Molte persone detenute hanno avuto più di un’esperienza di reclusione. Per prevenire il fenomeno ci sono progetti statali, regionali e privati che aprono le porte del carcere al lavoro, alla cultura, allo sport e all’intrattenimento. Da Nord a Sud comprese le Isole, i reclusi possono impegnarsi quotidianamente, valorizzare competenze e ambizioni e reinserirsi in società mentre scontano la pena
Ad aprile 2022 l’associazione Antigone – per i diritti e le garanzie del sistema penale – ha pubblicato il XVIII Rapporto sulle condizioni dei detenuti riferito al 2021. Solo il 38% stava scontando la sua prima pena; il restante 62% aveva già avuto un’esperienza di detenzione e tra questi il 18% anche più di cinque. Per ridurre il fenomeno della recidiva sono attivi numerosi progetti che permettono ai reclusi di impegnarsi nel lavoro e in attività culturali, sportive e di intrattenimento. Lavorare incide in modo determinante sul tasso di recidiva: a confermarlo è stato il consigliere CNEL, Gian Paolo Gualaccini, a dicembre 2022. Durante il convegno “Le dimensioni della dignità nel lavoro carcerario”, ha dichiarato che la recidiva tra i detenuti che lavorano è al 2%, per chi non ha un impiego sale al 70%.
Si può tracciare una mappa con alcune delle iniziative attive nelle carceri, partendo dal Piemonte. Per gli anni 2023/2026, con fondi europei la Regione ha attivato ‘Sportello lavoro carcere’, affinché esperti di politiche attive del lavoro realizzino un piano personalizzato che consideri esigenze e capacità del detenuto per individuare il lavoro più adeguato e attivare un tirocinio retribuito all’interno o all’esterno dell’istituto carcerario. Ci si sposta in Lombardia: a Milano e Bergamo è attivo il progetto ‘Cercare in carcere’. L’associazione Incontro e Presenza, che si occupa di accoglienza e integrazione dei carcerati milanesi dal 1986, cerca opportunità di lavoro per detenuti ed ex detenuti: espone alle imprese i vantaggi fiscali di queste assunzioni e spesso seleziona i candidati.
Le iniziative contro la recidiva non riguardano solo il lavoro: spostandosi alla Casa Circondariale di Lecco, Assocultura Confcommercio, con il progetto ‘Leggermente’, a giugno 2023 ha dato ai detenuti la possibilità di creare – e conservare – giochi da tavolo con il pedagogista Antonio Di Pietro. I giochi sono stati prodotti con materiale di riuso fornito dalla startup Piccola Sartoria Sociale. A proposito di socializzazione, dal 2018 alcune società affiliate alla F.I.R. – Federazione italiana Rugby – insegnano questo sport in varie carceri d’Italia, partecipando ai Campionati Federali ufficiali e ai tornei amatoriali. Considerato tale successo, la F.I.R. ha proposto ‘Arbitri oltre le sbarre’ per formare nuovi arbitri di rugby. Non solo giochi e sport, ma anche teatro: nella casa di reclusione di Volterra è attiva la Compagnia della Fortezza, guidata dal regista Armando Punzo, che da 35 anni mette in scena uno spettacolo durante il Festival Volterra Teatro, portato poi sui maggiori palchi. Ispirandosi a questa iniziativa, l’ACRI – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio – nel 2018 ha realizzato ‘Per aspera ad astra’, attivo in 15 carceri per promuovere il teatro e la formazione artistica professionale dei detenuti.
Nel Lazio, da marzo 2023, una detenuta del carcere di Viterbo lavora in un ristorante con un contratto di somministrazione. Ciò è stato possibile grazie al protocollo d’intesa tra Manpower – agenzia per il lavoro -, Human Age Institute, che supporta le persone nello sviluppo dei propri talenti, e Fondazione Severino, che aiuta soggetti svantaggiati. Le tre organizzazioni si sono unite per favorire l’inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro. Rimanendo nel Lazio, nella sezione femminile di Rebibbia, nel 2021 Linkem ha attivato il ‘Laboratorio Rework’: la società di telecomunicazioni ha assunto 12 detenute dopo averle formate come ‘addette alla rigenerazione di apparati elettronici’. Anche a Lecce Linkem ha assunto 10 reclusi e realizzato UNiO, innovativo sistema di video colloqui.
Sempre a Rebibbia nel 2022 è stato attivato un progetto inserito nel ‘Programma Lavoro Carcerario’, nato dalle intese tra il Ministero della Giustizia e il Dipartimento per la trasformazione digitale. Le carceri italiane aprono le porte a società di telecomunicazioni che, dopo un periodo di formazione, assumono detenuti. È successo con 7 reclusi a Rebibbia, che ora sono tecnici per le infrastrutture di rete in Italia, e 7 nel Carcere di Torino.
Il viaggio prosegue in provincia di Napoli, negli istituti di Poggioreale e Secondigliano: nel 2022 è stato attivato il progetto ‘Mai più dentro’, finanziato dal bando ‘E vado a lavorare’, promosso da Fondazione per il Sud. Con l’ausilio della Asl, 10 pazienti psichiatrici detenuti hanno preso parte a corsi di formazione per l’inserimento a tempo indeterminato in cooperative sociali. Lo stesso bando ha finanziato progetti anche in Calabria e in Sicilia. A Catanzaro, nella Casa Circondariale ‘Ugo Caridi’, 10 detenuti hanno partecipato al programma ‘Dolce lavoro’, conseguendo il titolo di ‘Operatore per la lavorazione e la commercializzazione dei prodotti della panificazione/pasticceria’ con cui lavoreranno nella cooperativa ‘Mani in libertà’ creata appositamente. A Palermo e a Siracusa c’è ‘Svolta all’Albergheria! Da Ballarò alle periferie per una comunità riparativa’, un programma di formazione e reinserimento lavorativo coordinato dalla Cooperativa Sociale Rigenerazioni Onlus.
In Sardegna, infine, nel 2021 gli artisti Giovanna Maria Boscani e Joe Perrino hanno realizzato il documentario ‘Per Grazia Non Ricevuta’. I due hanno visitato le carceri dell’Isola a bordo di un’apecar, resa un’installazione artistica itinerante dalle richieste di grazia dei detenuti. L’intento è stato dare spazio alle storie, ai desideri e alle ambizioni dei reclusi, facendole uscire dalle mura del carcere.
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