageing), Marlane Sally Krasovitsky (consulente della campagna globale contro l’ageismo sostenuta dall’OMS), Laura Fratiglioni (del Karolinska Institute di Stoccolma) e Mary Tinetti (dell’Università di Yale).
Il manifesto indica 12 azioni concrete per contrastare l’ageismo nell’assistenza sanitaria e migliorare la qualità di vita degli anziani. Tra queste, la formazione: il tema dell’invecchiamento deve diventare parte integrante del percorso formativo del personale sanitario e degli assistenti sociali. Il medico deve anche cercare una maggiore condivisione del percorso di cura con il paziente e con i suoi caregiver informandoli correttamente delle possibili alternative, ascoltando con attenzione le loro esperienze.
La Carta di Firenze è disponibile, per ora solo in lingua inglese, sull’European Geriatric Medicine e su The Journal of Gerontology.
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