Rosa Conte. Laureata in Scienze Naturali ed in Scienze Biologiche ho insegnato presso le scuole Medie e Superiori. Ha studiato pianoforte presso il Conservatorio “Luigi Beccherini” di Lucca. Dal 2007 è la Coordinatrice della sezione lucchese di 50&Più Università. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta; nel 2020 ha vinto la Farfalla d’oro per la prosa e la Superfarfalla e nel 2021 la Libellula d’oro sempre per la prosa. Vive a Lucca.
Quando esco per andare in città oppure a camminare sulle nostre splendide Mura, passo sempre davanti alla villa dove abitava Antonietta , a pochi metri da casa mia.
Mi fermavo spesso a chiacchierare con lei, sempre gentile e riservata. Aveva un sorriso contagioso ed un’educazione di altri tempi, ma soprattutto curava un’ampia aiola traboccante di centinaia di fantastici mughetti. Immaginavo che su quel prato avesse riversato tutto l’amore per un figlio mai avuto.
“Antonietta, ma come fa ad avere dei mughetti così belli?”.
“E’ importante la posizione ombrosa dell’aiola, aggiungere un po’ di sabbia per drenare bene il terreno e stare attenti a non dar loro troppa acqua. Se vuole posso darle dei bulbi ad ottobre, che è il mese giusto per piantarli. Poi non q difficile, vengono praticamente da soli”.
Già, sembra facile, ma per una che ha il pollice nero, ogni tentativo verde è destinato a sicuro fallimento. Mi vengono bene le orchidee, che probabilmente sono molto resistenti e riescono a regalarmi le loro fioriture “nonostante” le mie cure, ma, ad esempio, sono capace di far fuori persino le piante grasse. Eppure ho due lauree “magna cum laude” in botanica…
Amo i fiori, ma devono essere vivi, legati alla madre Terra da cui traggono il nutrimento e la forza.
Il famoso mistico indiano Osho diceva “Se ami un fiore, non raccoglierlo perché se lo raccogli esso muore e cessa di essere ciò che amavi; se ami un fiore, lascialo vivere”. Nella mia casa non ci sono fiori freschi, non taglio mai le rose profumate del mio giardino e nemmeno le splendide camelie, preferisco vedere appassire i loro petali, ma sapere che hanno trascorso tutto il loro ciclo vitale senza l’insulto delle cesoie. Ovviamente, al pari delle orchidee, rose e camelie sono particolarmente robuste ed hanno imparato a fare a meno di me, sembra che siano dotate di un forte istinto di autoconservazione, al contrario del mio alberello di limone, che decisamente mi tiene il broncio offrendomi frutti piccoli e rachitici.
Antonietta fu di parola e mi regalò i bulbi in ottobre. Scelsi con cura una piccola area all’ombra dell’ortensia, ma purtroppo nell’aprile successivo non successe niente ed io fui molto delusa dai miei patetici tentativi.
E così, anno dopo anno, mi avvicinavo al cancello del giardino di Antonietta per respirare ad occhi chiusi l’essenza inebriante delle centinaia di rametti reclinati, colmi di timide campanule che riempivano i miei sensi di estasi.
Compravo profumi al mughetto, per cercare di sopperire alle mie scarsissime abilità e non chiesi più i bulbi ad Antonietta, che sicuramente avrebbe scosso la testa con compatimento.
Ho letto che il mughetto è considerato sinonimo di felicità che ritorna ed una leggenda narra che San Leonardo dovette lottare contro il demonio. Egli vinse, ma, nel duro combattimento, gocce del suo sangue caddero sul terreno e da queste nacquero bianchi campanellini.
Il primo maggio del 1561 Carlo IX introdusse la tradizione di offrire un rametto di mughetto come portafortuna e da allora quello stesso giorno è associato al fiore in diverse culture occidentali, in concomitanza con la Festa del Lavoro.
Ma torniamo alla nostra storia. Un brutto giorno d’inverno Antonietta morì, seguita a ruota da mia madre. Fui molto addolorata per questa concomitanza di eventi ed immaginai che fosse finito anche il tripudio dei mughetti. Fu quindi con grande meraviglia che nell’aprile successivo, passando come al solito davanti al giardino, mi giunse alle narici l’amato profumo. Il marito di Antonietta, forse per rendere omaggio alla moglie, si era preso cura dell’aiola e aveva fatto ripetere il miracolo. Lui non ha mai saputo quanto gli fossi grata di questa attenzione.
E così passarono gli anni ed altre meravigliose fioriture rallegrarono le mie primavere.
Alcuni mesi fa notai il cartello “Vendesi” appeso al cancello della villa e il mio primo pensiero fu: i nuovi proprietari sapranno prendersi cura della “mia” aiola? Come si sa, la speranza q l’ultima a morire, ma ogni mia illusione si spense miseramente notando lo stato di degrado in cui versava il bel giardino che Antonietta tanto amava. Pochi giorni fa ho incontrato il nuovo proprietario, che da sempre abita vicino alla villa, e gli ho chiesto dell’aiola di mughetti. Ingenuamente pensavo che anche lui fosse stato rapito da quell’incantevole profumo ed in qualche modo volesse perpetuare la magia. Lo stupore che lessi nei suoi occhi mi tolse ogni speranza.
Dalla mia finestra vedo i giardinieri che tagliano, potano e ripuliscono il giardino di Antonietta e mi assale la malinconia e la nostalgia.
Forse potrebbe essere l’occasione giusta per iniziare seriamente la cura degli adorati fiori, così fragili e delicati e magari l’amore potrebbe compiere il miracolo di poter custodire anche nel mio giardino un piccolo, tenero e fugace lembo di seduzione.
Mughetto fiore piccino
calice di enorme candore
sullo stelo esile
innocenza di bimbi gracile
sull’altalena del cielo.
(Giuseppe Ungaretti)